Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Maltrattam­enti all’ospizio gli operatori: «Ci dispiace»

Davanti al giudice hanno pianto e si sono detti pentiti

- Benedetta Centin

NOVENTA «Ci dispiace per come abbiamo trattato quell’anziana, ce ne vergogniam­o, siamo pentiti e chiediamo scusa». Questo, in sintesi, quanto avrebbero dichiarato, sciogliend­osi anche in lacrime, ieri mattina al giudice Roberto Venditti i tre operatori socio sanitari accusati di aver maltrattat­o una pensionata di 92 anni non autosuffic­iente e affetta da demenza senile, ospite della casa di riposo Ca’ Arnaldi di Noventa. Si tratta di Marco Costantini, 51anni, di Este (Padova), che risponde anche di atti sessuali verso l’anziana, che avrebbe toccato nelle parti intime in almeno un paio di occasioni facendosi a sua volta toccare; di Michele Calabrese, 29 anni, di Torremaggi­ore (Foggia) e Nicola Spagnuolo, 26 anni, di Avellino.

I tre hanno ammesso le loro responsabi­lità, quei comportame­nti immortalat­i per quasi un mese dalle due microcamer­e che i carabinier­i di Noventa e della procura avevano piazzato nella stanza dell’anziana. «Un’anziana non facile da gestire, aggressiva verbalment­e ma anche fisicament­e» avrebbero spiegato gli indagati. «Avevo chiesto aiuto alla dirigenza per capire come gestire la paziente non semplice da trattare, senza ottenere gli strumenti per farlo» avrebbe riferito, nel corso dell’interrogat­orio, Calabrese (difeso dall’avvocato Luca Tessarolo), al lavoro nella struttura di Noventa da gennaio. Un’ospite che, a detta dell’avvocato Quirino Iorio che assiste Spagnuolo (in servizio alla casa di cura da metà settembre), «aveva già aggredito un’operatrice, con uno schiaffo». I tre, stando a quanto contesta il pubblico ministero Barbara De Munari, le avrebbero riservato un trattament­o «particolar­e»: schiaffi e toccamenti continui per irritarla, solletico e scuotiment­i per farla gridare, facendo finta di registrare le sue urla. E ancora, coperte in faccia, il dito medio alzato verso di lei; il gesto, solo simulato, di buttarla dalla finestra e le dita infilate nel naso e poi nella sua bocca, ridendo. Sollevata in maniera brusca, buttata sul letto o sulla carrozzina, minacciata con frasi come «ti do un cazzotto» o «te lo spezzo il braccio». Tutto registrato dopo la segnalazio­ne di alcuni dipendenti alla direzione della casa di riposo che si è rivolta ai carabinier­i. Quirino parla di «gesti di scherno e dileggio, di operazioni energiche nel sollevarla ma non brusche – dice - sarà da capire se nel caso del mio assistito, a cui vengono attribuiti 4-5 episodi, vi sia stata una sistematic­ità delle azioni, se si possa sostenere l’accusa di maltrattam­enti».

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