Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Fatiscente»: il sindaco chiude l’asilo
Pianezze, la struttura era stata allestita in una vecchia cascina. «Ci sposteremo»
PIANEZZE (VICENZA) «Fatiscente, senza wc e inadatto a ospitare bambini». Con queste motivazioni il sindaco di Pianezze ha disposto la chiusura di un asilo gestito dall’associazione «Umandalala». La sospensione segue il controllo condotto dal Nas di Padova, durante il quale era stato accertato che l’attività viene svolta in una vecchia cascina presa in affitto. Quindici piccoli, quindi, resteranno a casa. L’associazione rilancia: «Ci sposteremo altrove».
PIANEZZE Il sindaco di Pianezze, Luca Vendramin, chiude l’«asilo nel bosco» dopo i controlli dei Nas. E’ delle ore scorse la decisione del primo cittadino di sospendere l’attività della struttura gestita dall’Associazione «Umandalala» e ospitata nelle vicinanze di una vecchia cascina, in piazza 4 novembre a Pianezze. Un provvedimento adottato in seguito all’ispezione dei carabinieri del Nas di Padova, che lo scorso 19 dicembre avevano rilevato la mancanza dei requisiti minimi strutturali per lo svolgimento dell’attività educativa. Al momento del blitz, chiesto dallo stesso Vendramin, erano presenti 12 bambini. Una quindicina complessivamente quelli che abitualmente frequentano le l’asilo e che da martedì non possono più andarci.
«Stando a quanto rilevato dai Nas — spiega il sindaco — mancava i requisiti minimi in materia sanitaria e di sicurezza: non avevo altra scelta che ordinare la chiusura di quel progetto. A noi risultava che in quella struttura ci fosse solo una fattoria didattica. In merito alla presenza di un asilo non abbiamo mai avuto alcuna comunicazione. Da qualche mese, però, avevamo visto la presenza costante di bambini in paese e abbiamo provveduto a verificare la situazione». Una verifica che, come detto, lo scorso dicembre ha portato al sopralluogo e ora alla chiusura di quello che, comunemente, è stato chiamato l’«asilo nel bosco».
Tra le accuse rivolte all’Associazione Umandalala quella di operare in una cascina vecchia e fatiscente, priva anche dei servizi igienici necessari. Contestazione che però viene rispedita al mittente dalla stessa associazione e dai genitori che la compongono. «L’accusa che ci viene rivolta — spiegano — è che nulla fosse a norma. Ma evidentemente all’interno di un “bosco” nulla può essere a norma, se per norma si intendono i requisiti comunemente richiesti ad una scuola. E il problema sta proprio qui. Perché la nostra non è, e non vuole essere una scuola, ma piuttosto un progetto educativo all’aperto, che replica esperienze simili esistenti in mezza Europa».
Nel caso di Pianezze, dunque, spiegano le famiglie non è mai esistito alcun asilo, come non esiste alcun contratto di locazione della cascina, perché le «lezioni» non avvengono all’interno della struttura ma in collina. Un accordo verbale con la fattoria didattica concedeva solo di utilizzare uno spazio come magazzino.
«A Pianezze — spiega Francesco Bernabei, sviluppatore sociale esperto di educazione all’aperto — non c’è nulla di illegale. Il problema è che in Italia non ancora stata compresa la libertà delle famiglie di educare i propri figli senza per forza rivolgersi ad un servizio istituzionalizzato. In questo caso, poi, non parliamo nemmeno di obbligo scolastico». Impossibilitati a proseguirla a Pianezze l’esperienza della scuola nel bosco, fanno sapere i genitori, continuerà altrove. Per il momento senza una sede specifica, ma itinerante sul territorio bassanese.