Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Vertice a Roma per definire il salvataggio-bis. Domani al Mise test decisivo su Safilo
BELLUNO Acc, scatta la transizione tra cinesi e commissario. Due giorni decisivi, oggi e domani, al ministero per lo Sviluppo economico, sulle due grandi crisi industriali venete. Oggi si affronterà il complesso dossier Safilo, domani toccherà ad Acc-Wanbao, destinata con tutta probabilità all’amministrazione straordinaria.
Partendo da questa, il Mise sarà sede di un tavolo tecnico fra i delegati della proprietà, la cinese Wanbao, la Regione e il commissario in pectore, Maurizio Castro, già traghettatore, cinque anni fa, del «salvataggio» della fabbrica con la cessione alla società asiatica. Ora le attese sono per una nuova operazione simile: la gestione straordinaria dell’impianto, 290 addetti, in attesa di un nuovo compratore. La condizione tecnica preliminare necessaria è una risposta positiva, da parte del Tribunale per le imprese di Venezia, ad un’istanza di riconoscimento di insolvenza che i dirigenti di Wanbao sono in procinto di depositare. Da allora la gestione sarà affidata a un commissario giudiziale nominato dalla magistratura e quindi, verificate le condizioni per applicare le norme fallimentari che permettano la continuità («Prodi-bis» e successive), il passaggio ad un amministratore incaricato di far vivere l’azienda nel transito dall’una all’altra proprietà.
Pur se resta il problema del comitato fornitori, che promettono di abbandonare l’azienda se non si risolve al più presto il problema dei mancati pagamenti dell’ultimo mese. La cordata è partecipata da fornitori strategici: quelli della ghisa, dell’acciaio, del rame e di alcune componenti meccaniche. Ciò preoccupa molto: la continuità operativa è fondamentale.
E poi si tratta di trovare il compratore; ma le previsioni non sono così buie. Anzi, lo scenario internazionale fa ritenere gli analisti che, nel 2020, il giro d’affari di Mel possa crescere fino al 40% rispetto al fatturato 2019. Perché? Se lo «stabilimento gemello» di Fürstenfeld, in Austria, come tutto fa supporre, interromperà l’attività, quello bellunese rimarrebbe l’unico polo produttivo di compressori per frigo in Europa. Riferimento fondamentale per i maggiori player del bianco (Electrolux, Bosch, Whirlpool, Liebherr e altri) sempre meno disponibili a sopportare i lunghi tempi di trasporto dei pezzi dalle fabbriche dell’Estremo Oriente.
Molto più spigoloso il vertice su Safilo. Al Mise i sindacati sono intenzionati a farsi sentire anche fuori, con decine di lavoratori scesi in corriera. In prevalenza i circa 250 dipendenti dello stabilimento di Martignacco che il gruppo, nel piano industriale presentato il
10 dicembre, ha deciso di chiudere. L’incontro nella sede della Regione Friuli dell’altro ieri è stato definito dai sindacati «allucinante», dato il no dell’azienda a ragionare su ipotesi di contratto di solidarietà (strumento che coinvolgerebbe Santa Maria di Sala). A sostegno di Martignacco, lunedì i sindacati territoriali di Belluno avevano rifiutato un incontro con l’azienda per mettere a fuoco la trasformazione del piano esuberi di Longarone (400 dipendenti su
930) in solidarietà interna. Nel panorama veneto, intanto, si affaccia un altro elemento di criticità, a Villafranca Padovana. A pagare le conseguenze i 40 dipendenti di Agrex, società di produzione di impianti per l’agricoltura, che nonostante le rassicurazioni, secondo quanto denunciato dalla Fiom Cgil non avrebbero ancora ricevuto gli stipendi di novembre.