Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Virus, imprese in rivolta: ora basta
Le categorie: restrizioni e psicosi hanno messo in ginocchio il Nordest. Il governatore: Roma intervenga
VENEZIA «Posti di lavoro che saltano». «Turismo in ginocchio». Le categorie economiche dicono basta alle limitazioni, parlano di stop «sovradimensionato» rispetto all’emergenza coronavirus. E si appellano a Zaia. Il governatore risponde chiedendo interventi e aiuti da Roma.
VENEZIA Sono bastati pochi giorni di limitazioni emergenziali per mandare in tilt il sistema economico delle aree più produttive del Paese. Se è vero, come è vero, che tra Veneto e Lombardia si concentrano il 31,5% del Prodotto interno lordo nazionale, il 40% delle esportazioni e più di un quarto delle presenze turistiche (25,3%), allora si può comprendere come il coprifuoco da coronavirus stia provocando danni all’economia reale almeno quanto alla salute pubblica. Se non di più.
Il sentiment delle categorie produttive è riassunto così da Agostino Bonomo, presidente della Confartigianato veneta: «Sì alla cautela, no all’autolesionismo. Non possiamo permetterci procedure (leggasi limitazioni, ndr) sovradimensionate che inneschino una piscosi da contatto».
Il punto è che, guardando all’esperienza concreta di questi giorni, la suddetta psicosi è già in atto e ha contagiato, è proprio il caso di dirlo, la categorie merceologiche e i mestieri più svariati. Ecco qui di seguito alcune voci dal deserto veneto.
Giuliano Secco (settore moda): «Migliaia di nostri laboratori stanno ricevendo comunicazioni di blocco delle commesse. Le ragioni? I grandi gruppi, che dipendono dalla Cina per l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati, non hanno più lavoro da dare alla filiera».
Nazareno Ortoncelli (trasporti): «Se i nostri mezzi passano per le aree contaminate, poi diventa impossibile scaricare le merci in altre zone». Daniele Rigato (bus operator): «Il settore è devastato, i nostri mezzi sono tutti nei piazzali». Christian Malinverni (alimentari): «Ristoranti, gastronomie, pizze al taglio e simili da venerdì scorso sono praticamente vuoti. Questo, a catena, sta travolgendo tutte le attività che lavorano per la ristorazione e l’accoglienza». Tiziana Chiorboli (centri benessere): «Non potevamo nemmeno immaginare che la situazione provocasse queste conseguenze». Valeria Ferron (centri estetici): «Mascherine e guanti noi li utilizziamo da sempre e separiamo i rifiuti, eppure la gente sta lontana...».
L’elenco, già nutrito, potrebbe continuare ancora a lungo. La trevigiana Silvia Moretto, presidente della Federazione delle imprese di spedizioni internazionali, avverte: «La logistica rischia il collasso. I tempi per i controlli sulle merci in ingresso dai Paesi extra Ue sono triplicati di colpo, se si inchioda l’import (e l’export) l'Italia va ko tecnico». Secondo la
Coldiretti, le prenotazioni negli agriturismi della regione sono pressoché azzerate. Sempre sul versante dell’accoglienza, Confturismo segnala che piovono disdette delle prenotazioni su Venezia (40%), Cortina e tutta la montagna, Abano e Montegrotto Terme (35%), con una perdita secca di 100 mila euro al mese per ciascuna azienda.
Come si esce dal gorgo della psicosi? Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto, ha individuato il bersaglio: «Sto per scrivere al governatore Zaia - diceva ieri mattina, all’uscita da un vertice in Prefettura a Treviso - per chiedergli di non prorogare oltre l’1 marzo l’ordinanza regionale con tutte le sue limitazioni. Siamo arrivati al paradosso che i nostri tecnici vengono respinti se vanno in altre regioni italiane per effettuare degli interventi».
Quattordici organizzazioni economiche padovane hanno scritto direttamente al premier Giuseppe Conte e ai ministri economici, mettendo in copia anche il presidente della Regione: «Il sistema economico di Padova e del Veneto hanno scritto - non si deve e non si vuole fermare. Le nostre imprese non vogliono essere ghettizzate e bloccate nella loro attività, che vale il 10% del Pil nazionale». Il governatore Zaia, dal canto suo, ha fatto immediatamente sapere che «le preoccupazioni del mondo dell’economia e dell’imprenditoria veneta di fronte a questa emergenza, sono le nostre preoccupazioni, le mie personali e voglio credere siano anche quelle di tutti. Come abbiamo già chiesto al presidente del Consiglio in più occasioni – ha aggiunto Zaia - sono indispensabili più fondi a sostegno delle imprese ed è indispensabile anche una campagna forte e penetrante di promozione internazionale: bisogna impedire che i nostri competitor internazionali si gettino come avvoltoi su una bestia ferita, come ora può apparire a qualcuno l’economia veneta».
L’assessore al Lavoro della Giunta Zaia, Elena Donazzan, ha convocato per oggi la Commissione regionale tra le parti sociali, per mettere a fuoco le principali istanze da presentare, con urgenza, al governo nazionale: «L’esecutivo deve immediatamente alleggerire il carico fiscale sulle imprese dell’intera regione, gli aiuti non possono limitarsi soltanto alle zone rosse». Che poi, nel caso del Veneto, rimane sempre il fatto che la «zona rossa» comprende esclusivamente il minuscolo comune di Vo’ Euganeo.
Dal fronte governativo, il sottosegretario all’Interno Achille Variati, già sindaco di Vicenza, assicura: «Lavoreremo anche sull’emergenza socio-economica». In che modo? «Mi sto personalmente impegnando - ribadisce Variati - perché le preoccupazioni espresse dai mondi produttivi vengano raccolte e tradotte in una strategia d’azione orientata a correggere l’impatto radicalmente negativo che l’emergenza coronavirus sta avendo sul “brand Italia”. E la collaborazione delle associazioni di categoria, dei settori produttivi e dei servizi sarà fondamentale».