Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il Mose supera i test: «Funziona»
Il ministro De Micheli si sbilancia: «Adesso in caso di emergenza può essere alzato»
VENEZIA Il Mose ieri mattina si è sollevato. Il test è riuscito. Un’ora e mezza (invece di tre) per sollevare tutte insieme, per la prima volta, le 20 paratoie della schiera di Lido-San Nicolò. Tanto basta per far dire al ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli che di fronte a una nuova acqua alta eccezionale il Mose si potrà usare. Certo, grazie alle favorevoli condizioni del meteo e del mare, ma ieri è stata la giornata dell’ottimismo. E già la prossima settimana ci sarà un nuovo test a Chioggia – il 21 verrà alzata mezza schiera, il 22 l’altra metà – mentre quelle di San Nicolò risaliranno il 3 marzo. Soddisfatto il sindaco Brugnaro, che ha assistito ai test: «Bene, ma si operi in sicurezza».
VENEZIA «Trenta gradi... trentacinque... quaranta». Una dopo l’altra, a gruppi di cinque alla volta, sono salite tutte. Non c’erano il vento e l’onda della notte gelata del 3 dicembre a Malamocco, così ieri mattina è bastata un’ora e mezza (invece di tre) per sollevare tutte insieme, per la prima volta, le 20 paratoie della schiera di Lido-San Nicolò del Mose. «La prova è andata bene, se si ripresenterà l’emergenza potremo alzare le paratoie», ha commentato il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli. Soddisfatto anche il sindaco Luigi Brugnaro, che come un mese e mezzo fa ha assistito al test dal vivo con tutto il suo staff. «Nessun trionfalismo, ma è andata bene - ha dichiarato mancano ancora tante cose, ma dobbiamo finire con la massima urgenza l’opera»
Gli operai, coordinati dal responsabile della gestione dei sollevamenti Davide Sernaglia e dal direttore di cantiere Alessandro Soru di Comar, hanno iniziato le operazioni alle 7 e mezza: prima un controllo generale, poi hanno atteso le 8, cioè l’orario a partire da cui l’ordinanza della Capitaneria di Porto vietava il passaggio delle navi, e hanno avviato l’«essicazione», pompando l’aria nelle paratoie per togliere l’umidità. Alle 8.45 è iniziato il sollevamento, finito alle 10.15. Le dighe sono rimaste su per un paio d’ore e dopo mezzogiorno sono state abbassate tutte assieme in mezz’ora: non prima che un sommozzatore recuperasse gli accelerometri posizionati per registrare una serie di dati che saranno poi valutati. «Le avevamo settate per stare a un angolo di 40 gradi - spiega Sernaglia, ingegnere e fisico - non essendoci onda abbiamo dato una tolleranza di movimento di un paio di decimi di grado, rispetto al grado di Malamocco». E infatti le paratoie erano lì, piantate, senza muoversi se non in maniera quasi impercettibile.
Un test normale, dunque, legato anche alla manutenzione. Il piano prevede infatti che a regime il Mose sia movimentato ogni uno o due mesi, come un’auto che non può essere lasciata in garage. Ieri c’erano una trentina di persone in cantiere, metà nella control room sull’isola artificiale che divide in due la bocca di porto di Lido, dove c’era anche il provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone e un emissario del commissario «sblocca can
tieri» Elisabetta Spitz; metà nelle gallerie dove ci sono gli impianti e i tubi che pompano aria e acqua. «Non siamo ancora in grado di alzarle tutte assieme perché c’è un solo compressore - ha ribadito Zincone - L’obiettivo è iniziare la fase di avviamento a luglio e comprimerla il più possibile».
Spitz ha infatti promesso che tra sei mesi le paratoie si potranno alzare in emergenza – sebbene non sia ancora tutto finito – e il Consorzio Venezia Nuova sta lavorando a un nuovo cronoprogramma per farlo, ma solo in caso di acque alte eccezionali, come i 187 centimetri che il 12 novembre hanno causato mezzo miliardo di danni alla città. E proprio a questo si è riferita ieri il ministro De Micheli. «Dovranno decidere i tecnici commenta Brugnaro - Noi chiederemo che si usi il Mose nella massima sicurezza e nel rispetto di protocolli tecnici. I cittadini non vogliono più finire sott’acqua, se c’è un clima di concordia tra tutti gli enti i lavori potranno procedere più velocemente». Già la prossima settimana ci sarà un nuovo test a Chioggia – il 21 verrà alzata mezza schiera, il 22 l’altra metà – mentre quelle di San Nicolò risaliranno il 3 marzo. Ma soprattutto Chioggia diventerà il primo «campo di prova» delle barriere in condizioni meteo difficili, con vento, onde e acqua alta. Si partirà a breve, tanto che il Consorzio ha chiesto alla Capitaneria una sorta di autorizzazione permanente fino ad aprile ad alzarle, anche se per ora si parla di sole 4 paratoie, quelle più esterne proprio verso la città. Tra l’altro a Chioggia a breve i compressori cablati saliranno a 4, quindi tutti quelli previsti dal progetto (ce ne sono poi altri due di riserva) e quindi anche il sollevamento sarà più veloce.
Brugnaro ne ha approfittato per parlare anche del Porto e dell’addio della linea diretta cinese a causa dell’incertezza sullo scavo dei canali, in primis quello dei Petroli. «Sono arrabbiatissimo e protesterò con i lavoratori e le imprese spiega - Non accetteremo mai che il Porto di Venezia venga declassato. Noi vogliamo competere, ma non possiamo farlo con le pietre in tasca. C’è un falso ambientalismo, il partito del no che blocca tutto, compreso lo scavo dei canali, e spaventa la gente. Dobbiamo dire a tutti di non credere a questa gente».