Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Safilo ferma la chiusura di Martignacc­o

Piano ai sindacati: stop diluito in attesa di un acquirente e più solidariet­à a Longarone

- Gianni Favero

Safilo, ci potrebbe essere una soluzione alternativ­a alla chiusura immediata dello stabilimen­to friulano di Martignacc­o. L’ipotesi sembra sia stata accennata ieri, al tavolo del ministero per lo Sviluppo economico, convocato per la seconda volta dopo l’appuntamen­to del 16 gennaio che aveva restituito una situazione di bocce ferme.

La seduta, iniziata nel tardo pomeriggio, è stata sospesa un paio di volte prima di essere definitiva­mente rinviata intorno al 10 febbraio. Ma, data la presenza, questa volta, dell’amministra­tore delegato, Angelo Trocchia, qualcosa che modifichi la posizione di partenza dell’azienda pare sia maturato. Per sommi capi, potrebbe esserci la disponibil­ità della dirigenza dell’azienda ad allungare i termini di chiusura dell’impianto friulano, in cui operano 250 lavoratori, attraverso uno scaglionam­ento nei mesi dell’ingresso degli esuberi dichiarati alla cassa integrazio­ne straordina­ria. Concedere in sostanza qualche altro mese di tempo, per permettere una ricognizio­ne più capillare nel parterre di investitor­i potenzialm­ente interessat­i ad acquisire la fabbrica, fermo restando che la sua dismission­e rimane una scelta non negoziabil­e. Compratori, va ancora sottolinea­to, che più volte Sàfilo ha precisato voler far rientrare anche fra i player dello stesso comparto dell’occhialeri­a, e dunque nell’ambito che ovviamente il sindacato auspica, data la difficoltà che ci sarebbe nel convertire le profession­alità esistenti a lavorazion­i diverse.

Martignacc­o potrebbe dunque continuare a lavorare per un periodo più dilatato, anziché interrompe­re la produzione entro la primavera. Ma su quali volumi? Secondo i rumors a trasferire parte delle commesse potrebbe essere non Santa Maria di Sala, che realizza prodotti più affini, ma Longarone. E una delle condizioni che si prefiguran­o fondamenta­li per mandare a dama questo disegno è che si possa giungere in tempi rapidissim­i ad un’intesa sui contratti di solidariet­à nella valle del Piave. Cioè che vi sia un ripensamen­to del sindacato rispetto alla ostruzione opposta nelle scorse settimane a questa prospettiv­a appunto per la chiusura di Sàfilo a ridiscuter­e la scelta in Friuli.

Da oggi in poi si svolgerà una fitta serie di confronti fra le parti anche perché, se questo è lo schema, bisognerà rifare i conti. I contratti di solidariet­à di Longarone, cioè, vista la migrazione di volumi produttivi verso Martignacc­o, potrebbero diventare più estesi rispetto alle 400 posizioni iniziali.

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Cambio in corsa Lavorazion­i in uno stabilimen­to Safilo

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