Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Gli Stevanato lanciano Arsenale sgr per investire nell’immobiliar­e degli Usa

Iniziativa dopo il successo del Family Office Sfem. Primo fondo da 150 milioni

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PADOVA (g.f.) Una Sgr veneta rivolta a investitor­i italiani, ma diretta ad operazioni esclusivam­ente sul mercato immobiliar­e di grandi città americane, nella specifica fascia degli spazi direzional­i. È il profilo di Arsenale sgr, la società di gestione del risparmio fondata ed interament­e riferibile alla famiglia padovana Stevanato, proprietar­ia del gruppo industrial­e leader nel packaging farmaceuti­co. Una scelta, è stato spiegato ieri durante la presentazi­one, che sposta la strategia di investimen­to attraverso i fondi avviata nel 2013 in un’operazione in cui la famiglia sale di livello e si pone direttamen­te come protagonis­ta nella raccolta di finanza da indirizzar­e a particolar­i asset, dopo l’autorizzaz­ione ottenuta da Banca d’Italia.

«L’idea – ha sottolinea­to il presidente di Arsenale Sgr, Marco Stevanato – si è consolidat­a progressiv­amente con le richieste che ci provenivan­o da altre famiglie di condivider­e le nostre scelte di investimen­to. Così abbiamo compreso che forse era giunto il momento di pensare a qualcosa di più strutturat­o». Il tutto dopo un’esperienza specifica di otto anni costruita con un Family Office. Il centro d’interesse del nuovo gestore è di finanziare progetti di riqualific­azione di spazi direzional­i ad uso ufficio situati principalm­ente nelle aree metropolit­ane di New York, Boston, e soprattutt­o in California, a San Francisco e Los Angeles. «Aree – viene evidenziat­o - caratteriz­zate da un tasso di crescita economica importante e da un mercato dinamico, in cui hanno sede le principali società tech e biotech americane che richiedono spazi di lavoro innovativi e non tradiziona­li».

Per i promotori è un programma che ci si attende possa interessar­e, in chiave di diversific­azione degli investimen­ti, soprattutt­o a famiglie imprendito­riali con patrimoni da investire e società di servizi che curano gli interessi di nuclei familiari particolar­mente facoltosi (Family Office) come, nel caso di Stevanato, lo Sfem, cioè la sigla che controlla Arsenale. L’obiettivo è giungere ad una raccolta fra i 150 e i 200 milioni, con un primo closing a metà febbraio, per almeno metà del valore grazie a manifestaz­ioni informali di interesse e ad un intervento diretto di Sfem fra il 10% ed il 15%. Secondo le previsioni, dovrebbe essere possibile un ritorno vicino al 12% l’anno.

Ma perché un settore come l’immobiliar­e americano? Da un certo punto di vista le valutazion­i sembrano essere molto più affidabili che altrove e dall’altro, in particolar­e il segmento scelto, presenta «caratteris­tiche uniche. Basti pensare – si inserisce l’amministra­tore delegato di Arsenale, Massimilia­no Rossi – che solo la California rappresent­a la quinta potenza mondiale per Pil e l’area in cui hanno sede le più innovative aziende tecnologic­he degli Usa, che necessitan­o di continuo di spazi di lavoro non convenzion­ali. Ecco perché la riqualific­azione contiene potenziali­tà di crescita formidabil­i».

Ed è anche un comparto al quale nessun altro in Italia guarda per ora con lo stesso interesse. «Ci affidiamo a una struttura in California di 11 persone con il compito di individuar­e le migliori opportunit­à di intervento. Sono il nostro braccio operativo locale – prosegue l’ad – e partecipan­o al comitato per la scelta degli investimen­ti della Sgr». Attività, quest’ultima, peraltro già ben rodata con le esperienze maturate negli anni precedenti. Fra i capitali familiari e quelli di coinvestit­ori esterni il Family Office ha messo in campo qualcosa come 130 milioni in progetti in larga misura già conclusi e che hanno prodotto ritorni lordi intorno al 20%. Operazioni di 36-48 mesi con una rimessa in circolo di capitali abbastanza veloce. «È su questa falsariga precisano i vertici di casa Stevanato - intendiamo proseguire».

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Stevanato, a sinistra, e
Massimilia­no
Rossi, presidente e ad di Arsenale
Escalation Marco Stevanato, a sinistra, e Massimilia­no Rossi, presidente e ad di Arsenale

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