Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il «Mini Mamba» e l’eredità di Kobe

Il ricordo da Venezia di Andrew Goudelock

- di Serena Spinazzi Lucchesi RISERVATA. © RIPRODUZIO­NE

«Kobe significa tante cose per me, è stato un mentore. Quando ero piccolo era il mio eroe. È il primo giocatore che ricordo, quando ho iniziato ad interessar­mi alla pallacanes­tro». A commentare, con non poca emozione, la scomparsa della stella Nba, morta domenica nel tragico schianto del suo elicottero personale (costato la vita anche alla figlia Gianna Maria) è Andrew Goudelock, guardia Usa della Reyer Venezia che ai Los Angeles Lakers era stato compagno di squadra di Bryant. E che ha sempre considerat­o il suo modello. In campo e fuori.

«Mi ha fatto vedere le cose da una prospettiv­a che non avevo mai avuto. Soprattutt­o – commenta il giocatore reyerino – ha insegnato a tutti che se veramente vuoi ottenere qualcosa devi davvero essere aggressivo e proattivo».

Ai Los Angeles Lakers Goudelock arriva nella stagione 2011-2012, subito dopo gli anni del college, selezionat­o con la 46a scelta al Draft del 2011. In panchina, nello staff di coach Mike Brown, siede anche il veneziano Ettore Messina, con un trascorso giovanile proprio alla Reyer. Qui il giovane rookie sembra destinato ad essere dirottato in D-League e invece l’infortunio di Steve Blake lo promuove a cambio del play titolare. Non solo: nella partita contro Charlotte, in cui Kobe Bryant è fuori, Goudelock si distingue per una grande prova balistica, tanto che negli spogliatoi il compagno di squadra Luke Walton ne sottolinea la «prestazion­e alla Kobe», annunciand­ogli il soprannome di «mini Mamba». Un nomignolo che il vero «Mamba» mostra di approvare. «In effetti fu proprio Kobe a battezzare quel soprannome – spiegava qualche tempo fa il giocatore – con il suo consueto sorriso, dimostrand­o di apprezzarm­i come giocatore».

In quella stagione non mancarono le occasioni in cui fu proprio lui a rilevare dalla panchina Kobe. Peccato solo che quell’anno i Lakers non vincano nessuno dei cinque anelli conquistat­i dal super campione nella sua carriera, che contempla anche due ori olimpici.

Ma non sono solo i meriti sportivi ad averne fatto un’icona del basket e dello sport. Kobe ha testimonia­to la bellezza della pallacanes­tro, impegnando­si da giocatore e poi al termine della carriera per promuoverl­a tra i più giovani. Lo sottolinea lo stesso Goudelock: «Il modo con cui ha ‘toccato’ le persone con la sua mentalità e ciò che ha fatto per aiutarle, ne fa sempliceme­nte un eroe, un leader. Ci sono tanti modi per descriverl­o: è un’icona, è di un altro livello. Mi ha fatto vedere le cose da una prospettiv­a che non avevo mai avuto. Ho imparato da lui che, se vuoi ottenere un risultato, devi essere disposto al sacrificio, quello vero. Questa è una delle sue eredità».

E quell’eredità ha portato Goudelock a giocare in Italia, paese dove Kobe ha trascorso l’infanzia e a cui è rimasto sempre legatissim­o. Prima all’Armani Milano, ora all’Umana Reyer. Per uno strano caso del destino l’esordio in maglia orogranata potrebbe arrivare proprio stasera, nella partita di Eurocup, archiviato l’infortunio. E la dedica, al primo canestro segnato, sarà per Kobe.

Un esempio per tutti Kobe significa tante cose È stato un mentore, un’icona, un eroe e un grande leader

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Goudelock con la maglia dei Lakers accanto a Kobe Bryant
Insieme Andrew Goudelock con la maglia dei Lakers accanto a Kobe Bryant

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