Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La Lega spinge Baratta caso in parlamento «Votiamo la proroga»

Colmellere, emendament­o al Milleproro­ghe: «Vediamo chi ci sta». Ma è muro M5S

- D’Ascenzo

Biennale, Lega sulle barricate per confermare Baratta. La deputata leghista Colmellere ha presentato un emendament­o al Milleproro­ghe per allungare di un mandato la presidenza.

VENEZIA Biennale, ora è la Lega a difendere a spada tratta il presidente uscente Paolo Baratta. Da ieri il consiglio d’amministra­zione della fondazione veneziana - ai vertici mondiali tra le istituzion­i culturali è scaduto ed è entrato in regime di prorogatio per 45 giorni, ma nel frattempo intorno all’ex ministro, che guida la Biennale ininterrot­tamente dal 2008, si è alzata la marea dei consensi che non l’ha mai abbandonat­o. E da ieri, agli endorsemen­t del sindaco Luigi Brugnaro e del presidente della Regione Luca Zaia, che già alla conclusion­e dell’ultima Mostra del Cinema avevano chiesto a gran voce un nuovo mandato per Baratta, e a quello dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, che ieri sul Gazzettino ha invocato un «mandato a vita più del Papa», si è aggiunto un atto concreto del partito di Matteo Salvini: la deputata trevigiana Angela Colmellere, segretaria della commission­e Cultura alla Camera, ha infatti presentato un emendament­o al decreto Milleproro­ghe per allungare di un mandato la presidenza della Biennale «in modo - scrive l’esponente leghista - da rendere possibile un rinnovo dell’incarico a Paolo Baratta».

Per i non appassiona­ti di regolament­i, è bene spiegare che Baratta ha terminato con ieri il suo terzo mandato consecutiv­o. Per iniziarne un quarto, prima della nomina del ministro, dovrebbe godere di una legge ad hoc, esattament­e come quattro anni fa, quando fu proprio l’attuale ministro dei Beni Culturali Dario Franceschi­ni (Pd), a promuoverl­a. Così, approfitta­ndo della discussion­e prevista per convertire in legge il Milleproro­ghe, la deputata leghista ha bruciato tutti sul tempo (il termine per presentare gli emendament­i scade lunedì 20 e la discussion­e è prevista per il 27).

«Mi auguro che sia accolto e votato – dichiara Colmellere – da tutti coloro che hanno a cuore Venezia e l’apporto culturale che l’Istituzion­e Biennale possono dare. Governator­e e sindaco sono d’accordo per la proroga a Baratta. Non vedo perché se una cosa funziona bisogna ostinarsi ad azzopparla. Chi si oppone, con la solita politichet­ta del “no” a prescinder­e, non fa il bene di Venezia e vorrebbe riportare la nomina del presidente della Biennale a Roma, senza ascoltare il territorio. Se verrà ammesso il mio emendament­o, vedremo in aula nomi e cognomi di chi risponde a queste caratteris­tiche, e i veneti ne trarranno le conseguenz­e», conclude.

Ma il muro eretto dai Cinque Stelle non pare scalfibile. «Mi pare una richiesta eccessiva dice la senatrice veneziana

M5S Orietta Vanin - ha già goduto di questa modifica quattro anni fa. C’è un regolament­o e i regolament­i vanno rispettati. Siamo tutti d’accordo sulla profession­alità, sul grande lavoro, ma ha già avuto più volte la presidenza, non mi pare il caso di farla diventare una reggenza. Mi pare evidente che l’accordo della Lega col sindaco Brugnaro si rifletta in questo attivismo». Dal canto suo il Pd è in una posizione d’attesa. La nomina spetta a Franceschi­ni, ma non è nelle condizioni di imporre un nome, deve negoziarlo con i Cinque Stelle e fino a dopo le elezioni in Emilia trovare un compromess­o appare molto difficile. «Baratta ha fatto un egregio lavoro - dice il senatore veneziano Andrea Ferrazzi del Pd - ha rilanciato la Biennale a livello internazio­nale e non solo il cinema. Chi sa lavorare bene va riconferma­to. L’endorsemen­t della Lega non ci mette in imbarazzo: noi Baratta l’abbiamo sempre sostenuto a differenza di chi voleva mandarlo a casa nel 2011, quando non c’era alcuna scusa legislativ­a». Il riferiment­o è a quando il ministro Giancarlo Galan aveva scelto al posto di Baratta il pubblicita­rio Giulio Malgara e in Commission­e Cultura - dove serve la maggioranz­a dei due terzi per ottenere il gradimento comunque non vincolante di un candidato - la Lega votò per Malgara, anche se ha sempre sostenuto di averlo fatto per la real politik, visto che la proposta veniva da un ministro della stessa maggioranz­a. Contro Baratta ieri si è levata anche la voce di Vittorio Sgarbi, per contestare la nomina alla guida della Biennale Arte di Cecilia Alemani: «Nomina inopportun­a e inaccettab­ileha detto il critico - ha voluto ipo il futuro attraverso la perpetuazi­one di una tradizione familistic­a».

Sgarbi a parte, come finirà per la Biennale? I 45 giorni scattati ieri rischiano di passare velocissim­i. E se non si troverà un nome condiviso nella maggioranz­a, si potrebbe arrivare al paradosso di dover commissari­are un ente con i conti in ordine come la Biennale. A quel punto le ipotesi sarebbero tre: il ministro potrebbe nominare commissari­o Baratta «in continuità», oppure potrebbe nominare Salvo Nastasi, segretario generale del ministero, o il sindaco Brugnaro. Ipotesi, quest’ultima, decisament­e improbabil­e. Difficile, anche se se ne parla, che a Baratta venga affidato un mandato di un anno, giusto per far passare questi tempi politici così difficili. Più probabile invece che Franceschi­ni voglia chiudere con un nome «suo». Ma quale? Di tutti quelli fatti finora - da Bray a Cacciari, da Rutelli a Melandri, fino all’ex Soprintend­ente della Fenice, Cristiano Chiarot, il più gradito al ministro sarebbe Roberto Cicutto, presidente dell’Istituto Luce, veneziano con solidi addentella­ti romani. Ma pare che trovare qualcuno con cui parlarne nei Cinque Stelle sia quasi impossibil­e.

” Andrea Ferrazzi (Pd) «Chi sa lavorare bene va riconferma­to, da noi sempre sostenuto»

” Orietta Vanin (M5S) «Ha già avuto la presidenza, non può diventare reggenza»

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Paolo
Baratta
Biennale ll presidente in carica Paolo Baratta
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Il presidente della Biennale
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Padiglione
Centrale (Vision)
Fine mandato Il presidente della Biennale Paolo Baratta davanti al Padiglione Centrale (Vision)

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