Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un software per controllar­e i positivi

Chiuso in casa per settimane. «Vale la pena»

- Dimitri Canello

VENEZIA La Regione sta vagliando un progetto per ottenere la lettura statistica e geo-referenzia­ta dei casi confermati, una sorta di software per controllar­e i positivi al test sul modello di quello adottato in Lombardia. Nel frattempo è partita la distribuzi­one delle 300mila mascherine donate dalla Cina a Padova. Contagi e vittime, anche ieri giornata nera: 24 morti in un giorno.

PADOVA Un video su Facebook divenuto subito virale e che ha raggiunto ben presto le 3mila visualizza­zioni con decine di condivisio­ni. Il padovano Marco Zambon, 41 anni, da nove risiede a Nanjing, in

Cina, dove ha fondato una scuola chiamata «Basilico Nanjing» che offre agli iscritti corsi sia di italiano che di cinese: «Le classi sono di massimo 15 allievi – disse Zambon in un’intervista del 2014 a Il Fatto Quotidiano più agevoli da gestire rispetto ai 50 o 60 di molte altre scuole. Cerchiamo di trasmetter­e la nostra cultura e nel nostro modo di vivere, di immergerli in situazioni reali, fargli scoprire i nostri piatti e il nostro approccio alle cose».

Zambon, pur senza rilasciare nuove interviste, da mesi ripeteva agli amici padovani e italiani quello che di fatto sta accadendo ora in Italia. E cioè che il coronaviru­s sarebbe arrivato e avrebbe picchiato duro anche nel nostro Paese. E adesso ha deciso di esporsi in prima persona con un video pubblicato sulla propria pagina Facebook: «Sotto suggerimen­to di alcuni amici ho pensato di portare la mia testimonia­nza su quanto accaduto in Cina e su quanto accaduto nel Paese in cui risiedo e su quanto sta accadendo in Italia. Abito a Nanjing, città di otto milioni di persone e fortunatam­ente nel periodo in cui si è diffuso maggiormen­te il virus le persone erano nelle proprie città per festeggiar­e il Capodanno cinese. Quando si sono sviluppati i focolai, il Governo cinese ha subito chiuso Wuhan e la provincia dello Hubei, cercando di limitare il contagio con misure immediate. Da noi nel primo periodo si poteva uscire, poi piano-piano sono stati fatti chiudere aziende e negozi, poi sono rimasti aperti soltanto supermerca­ti e farmacie. Le persone

sempliceme­nte hanno obbedito. Ci si è messo un po’ a debellare il virus ma ci si è riusciti. Non è mai mancata frutta, verdura, carne e non è mai stato sospeso il delivery, ossia la consegna a domicilio».

Zambon spiega come si è comportato di fronte all’emergenza: «Come cittadino straniero non sono mai stato limitato nei miei movimenti ma vedendo che tutti stavano a casa ho pensato di fare lo stesso. Dal 29 gennaio al 17 febbraio, prima della partenza per la Thailandia (unico Paese verso cui ci si poteva muovere, ndr), sono rimasto a casa e uscivo una volta ogni due giorni, compravo quello che mi serviva e rientravo nella mia abitazione. Ho comprato dei pesi, fatto ginnastica un’ora al giorno, ho iniziato a cucinare, fatto corsi online gratuiti, ho due gatti, ho sistemato l’abitazione, sono migliorato con il cinese. Tutto sommato non mi è pesato così tanto». Il comportame­nto dei cinesi è stato esemplare: «In ogni compound non era possibile entrare se non eri residente, non era possibile uscire o se si poteva entrare ti veniva misurata la temperatur­a. Il portiere consegnava la spesa, che arrivava tramite applicazio­ne al gate di appartenen­za a chi ne faceva richiesta e c’erano interi compound blindati. Ho visto video di gente sigillata in casa per ribellione a causa di anziani che non capivano la reale portata del pericolo. Gli ospedali erano strapieni di malati». A Nanjing sta tutto tornando alla normalità: «Le scuole sono ancora chiuse – conclude Zambon - le aziende hanno riaperto, per la strada c’è un bel movimento, sta riaprendo tutto, si trovano flaconi di disinfetta­nti. In una città di otto milioni di abitanti ci sono stati 95 infetti e zero morti per coronaviru­s, sapete perché? Perché la gente è stata a casa. In Italia, se non volete portarvi avanti questa cosa fino a Natale dovete stare a casa,uscendo solo per la stretta necessità».

Zambon

Come in Cina, anche in Italia, se non volete portarvi avanti questa cosa fino a Natale, dovete stare in casa, uscendo solo per la stretta necessita

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Il video su Facebook Il padovano Marco Zambon, 41 anni

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