Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cortina, l’arresto dell’ex sindaco e la prescrizione I giudici: «Non c’è prova evidente di innocenza»
BELLUNO «Non sono riscontrabili elementi di giudizio idonei a riconoscere la prova evidente dell’innocenza degli imputati». Sta tutta in questa frase, e soprattutto nella sua interpretazione, il senso della sentenza con la quale la Cassazione ha (quasi) chiuso la vicenza giudiziaria che vedeva implicato l’ex sindaco di Cortina d’Ampezzo, Andrea Franceschi, i suoi assessori dell’epoca Enrico Pompanin e Stefano Verocai, e l’imprenditore Teodoro Sartori.
Il caso fece scalpore e innescò gli eventi che provocarono alla rovina politica dell’allora giovane sindaco della cittadina ampezzana. Il 24 aprile del 2013, Franceschi fu arrestato (e poi mandato in «esilio») con diverse accuse. Le più gravi riguardavano il fatto che avrebbe fatto di tutto per pilotare l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti in modo che venisse aggiudicato a Sartori, e che avrebbe ordinato al comandante dei vigili di limitare le multe durante il periodo pre-elettorale.
L’Appello si era chiuso con una condanna a 9 mesi per Franceschi (qualche mese in meno per Pompanin e Sartori) ma già a novembre si era saputo che la Cassazione aveva messo una pietra tombale sulla questione dell’appalto pilotato: a distanza di tanti anni, era tutto prescritto. Respinto invece il ricorso degli imputati per le presunte pressioni sul comandante: la suprema corte ha solo rinviato alla Corte d’Appello per rideterminare la condanna dell’ex sindaco, che probabilmente scenderà ancora.
Di fatto, quindi, la prescrizione sembrava aver trasformato i pilastri dell’inchiesta in una bolla di sapone. Ma ora escono le motivazioni.
In dodici pagine, i giudici mettono nero su bianco il fatto che non ci sono elementi che rendano «evidente» l’innocenza di Franceschi. La sentenza d’Appello è «adeguatamente argomentata con considerazioni scevre da illogicità e corrette in diritto».
Per quanto riguarda invece le direttive al comandante della polizia locale affinché la smettesse con le multe, la Cassazione non sembra avere alcun dubbio: «Impartire ordini in tema di circolazione stradale non è consentito quando abbiano un contenuto palesemente illegittimo, com’è accaduto nel caso di specie». Dire al comandante che non sarebbe stato confermato nel ruolo se non si fosse adeguato alla richiesta «doveva configurarsi come minaccia (...) essendo evidente la coartazione dolosamente esercitata sulla sua volontà: se non si fosse sottomesso all’ordine, avrebbe subito l’ingiusto male del mancato rinnovo dell’incarico (...) sicché la prospettazione del mancato incarico per ritorsione di fronte al rifiuto di ottemperare a un ordine illegittimo, costituiva minaccia di un male ingiusto».
L’avvocato Maurizio Paniz, che difende l’ex sindaco dà una lettura tecnica delle parole usate dalla Cassazione: «Franceschi finora esce “pulito” da tutto. Ora vedremo cosa deciderà l’Appello sulla vicenda delle multe. Ma sia chiaro: dire che non ci sono elementi di evidente innocenza non equivale affatto a una prova di colpevolezza».