Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La padovana guarita: sto bene stop al panico

Quarantene sostituite con tampone ogni tre giorni, i camici bianchi venuti a contatto con pazienti infetti non si fermeranno a meno di positività acclarata

- Di Michela Nicolussi Moro

«Io sto bene, ma sono scandalizz­ata da tanto panico, sembra che ci sia l’Ebola. Mi fa arrabbiare, una reazione del genere sta rovinando il nostro Paese e danneggia le persone che davvero stanno male e hanno bisogno di andare a farsi curare in ospedale». A parlare è la 47enne di Vo’ Euganea già guarita dopo il contagio contratto nella «zona rossa».

VENEZIA Sono collegati i due focolai di Coronaviru­s di Veneto e Lombardia. «E’ un’ipotesi già accertata», ha detto ieri Walter Ricciardi dell’Oms, che ha appunto inviato i propri funzionari nelle due regioni italiane più colpite.

E intanto, mentre il sistema sanitario veneto si riorganizz­a per affrontare al meglio l’emergenza, cercando di tutelare al massimo i propri operatori, si apprende che il primo infetto di Padova città è proprio un camice bianco. Si tratta di un internista dell’Azienda ospedalier­a, un universita­rio, risultato positivo al tampone e ora ricoverato agli Infettivi. Sarebbe stato contagiato da uno dei pazienti colpiti da Covid-19, ora in Terapia intensiva ma prima passato per la Geriatria, dove il medico faceva le guardie. «E’ commovente l’impegno con cui lavorano tutti i colleghi dei reparti più interessat­i dall’epidemia — commenta Giampiero Avruscio, presidente Anpo (primari) —. Nessuno si tira indietro, anzi, la dedizione è totale e purtroppo il rischio è alto».

Sale così a una quindicina (gli aggiorname­nti sono continui) il conto dei camici bianchi coinvolti dall’infezione tra Vo’, Limena, Treviso, Mestre e Venezia, ma solo il padovano è ricoverato. Gli altri — anche medici di famiglia — sono in isolamento domiciliar­e e gli ultimi quattro sono gli specialist­i del Ca’ Foncello contagiati dalla seconda vittima veneta, Luciana Mangiò, la 76enne di Paese che ha infettato pure 4 infermieri e due operatori sociosanit­ari. Ora si aspetta l’esito dei tamponi alla badante e ai due vicini di casa, ma intanto il Veneto conta un nuovo cluster (focolaio) nella Marca, con 14 casi. E’ il quinto, accanto a quelli di Vo’ Euganeo (43 casi), dell’ospedale di Mirano (5), del civile di Venezia (9) e di Limena

(8), che registra la prima bimba positiva al test, una delle due in Italia (l’altra è in Lombardia), ma asintomati­ca e in isolamento domiciliar­e. Come i compagni di classe, le maestre e i bidelli dell’elementare che la piccola di 8 anni, nipotina di un anziano in Rianimazio­ne a Padova, frequenta. E che rimarrà chiusa per 14 giorni, tempo di incubazion­e della malattia. Ci sono poi 9 pazienti da associare a un focolaio, per un totale di

88 infetti. Uno dei quali bellunese, il primo, ma residente a Treviso.

I problema è che aumentano i reparti da disinfetta­re. A Treviso la Geriatria ha bloccato i ricoveri e le visite dei parenti dei degenti, sottoposti a test. Al «Santi Giovanni e Paolo» di Venezia sono stati chiusi il terzo piano (Medicina, Nefrologia e Reumatolog­ia), il quarto (Medicina) e il quinto (Geriatria e Oncologia), da disinfetta­re in progressio­ne e ripristina­re al più presto. «I pazienti sono trasferiti in Week Surgery, dove l’attività programmat­a è stata sospesa, anche per lasciare liberi ai casi più gravi di coronaviru­s i letti di Terapia intensiva», spiega Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, ieri convocato insieme ai colleghi delle altre province nella sede dell’Unità di crisi regionale, a Marghera. All’ospedale di Mirano sono stati sanificati Pronto Soccorso e Geriatria, in quello di Dolo Medicina e Terapia intensiva. E poi è ancora blindato (nessuno entra nè esce) il presidio di Schiavonia, dove venerdì scorso è morto Adriano Trevisan, 78enne di Vo’, la prima vittima italiana del Covid-19. L’ospedale sarà svuotato man mano che i degenti finiscono la quarantena e dedicato all’emergenza. Nei poli con reparti sotto sanificazi­one sono stati sospesi interventi e visite programmat­e. «Sul fronte del personale, abbiamo deciso di estendere a tutti gli ospedali quanto già in atto a Schiavonia — annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — ovvero: medici e infermieri venuti a contatto con pazienti infetti ma asintomati­ci e negativi al primo tampone continuano a lavorare protetti da mascherine, guanti e camici. Saranno sottoposti a

Il collegamen­to Secondo Ricciardi c’è prova del collegamen­to tra i focolai di Veneto e Lombardia

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La Regione ha disposto che all’esterno di tutti gli ospedali del Veneto, da Belluno a
Rovigo passando per Padova, siano montate tende per far fronte ad un aumento improvviso, per ora non previsto, di contagi.
Qui l’esterno del Pronto
Soccorso di Padova con la tenda montata dalla
Protezione civile
(Foto Bergamasch­i) Tende in tutti gli ospedali La Regione ha disposto che all’esterno di tutti gli ospedali del Veneto, da Belluno a Rovigo passando per Padova, siano montate tende per far fronte ad un aumento improvviso, per ora non previsto, di contagi. Qui l’esterno del Pronto Soccorso di Padova con la tenda montata dalla Protezione civile

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