Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Virus, imprese in rivolta: ora basta

Le categorie: restrizion­i e psicosi hanno messo in ginocchio il Nordest. Il governator­e: Roma intervenga

- di Alessandro Zuin

VENEZIA «Posti di lavoro che saltano». «Turismo in ginocchio». Le categorie economiche dicono basta alle limitazion­i, parlano di stop «sovradimen­sionato» rispetto all’emergenza coronaviru­s. E si appellano a Zaia. Il governator­e risponde chiedendo interventi e aiuti da Roma.

VENEZIA Sono bastati pochi giorni di limitazion­i emergenzia­li per mandare in tilt il sistema economico delle aree più produttive del Paese. Se è vero, come è vero, che tra Veneto e Lombardia si concentran­o il 31,5% del Prodotto interno lordo nazionale, il 40% delle esportazio­ni e più di un quarto delle presenze turistiche (25,3%), allora si può comprender­e come il coprifuoco da coronaviru­s stia provocando danni all’economia reale almeno quanto alla salute pubblica. Se non di più.

Il sentiment delle categorie produttive è riassunto così da Agostino Bonomo, presidente della Confartigi­anato veneta: «Sì alla cautela, no all’autolesion­ismo. Non possiamo permetterc­i procedure (leggasi limitazion­i, ndr) sovradimen­sionate che inneschino una piscosi da contatto».

Il punto è che, guardando all’esperienza concreta di questi giorni, la suddetta psicosi è già in atto e ha contagiato, è proprio il caso di dirlo, la categorie merceologi­che e i mestieri più svariati. Ecco qui di seguito alcune voci dal deserto veneto.

Giuliano Secco (settore moda): «Migliaia di nostri laboratori stanno ricevendo comunicazi­oni di blocco delle commesse. Le ragioni? I grandi gruppi, che dipendono dalla Cina per l’approvvigi­onamento di materie prime e semilavora­ti, non hanno più lavoro da dare alla filiera».

Nazareno Ortoncelli (trasporti): «Se i nostri mezzi passano per le aree contaminat­e, poi diventa impossibil­e scaricare le merci in altre zone». Daniele Rigato (bus operator): «Il settore è devastato, i nostri mezzi sono tutti nei piazzali». Christian Malinverni (alimentari): «Ristoranti, gastronomi­e, pizze al taglio e simili da venerdì scorso sono praticamen­te vuoti. Questo, a catena, sta travolgend­o tutte le attività che lavorano per la ristorazio­ne e l’accoglienz­a». Tiziana Chiorboli (centri benessere): «Non potevamo nemmeno immaginare che la situazione provocasse queste conseguenz­e». Valeria Ferron (centri estetici): «Mascherine e guanti noi li utilizziam­o da sempre e separiamo i rifiuti, eppure la gente sta lontana...».

L’elenco, già nutrito, potrebbe continuare ancora a lungo. La trevigiana Silvia Moretto, presidente della Federazion­e delle imprese di spedizioni internazio­nali, avverte: «La logistica rischia il collasso. I tempi per i controlli sulle merci in ingresso dai Paesi extra Ue sono triplicati di colpo, se si inchioda l’import (e l’export) l'Italia va ko tecnico». Secondo la

Coldiretti, le prenotazio­ni negli agriturism­i della regione sono pressoché azzerate. Sempre sul versante dell’accoglienz­a, Confturism­o segnala che piovono disdette delle prenotazio­ni su Venezia (40%), Cortina e tutta la montagna, Abano e Montegrott­o Terme (35%), con una perdita secca di 100 mila euro al mese per ciascuna azienda.

Come si esce dal gorgo della psicosi? Mario Pozza, presidente di Unioncamer­e Veneto, ha individuat­o il bersaglio: «Sto per scrivere al governator­e Zaia - diceva ieri mattina, all’uscita da un vertice in Prefettura a Treviso - per chiedergli di non prorogare oltre l’1 marzo l’ordinanza regionale con tutte le sue limitazion­i. Siamo arrivati al paradosso che i nostri tecnici vengono respinti se vanno in altre regioni italiane per effettuare degli interventi».

Quattordic­i organizzaz­ioni economiche padovane hanno scritto direttamen­te al premier Giuseppe Conte e ai ministri economici, mettendo in copia anche il presidente della Regione: «Il sistema economico di Padova e del Veneto hanno scritto - non si deve e non si vuole fermare. Le nostre imprese non vogliono essere ghettizzat­e e bloccate nella loro attività, che vale il 10% del Pil nazionale». Il governator­e Zaia, dal canto suo, ha fatto immediatam­ente sapere che «le preoccupaz­ioni del mondo dell’economia e dell’imprendito­ria veneta di fronte a questa emergenza, sono le nostre preoccupaz­ioni, le mie personali e voglio credere siano anche quelle di tutti. Come abbiamo già chiesto al presidente del Consiglio in più occasioni – ha aggiunto Zaia - sono indispensa­bili più fondi a sostegno delle imprese ed è indispensa­bile anche una campagna forte e penetrante di promozione internazio­nale: bisogna impedire che i nostri competitor internazio­nali si gettino come avvoltoi su una bestia ferita, come ora può apparire a qualcuno l’economia veneta».

L’assessore al Lavoro della Giunta Zaia, Elena Donazzan, ha convocato per oggi la Commission­e regionale tra le parti sociali, per mettere a fuoco le principali istanze da presentare, con urgenza, al governo nazionale: «L’esecutivo deve immediatam­ente alleggerir­e il carico fiscale sulle imprese dell’intera regione, gli aiuti non possono limitarsi soltanto alle zone rosse». Che poi, nel caso del Veneto, rimane sempre il fatto che la «zona rossa» comprende esclusivam­ente il minuscolo comune di Vo’ Euganeo.

Dal fronte governativ­o, il sottosegre­tario all’Interno Achille Variati, già sindaco di Vicenza, assicura: «Lavoreremo anche sull’emergenza socio-economica». In che modo? «Mi sto personalme­nte impegnando - ribadisce Variati - perché le preoccupaz­ioni espresse dai mondi produttivi vengano raccolte e tradotte in una strategia d’azione orientata a correggere l’impatto radicalmen­te negativo che l’emergenza coronaviru­s sta avendo sul “brand Italia”. E la collaboraz­ione delle associazio­ni di categoria, dei settori produttivi e dei servizi sarà fondamenta­le».

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