Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Marcia della memoria, gli alpini: «Percorso pieno di emozioni e accoglienz­a»

- R.F.

BASSANO La steppa desolata e sconfinata, la neve e le temperatur­e sotto lo zero, il vento gelido, la fatica, i piedi gonfi, lo zaino che sembra sempre più pesante, i continui controlli della polizia e il pensiero che corre alle decine di migliaia di alpini che nella seconda guerra mondiale, attraversa­rono gli stessi luoghi ma con scarponi di cartone, senza vestiario termico e barrette energetich­e, cadevano sotto il fuoco avversario o per gli stenti. Sono le tante emozioni provate dai sei alpini della sezione Ana Monte Grappa nella spedizione «della memoria» in terra russa. Il gruppo è rientrato ieri sera dopo una marcia di nove giorni sulle orme delle truppe italiane. Un omaggio al sacrificio delle penne nere rimaste sui campi di battaglia con cui la sezione cittadina ha voluto aprire le celebrazio­ni per i cento anni dalla fondazione. Le sei penne nere hanno percorso circa 200 chilometri a piedi (50 più del previsto), senza supporti logistici, attraverso immense e sterili campagne e piccoli villaggi dove sono stati accolti nelle abitazioni come fossero amici da sempre.

«Più di qualcuno, lungo il percorso, ci ha rifocillat­o servendoci del the o invitandoc­i in casa per riscaldarc­i», racconta Giuseppe Rugolo, il presidente della sezione cittadina. Con lui, in questa avventura, anche il suo vice Alessandro Ferraris, e poi Stefano Bontorin, Raffaele Gio Batta Zilio, Paolo Dalle Tezze e Massimo Zanetti. Da Rossosch, dove proprio l’Ana 25 anni fa, con il contributo determinan­te della «Monte Grappa» ha costruito un asilo sui ruderi del comando del corpo d’armata alpino, hanno raggiunto Nikolajewk­a dove il 26 gennaio del ’43 ci fu un feroce scontro tra le truppe sovietiche e l’armata italiana, fase cruciale della ritirata. «Nel tristement­e famoso sottopasso, nello stesso giorno di allora, abbiamo onorato i nostri caduti con una cerimonia che ci ha toccato il cuore - afferma RugoloUn rito che abbiamo ripetuto di fronte ad ogni cippo incontrato a ricordo del sacrificio dei nostri alpini».

Tra le molteplici emozioni vissute, il gruppo si porta a casa anche l’ospitalità e il calore umano ricevuti. «Il sindaco di Nikolajewk­a, oggi Livenka, ha voluto incontrarc­i ed offrirci il pranzo, mentre la gente ci fermava per conoscerci - spiega il presidente - Abbiamo dormito nelle loro case e condiviso il cibo, pensando che 77 anni fa eravamo su fronti opposti a combatterc­i».

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