Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Clausola antifascista cancellata Variati protesta: «Grave errore»
La bagarre non si ferma. In difesa del Comune la civica di Rucco e Fratelli d’Italia
VICENZA Da Vicenza il caso arriva a Roma. E così la modifica della «dichiarazione antifascista» da parte dell’amministrazione di centrodestra viene criticata anche da chi aveva inserito quella stessa clausola. Cioè Achille Variati, predecessore dell’attuale sindaco Francesco Rucco e ora sottosegretario all’Interno. Per lui, la modifica della «clausola antifascista» prevista dalla Giunta è «un grave errore». «Quella clausola – dichiara Variati – è un modo simbolico e concreto di contrastare l’onda crescente di manifestazioni da parte di soggetti e movimenti che rifiutano di condannare il fascismo. Toglierla significa fare un passo indietro quando invece bisogna mantenere ancora più alta la guardia. Promuovere una distorta idea di “riconciliazione nazionale” basata su una equivalenza che non trova riscontro nei fondamenti etici e costituzionali della Repubblica italiana non aiuta a svelenire il clima, ma solo a sdoganare l’estremismo di destra».
Le parole dell’ex sindaco di Vicenza si aggiungono, in realtà, ad altre critiche piovute a 24 ore dalla decisione dell’amministrazione che mercoledì ha licenziato il nuovo testo del regolamento della Cosap (Canone di occupazione di spazi e aree pubbliche) nel quale, oltre a modifiche tecniche, c’è anche la revisione della dichiarazione del ripudio al fascismo che ora diventa «ripudiare ogni forma di totalitarismo e condannare l’uso della violenza a fini politici». La dichiarazione va sottoscritta per poter ottenere la concessione di spazi pubblici per iniziative politiche, sindacali, socio-culturali e sportive e la modifica, per l’assessore proponente Silvio Giovine (Attività produttive), è spinta da «una volontà di reale pacificazione nazionale». In difesa della scelta di Giovine ieri è intervenuta la consigliera comunale e presidente della civica di maggioranza «Idea Vicenza», Caterina Soprana: «All’amministrazione non servono lezioni di antifascismo da chi si ostina a usare due pesi e due misure nella condanna di tutti i totalitarismi». E pure Fratelli d’Italia prende posizione: «Imporre una dichiarazione di appartenenza a un gruppo politico, quello antifascista, era una vergognosa pagliacciata. Da nessuna parte nella Costituzione c’è il divieto di non essere antifascisti o addirittura di essere fascisti».
Ma, appunto, ci sono molte voci contro. Oltre a quella di Variati – e dell’opposizione in Consiglio – anche dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), pronta ora a scendere in piazza contro quello che considera «un fatto di gravità inaudita» e «una negazione della minaccia culturale e politica del risorgente neofascismo». Alla preannunciata manifestazione dell’Anpi arriva già il sostegno del segretario generale della Cgil Giampaolo Zanni, che promette di difendere una clausola – quella antifascista – definita «un requisito necessario ed obbligatorio per chiunque voglia in questo paese avere ruoli pubblici e fare politica». E poi sui toni critici ecco le parole della senatrice Daniela Sbrollini (Italia Viva), secondo la quale «Giovine parla di pacificazione, ma le clausole da lui modificate hanno il sapore della revisione. Gioca sulle parole e arrangia le giustificazioni, perché la sua scelta è ideologica», mentre dal consiglio comunale intervengono Ciro Asproso di Coalizione civica («Un’operazione di deriva nostalgica e revisionista») e anche Ennio Tosetto di Vinova («Un tentativo di addomesticare un passato tragico»).