Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ma le imprese dicono no: «Quell’ospedale ci serve»
Salviato: «Le altre strutture a decine di km da qui»
VICENZA La conversione dell’ospedale di Santorso a struttura di riferimento provinciale per Covid-19 sta preoccupando i cittadini ma anche il mondo dell’impresa dell’Alto Vicentino, dove sono attive molte aziende. Soprattutto non capiscono perché, in questa fase di emergenza, non siano stati utilizzati a supporto gli ospedali del territorio, di Schio e Thiene, da qualche anno in funzione solo parzialmente ma in buone condizioni dal punto di vista strutturale e degli impianti. «Se qualche dipendente in questi mesi dovesse avere un malore o rimanere ferito mentre sta lavorando su un macchinario delle nostre aziende, saremmo costretti a macinare decine di chilometri per portalo a Vicenza o Bassano dove, peraltro, dovremmo percorrere la costruenda Pedemontana che è tutta un cantiere - spiega l’imprenditore Roberto Salviato -. Abbiamo dipendenti che vivono a Valli del Pasubio: sarebbe più comodo per loro rivolgersi all’ospedale di Rovereto, in Trentino, che al San Bassiano».
E intanto Renato Bertelle, avvocato di Malo, propone su Facebook l’immediata costituzione, previe sufficienti adesioni, di un «comitato contro la trasformazione dell’ospedale di Santorso», un comitato «assolutamente apolitico» - precisa - per la salvezza dell’ospedale. «Il governatore Zaia ci fa fondatamente temere di perdere per sempre il nostro ospedale, non possiamo permetterlo» tuona il legale che è pronto a contattare i sindaci dell’Alto Vicentino «chiedendo di farsi parti attive assieme al comitato per convincere Zaia a modificare la decisione».
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Se qualche lavoratore si fa male saremo costretti ad attraversare la provincia