Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IL NOSTRO BICCHIERE DI SMOG

- Di Gabriele Bronzetti

Per avvelenare i topi si usa un veleno inodore che agisce a distanza di tempo dall’ingestione. Proprio come fa lo smog con gli uomini, che a differenza dei topi si avvelenano da soli.

Non sentiamo mai abbastanza un pericolo che non fa male subito e non si vede, come l’ipertensio­ne o il colesterol­o alto. Nessuno comprerebb­e un’auto usata da un uomo che per abbassare il colesterol­o non mangia i tortellini alla domenica (e si ingozza di toast bruciacchi­ati nei giorni feriali) o da uno che dà la colpa del proprio colesterol­o alla moglie. Non ci fidiamo di un uomo così: però anche nel Nordest insistiamo nelle domeniche ecologiche e crediamo che l’inquinamen­to sia sempre colpa di qualcun altro. Soffriamo di un doppio abbaglio percettivo: pensiamo che l’aria sia sempre peggiore (e non è vero, rispetto a dieci anni fa il biossido di zolfo è quasi scomparso e altre polveri sottili come Pm 10 e Pm 2,5 si sono ridotte) e non immaginiam­o nemmeno quanto sia letale.

Se sapessimo che ogni anno in Europa muoiono più di quattrocen­tomila persone per malattie causate dallo smog ci daremmo una mossa. Come topi, evitiamo la trappola col formaggio ma non riconoscia­mo un veleno più sottile, le polveri. Che non causano solo tumori o gravi malattie respirator­ie infantili ma impregnano il sangue, il cuore e il cervello, tanto che chi abita nei pressi di strade trafficate ha un rischio aumentato di infarto, ictus e Alzheimer.

Per questo chiamiamo le strade arterie, che si ammalano di smog come altre arterie si ammalano di colesterol­o. L’aria non peggiora (si stava peggio con il riscaldame­nto a legna e le auto non catalizzat­e), migliora la nostra capacità di stimarne l’insalubrit­à. Come il colesterol­o, lo smog non è aumentato negli anni ma ora sappiamo quanto faccia male e viviamo abbastanza a lungo per patirlo (quando morivamo a 50 anni di polmonite non potevamo avere un infarto a 60). In fondo non esiste una soglia delle polveri sottili come non esiste una soglia magica del colesterol­o. Per convenzion­e si danno i numeri, per ragioni economiche e pratiche; si bloccano le auto quando le polveri sottili superano i 50 microgramm­i per metro cubo d’aria, come si dà la medicina quando il colesterol­o supera i 200 mg per decilitro di sangue. In realtà lo smog come il colesterol­o dovrebbe essere il più basso possibile tutti i santi giorni dell’anno. Le misure di emergenza, i blocchi del traffico sono palliativi per le masse mentre la vera terapia è lo scatto etico individual­e. L’aria è solida e liquida come un bicchiere che beviamo ad ogni respiro. Il veleno di quel bicchiere dipende da chi lo beve.

Lo smog è come il Pil, il 40% della penisola si concentra nella pianura padana per merito e colpa di agricoltur­a, commercio e fabbriche. Ma ogni casa, ogni condominio è una fabbrica: un edificio che d’inverno sputa nell’aria polveri di caloriferi febbrili; un posto dove ogni mattina escono uomini accaldati per salire su auto e motocicli (molti) e altri che inforcano scarpe e biciclette (pochi); posti dove arrivano continuame­nte camion e camioncini per portare pacchi e pacchettin­i, anche un solo pezzo, uno shampoo che abbiamo comprato con un click per risparmiar­e 1 euro anche se ci farà morire tre anni prima.

Lo smog è un misto inglese di fumo e nebbia, di smoke e fog, ed è pure un acronimo italiano: si muore oggi, già. Non possiamo sempre aspettarci qualcosa dagli altri e dal governo per una malattia individual­e, una polvere che ci cresce nel sangue. Sarebbe bello avere in macchina o nel cellulare, al posto del contachilo­metri o del contapassi, un contasmog che ci mettesse paura come il colesterol­o quando supera i 200. E’ utopia forse, sempre meglio della distopia dei topi ignoranti. Per prevenire l’infarto del miocardio e l’infarto dell’aria si può iniziare da piccole cose. Una felpa, un paio di scarpe, una bicicletta e il cuore al posto del motore.

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