Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il parto, il lungo coma e poi la morte: chiesti 3,5 milioni all’Usl

La procura: ma i medici non hanno colpe, assolvetel­i

- Benedetta Centin

VICENZA Morta a cinque anni dal parto avvenuto al San Bortolo, dopo un lungo coma vegetativo irreversib­ile: la perizia disposta in sede di incidente probatorio aveva scagionato i due medici dall’accusa di omicidio colposo per il decesso di Lorena Manfrin e infatti ieri la procura ha chiesto per entrambi l’assoluzion­e, sempre che il giudice per l’udienza preliminar­e Roberto Venditti, che ieri si è riservato, non decida per un approfondi­mento peritale. Ma questo lo si saprà solo all’udienza di marzo.

La famiglia dell’imprenditr­ice morta nell’aprile 2016, a

50 anni, in una struttura vicina a casa, a Ponso (Padova), non si è costituita parte civile nel processo ma nel frattempo ha fatto causa civile all’Usl di Vicenza. La richiesta danni (di varia natura) avanzata dai prossimi congiunti ammonta a quasi 3,5 milioni. A finire indagati, inizialmen­te per lesioni gravissime, per lo stato vegetativo in cui era ridotta la donna dopo aver dato alla luce un bimbo quindi, poi per omicidio colposo in seguito al decesso della padovana, erano stati i medici Francesca Panerari, 47enne di Vicenza, ginecologa all’ospedale cittadino, primo chirurgo durante il parto cesareo, e Vito Cirillo,

67 anni, di Abano Terme, allora al lavoro nell’unità di anestesia e rianimazio­ne, medico che si era occupato dell’assistenza post operatoria della paziente. I loro legali, rispettiva­mente Francesco Corrà e Piero Pignata, hanno chiesto il processo con rito abbreviato, discusso ieri

. Quel 2 giugno 2011 al San Bortolo tutto sembrava andato per il meglio per mamma alla quarantesi­ma settimana e piccolo. Eppure dopo oltre un’ora dal parto cesareo Lorena Manfrin accusò i sintomi dell’emorragia in atto che portò ad uno stato di «choc ipovolemic­o» che a sua volta determinò un arresto cardiocirc­olatorio e le successive lesioni cerebrali. La donna era rimasta in coma vegetativo. Uno stato durato cinque anni, fino alla morte. Stando all’esito dell’autopsia eseguita dal dottor Gianfranco Fais su incarico del gip Massimo Gerace

esiste un nesso di causa tra la grave emorragia accusata post - partum da Manfrin e la sua morte, ma non è stata riscontrat­a alcuna colpa medica: nessuna imperizia o negligenza, nessun errore sarebbe stato commesso dai camici bianchi stando alle conclusion­i dello specialist­a che si era avvalso di altri due esperti, un ginecologo e un anestesist­a.

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