Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Gemelli violenti assieme al papà Daspo di famiglia
VERONA Due gemelli adolescenti e il padre si sono visti affibbiare un daspo «familiare» per i tafferugli di cui sono stati protagonisti dopo il match Hellas - Genoa al Bentegodi di Verona.
VERONA «I padri - diceva Honoré de Balzac - devono sempre dare, per essere felici». E lui, evidentemente, da padre quel «dare» lo ha preso alla lettera. Tanto da esercitarlo in una delle sue eccezioni dialettali, dove «dare» è sinonimo di «picchiare». Il solerte genitore è un veronese di 46 anni, fiero - anche troppo - procreatore di due pargoli. Due gemelli adolescenti che con il loro padre adesso condividono un cospicuo palmares di reati, che sono sfociati in tre denunce e hanno dato la stura al procedimento per l’emissione di altrettanti divieti di assistere a manifestazioni sportive, secondo caso di «Daspo familiare» emesso nel giro di tre giorni a Verona, che sull’argomento vanta una casistica alquanto varia. I tre sono accusati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, minaccia e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità. Con, per il padre, l’aggravante di aver commesso i reati insieme a dei figli minori. La famigliola è stata fermata dalla polizia fuori dallo stadio, prima della partita Hellas - Genoa dello scorso 12 gennaio, mentre stava prendendo a pugni un uomo e spintonava due vigili che erano intervenuti per farli calmare. Il malcapitato - che ha riportato un trauma cranico con prognosi di 12 giorni - era stato aggredito perché si era «permesso» di riprendere uno dei due gemelli che, come se nulla fosse, si dilettava a far pipì su uno degli alberi di piazzale Olimpia, colmo di tifosi. «Atto contrario alla pubblica decenza» per il quale il «papà chioccia» dovrà anche pagare una multa da 3.300 euro.
Tre giorni fa il questore Ivana Petricca un «Daspo familiare» lo aveva sottoscritto sempre per un padre e un figlio minorenne, questa volta foggiani, che con altri 22 ultrà pugliesi avevano scatenato una vera e propria guerriglia urbana contro le forze dell’ordine a maggio per la partita contro l’Hellas. Del resto quella dei Daspo è un’attività che tiene alquanto impegnata la questura veronese. E ormai il «ramo famiglia» si sta alquanto sviluppando. Era dicembre quando due padri sono stati daspati per essersi picchiati con tanto di coltello tirato fuori dal giubbotto - durante una partita dei pulcini. Ma sono i tifosi dell’Hellas a detenere il primato dei divieti di assistere alle manifestazioni sportive. E i motivi sono i più vari. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono
7 uomini e una donna che si sono presentati allo stadio di Bologna con un cappellino in lana dove la scritta «Verona», con caratteri runici, era posizionata sopra al volto stilizzato di Hitler che per l’occasione sfoggiava al posto dei baffetti la scala a tre pioli simbolo della tifoseria gialloblù. Un connubio, quello tra calcio e Terzo Reich, che è costato il Daspo anche a Luca Castellini, ex portavoce della Curva Sud e dirigente nazionale di Forza Nuova. A lui un piccolo primato in fatto di divieti, che lo rende il decano delle centinaia di ultrà Hellas raggiunti nei
30 anni del provvedimento. Quello di essere il primo tifoso in Italia ad essere «daspato» anche dal club per cui fa il tifo. Un «Daspo» fino al 2030 anni comminato dal Verona che lo vuole lontano dallo stadio e dalla squadra.