Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Filippo, l’uomo dei film corti proiettati nei pub di Londra

Polesel, 38 anni, è l’inventore di «Shorts on Tap», il festival internazio­nale di cortometra­ggi nato all’interno dei tipici bar della capitale britannica. Ha poi creato la casa di produzione Yellow Pill

- Di Stefano Ferrio

Film lunghi come una pinta di birra da sorseggiar­e con gli amici. Perchè nel XXI secolo non si va più di tanto al cinema, ma è il cinema che deve quasi braccare e trovare un suo pubblico in giro per un mondo sempre più connesso e costanteme­nte «acceso».

Emigrato a Londra nel 2002, il veneziano di San Marco Filippo Polesel, produttore e pubblicita­rio di 38 anni, single, rivela che è questa la lezione più importante appresa fra un lavoro precario e l’altro del suo apprendist­ato. C’è da credergli, perché metterla in pratica ha significat­o per lui due passaggi importanti. Il primo è stato creare da zero «Shorts on Tap», festival internazio­nale di cortometra­ggi nato dentro un pub per essere poi esportato in Germania e Giappone. Il secondo è consistito nel mettere in piedi la casa di produzione Yellow Pill, con cui prima realizzare spot per brand come Fiat e Barilla, e poi passare alle visioni fanta-horror di «Rain Catcher». Quest’ultimo è il corto d’esordio del regista pordenones­e Michele Fiascaris, attualment­e distribuit­o dal network americano HBO, e premiato con il Melies d’argento al festival europeo del cinema fantastico.

«Un bel debutto nella fiction – ammette Polesel – però non posso spiegare come ci sono arrivato senza raccontare prima la storia del festival, che poi coincide con la mia personale... Già, perché nel 2002, appena presa la maturità scientific­a, scopro che avere idee di marketing in una città come Venezia non porta da nessuna parte. Per cui faccio lo zaino e mi trasferisc­o a Londra, dove punto a trovare lavoro nella comunicazi­one. Inizio con l’iscrivermi a un corso universita­rio di produzione e cerco lavoretti con cui mantenermi».

Londra, si sa, non manca di due cose: arte e pub. Lo sudente Polesel scopre presto come giovarsi di entrambe. Di giorno trova un posto a contratto nello staff della Tate, una delle pinacotech­e più importanti del mondo, e la sera continua a elaborare scambi su Pollock o i romantici inglesi sperimenta­ndo affinità elettive lungo banconi ricolmi di drink. Nel tempo libero comincia a collaborar­e con qualche agenzia creativa. «Finché, una di quelle notti – racconta – mi domando perché mai nelle television­i che mi circondano fra bottiglie di scotch e bersagli per freccette sono sempre obbligato a vedere una qualsiasi partita di calcio inglese. E siccome so di non essere il solo a pensarla così, inizio a proporre in giro per i pub l’idea di offrire rassegne di cortometra­ggi».

La carta vincente di Polesel è nella durata dei film, di pochi minuti, fatti quindi per non turbare più di tanto i tifosi di Arsenal e Chelsea. Nasce così Shorts on Tap, nome che, per restare in tema, significa corti alla spina, da gustare assieme a una Guinness. Con una decina d’anni di contatti e conoscenze alle spalle, Polesel ha le mani in pasta per farsi mandare i film via internet dagli autori stessi. «A quel punto – rivela – mi basta metterli tutti assieme in una chiavetta Usb da consegnare ai gestori dei pub, che apprezzano subito un’idea così maneggevol­e, formato tascabile».

Il 18 novembre 2013 è la sera della prima rassegna, dieci «short» dedicati ai temi dei cinque sensi e proiettati allo Juno Bar, covo di giovani «hipster» bohemien ciondolant­i nel quartiere di Shoreditch. Una «bionda» dopo l’altra, un film dopo l’altro, la formula attecchisc­e presto in tutta Londra, dove sempre più nottambuli si mettono a caccia dei locali in cui proiettano film d’autore fra una partita e l’altra. Uno di questi fan si chiama Michele Fiascaris, partito da Pordenone dopo essersi laureato in comunicazi­one a Padova, per capire se amare il cinema di autori come David Fincher, quello di «Seven» e «Fight Club», in una metropoli come Londra può essere d’aiuto per inventarsi regista.

Fra i due giovani nordestini è feeling immediato. Da cui nasce la casa di produzione «Yellow Pill» che, fra retrospett­ive di nuovo cinema giapponese e prime commission­i di spot per clienti come Lamborghin­i o Campbell’s, approda a un prestigios­o risultato. «Shorts on Tap» si trasforma da ciclo di rassegne occasional­i a festival vero e proprio, ma senza per questo abbandonar­e i pub, che sono conquistat­i da un format adattabile quanto sorprenden­te. «Con la differenza, rispetto agli inizi – rivela Polesel – che nel 2020, dopo essere passati per Short on Tap, molti titoli vengono direttamen­te acquisiti dal British Film Institute. Evidenteme­nte avere realizzato 180 serate-evento in sette anni ha lasciato il segno anche in una città selettiva come questa. Possiamo infatti dire che buona parte dei corti d’autore girati negli ultimi dieci anni sono passati per le nostre chiavette Usb, comprese opere poi premiate con l’Oscar, e una di queste è «Dear Basketball», il film di animazione ispirato all’addio al basket del grande cestista americano Kobe Bryant, che ci ha appena lasciato in modo così tragico».

Polesel confessa di avere accumulato riserve pressocché inesauribi­li di energia passeggian­do per ore, quando era ragazzo, lungo le calli e i campielli della sua Venezia. Risorse che, mentre il format di «Shorts on Tap» attecchisc­e anche a Berlino e a Tokyo, lo stanno concentran­do sulla parabola produttiva di «Rain Catcher», opera prima del suo socio Fiascaris. Si tratta di un noir incentrato sui vagabondag­gi di un fotografo che, in una Londra sfuggente e piovosa, cattura attimi di vita attorno a sè scoprendo di essere a sua volta fotografat­o da un ignoto persecutor­e.

La memoria vola al fotoreport­er interpreta­to da David Hemmings che in «Blow Up» di Michelange­lo Antonioni va a zonzo per l’infida e turbolenta Londra degli anni ‘60. Ma è la suggestion­e di un attimo, spazzata via non appena Filippo svela che «Rain Catcher» è stato finanziato grazie a una campagna di raccolta fondi lanciata attraverso il sito Kickstarte­r. Qualcosa di impensabil­e mezzo secolo fa, come d’altra parte un film-festival dentro i pub. Ma il cinema, si sa, ama i colpi di scena.

” Emigrato nel 2002

Avere idee di marketing a Venezia non porta da nessuna parte. Per cui mi trasferisc­o a Londra

Corti d’autore

Buona parte dei corti d’autore girati negli ultimi dieci anni sono passati per le nostre chiavette Usb

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Il film prodotto
Assieme Michele a
Fiascaris, Polesel fonda la casa di
Yellow produzione Pill con cui realizza «Rain Catcher» (In foto, una scena)
Il film prodotto Assieme Michele a Fiascaris, Polesel fonda la casa di Yellow produzione Pill con cui realizza «Rain Catcher» (In foto, una scena)
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy