Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La padovana guarita: sto bene stop al panico
Quarantene sostituite con tampone ogni tre giorni, i camici bianchi venuti a contatto con pazienti infetti non si fermeranno a meno di positività acclarata
«Io sto bene, ma sono scandalizzata da tanto panico, sembra che ci sia l’Ebola. Mi fa arrabbiare, una reazione del genere sta rovinando il nostro Paese e danneggia le persone che davvero stanno male e hanno bisogno di andare a farsi curare in ospedale». A parlare è la 47enne di Vo’ Euganea già guarita dopo il contagio contratto nella «zona rossa».
VENEZIA Sono collegati i due focolai di Coronavirus di Veneto e Lombardia. «E’ un’ipotesi già accertata», ha detto ieri Walter Ricciardi dell’Oms, che ha appunto inviato i propri funzionari nelle due regioni italiane più colpite.
E intanto, mentre il sistema sanitario veneto si riorganizza per affrontare al meglio l’emergenza, cercando di tutelare al massimo i propri operatori, si apprende che il primo infetto di Padova città è proprio un camice bianco. Si tratta di un internista dell’Azienda ospedaliera, un universitario, risultato positivo al tampone e ora ricoverato agli Infettivi. Sarebbe stato contagiato da uno dei pazienti colpiti da Covid-19, ora in Terapia intensiva ma prima passato per la Geriatria, dove il medico faceva le guardie. «E’ commovente l’impegno con cui lavorano tutti i colleghi dei reparti più interessati dall’epidemia — commenta Giampiero Avruscio, presidente Anpo (primari) —. Nessuno si tira indietro, anzi, la dedizione è totale e purtroppo il rischio è alto».
Sale così a una quindicina (gli aggiornamenti sono continui) il conto dei camici bianchi coinvolti dall’infezione tra Vo’, Limena, Treviso, Mestre e Venezia, ma solo il padovano è ricoverato. Gli altri — anche medici di famiglia — sono in isolamento domiciliare e gli ultimi quattro sono gli specialisti del Ca’ Foncello contagiati dalla seconda vittima veneta, Luciana Mangiò, la 76enne di Paese che ha infettato pure 4 infermieri e due operatori sociosanitari. Ora si aspetta l’esito dei tamponi alla badante e ai due vicini di casa, ma intanto il Veneto conta un nuovo cluster (focolaio) nella Marca, con 14 casi. E’ il quinto, accanto a quelli di Vo’ Euganeo (43 casi), dell’ospedale di Mirano (5), del civile di Venezia (9) e di Limena
(8), che registra la prima bimba positiva al test, una delle due in Italia (l’altra è in Lombardia), ma asintomatica e in isolamento domiciliare. Come i compagni di classe, le maestre e i bidelli dell’elementare che la piccola di 8 anni, nipotina di un anziano in Rianimazione a Padova, frequenta. E che rimarrà chiusa per 14 giorni, tempo di incubazione della malattia. Ci sono poi 9 pazienti da associare a un focolaio, per un totale di
88 infetti. Uno dei quali bellunese, il primo, ma residente a Treviso.
I problema è che aumentano i reparti da disinfettare. A Treviso la Geriatria ha bloccato i ricoveri e le visite dei parenti dei degenti, sottoposti a test. Al «Santi Giovanni e Paolo» di Venezia sono stati chiusi il terzo piano (Medicina, Nefrologia e Reumatologia), il quarto (Medicina) e il quinto (Geriatria e Oncologia), da disinfettare in progressione e ripristinare al più presto. «I pazienti sono trasferiti in Week Surgery, dove l’attività programmata è stata sospesa, anche per lasciare liberi ai casi più gravi di coronavirus i letti di Terapia intensiva», spiega Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia, ieri convocato insieme ai colleghi delle altre province nella sede dell’Unità di crisi regionale, a Marghera. All’ospedale di Mirano sono stati sanificati Pronto Soccorso e Geriatria, in quello di Dolo Medicina e Terapia intensiva. E poi è ancora blindato (nessuno entra nè esce) il presidio di Schiavonia, dove venerdì scorso è morto Adriano Trevisan, 78enne di Vo’, la prima vittima italiana del Covid-19. L’ospedale sarà svuotato man mano che i degenti finiscono la quarantena e dedicato all’emergenza. Nei poli con reparti sotto sanificazione sono stati sospesi interventi e visite programmate. «Sul fronte del personale, abbiamo deciso di estendere a tutti gli ospedali quanto già in atto a Schiavonia — annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — ovvero: medici e infermieri venuti a contatto con pazienti infetti ma asintomatici e negativi al primo tampone continuano a lavorare protetti da mascherine, guanti e camici. Saranno sottoposti a
Il collegamento Secondo Ricciardi c’è prova del collegamento tra i focolai di Veneto e Lombardia