Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il Pd incontra Lorenzoni ma l’accordo ancora non c’è
VENEZIA Intesa sul programma e sull’alleanza «larga» ma il nome del candidato ancora non c’è. Finisce in modo interlocutorio l’incontro tra il Pd e Coalizione civica per la scelta del frontman da contrapporre a Luca Zaia. Si va verso le primarie mentre a Roma continua il dialogo col M5s.
Avanti di questo passo toccherà fare le primarie. Perché se è vero che l’atteso incontro di ieri tra il Pd e Coalizione civica viene ricostruito da tutti come «cordiale», «positivo», «caratterizzato da ampie convergenze programmatiche» e insomma, «foriero di interessanti sviluppi», quanto al candidato da contrapporre a Luca Zaia siamo ancora in alto mare e i protagonisti restano fermi sulle posizioni o meglio, in attesa, come spesso capita dalle parti del Pd: di come finiranno le elezioni in Emilia Romagna, di capire che idea abbia Nicola Zingaretti circa questo nuovo partito annunciato ma non circostanziato, di prendere le giuste misure alle «sardine».
Intanto Zaia è già in campagna elettorale con la consueta, rodata strategia: un comunicato istituzionale al giorno sui risultati «dell’ottima amministrazione di questi cinque anni» (ieri gli immobili in vendita, l’altro ieri il software anti alluvioni, il giorno prima la sicurezza stradale, quello prima ancora il primo posto in sanità) quindi tsunami di manifesti e spot nei due mesi prima del voto, a inondare il Veneto. I dem, e con loro il centrosinistra tutto, partono in svantaggio: possono continuare a giocare in difesa?
La domanda aleggiava sul vertice di ieri in via Beato Pellegrino, presenti per il Pd il segretario Alessandro Bisato e gli altri membri della segreteria (Fracasso, Tonella, Camani, Bressa), e per Coalizione civica il candidato in pectore Arturo Lorenzoni con Carrai, Guarda, Brollo. Sul programma, si diceva, ci siamo: dalla sanità all’ambiente, dal lavoro alle infrastrutture, «le priorità coincidono al 90%» riferiscono i presenti. Ed anche sulle alleanze la visione è comune: massima apertura a tutte le forze politiche che non si riconoscono in Zaia e nel centrodestra a trazione leghista, nessuno escluso. Neppure il
Movimento Cinque Stelle con cui, a dispetto delle resistenze in Veneto, continua l’interlocuzione a Roma, protagonisti i sottosegretari Andrea Martella e Riccardo Fraccaro e il ministro Federico D’Incà. Determinante, in questo senso, sarà il voto in Emilia: se il Pd, grazie al patto di desistenza siglato con il M5s, dovesse riuscire a confermare Bonaccini, potrebbe confidare di chiudere l’accordo anche qui; viceversa, ognun per sé e Dio per tutti, e più che al Veneto ci sarà da capire se durerà il governo a Roma.
Quello su cui ancora non c’è intesa è il frontman. Coalizione civica, anche se ripete che «ciò che conta è il programma, solo il programma», l’ha già scelto ed è Lorenzoni, vicesindaco di Padova sponsorizzato da una parte del Pd della Città del Santo che vede nella sua dipartita per Venezia il modo migliore per neutralizzare ogni ambizione di correre da sindaco al prossimo giro, complicando la conferma dell’uscente Sergio Giordani. Nel Pd, invece, il vuoto decisionale sta facendo detonare le «schegge impazzite», come le definiscono in via Beato Pellegrino: la discesa in campo di Laura Puppato, l’immediata reazione di alcuni circoli del Trevigiano a sostegno di Andrea Zanoni, la raccolta firma a Padova per Claudio Sinigaglia. Stefano Fracasso, capogruppo del Pd in Regione che sta conducendo una battaglia d’orgoglio nel partito (ed è dato tra i possibili alfieri) anche ieri ha insistito sulla necessità che siano i dem a guidare la battaglia contro Zaia, senza accordarsi a Coalizione Civica di cui è in dubbio il radicamento lontano dalle città. Fracasso ha chiesto un incontro con tutti gli alleati entro una decina di giorni e l’organizzazione di una manifestazione comune dopo il voto in Emilia. Ma nel Pd si fa strada l’idea opposta, i cedere il passo a Lorenzoni, un po’ perché contro Zaia «si va a perdere» e un po’ perché in questo senso viene interpretata l’idea di Zingaretti di aprire il partito «al mondo fuori», «ai civici». Potrebbero i dem veneti prendere una direzione opposta a quella indicata dal segretario? Se così fosse non resterebbero, per l’appunto, che le primarie.