Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
I MASCHI ALLA PROVA DELLA CRISI
Il ciuffo ribelle del Presidente. Anche il comune soffrire tricologico rafforza l’unità d’Italia. «Giovanni, non vado dal barbiere neanch’io». Siamo tutti nella stessa barca scarruffata. Per alcuni è più dura: penso ai maschi vanitosi cresciuti a parrucchiere tutti i giorni. Per avere successo ci vuole testa, certuni sintetizzano in fresca di shampoo. Il tenero disappunto di Sergio Mattarella ha conquistato il popolo.
Come fece il papa pellegrino con la sua cartelletta nera: dentro breviario e rasoio elettrico. Un buon modo per ricordarsi quant’è bello non avere peli sulla lingua. Insomma, ormai è un destino comune: siamo tutti scarmigliati. Soprattutto gli uomini in clausura solitaria. Non sta nascendo una nuova generazione di maschi. Solo quella over sessanta è sotto mutazione. I giovani si sono già adeguati alla par condicio, avendo le rispettive signore sentenziato o così o pomì. Il destino più duro è dei molti del mitico sessantotto che adesso vivacchiano isolati in una casa che rischia di finire a quarantotto. La classe operaia è sempre andata in paradiso. Nell’inferno dello stress rimangono invece stagionati intellettuali. I perfidi che, incassando la vantaggiosa separazione dei compiti, facevano i carini con una battuta finto gentile: «Mia moglie è l’amministratore delegato della casa». In sostanza: le toccano tutte le rogne. Essendo maggiore la vita media delle donne, solo i maschietti più longevi incappano causa lutto nella quotidianità da single.
In linea di massima, usufruiscono vita natural durante di una caregiver premurosa. Consapevoli della comodità, quando la coppia scoppiava gli intraprendenti si sono arrangiati ispirandosi a Lucio Battisti: ci vorrebbe una donna per amico, ancor meglio una tuttofare esente da contributi Inps. Poi è piombata la maledizione da coronavirus. Con la cruda realtà della quarantena: chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Per chi dentro ci è rimasto da solo, è cominciata la forzata transizione: sta nascendo l’uomo (attempato) a mezzo servizio, come si diceva delle colf. L’infelice «neo casalingo», per sfuggire al destino del fai da te, si è sbrigato con il delivery a domicilio, ma presto ha capito che non si può vivere di soli rider: questione di bilancio e di bilancia. Allora, sotto con il supermercato che porta il carrello a casa, addirittura gratis agli over 65. Però, quando arriva? Causa logorante attesa, più che l’amor (proprio) potè il digiuno. Nella vita s’impara tutto (ma sarà vero?), anche a farsi due uova strapazzate, anche a preparare il ragù, persino a sbucciare le cipolle. Un ortaggio benedetto: il solitario chef piange di malinconia e loro si prendono la colpa. La transizione avanza inesorabile. Il curriculum dell’uomo tutto lavoro e niente casa si arricchisce giocoforza di nuove competenze: lavatrice sì, lavapiatti no, tanto per poche stoviglie si può fare a mano, aspirapolvere, anticalcare, brillantante. Con una scoperta travolgente: l’amministratore delegato della casa fatica più del ceo di una multinazionale. Eppure le donne hanno sempre svolto bene il doppio compito. L’epidemia falcia più i maschi delle femmine, pare siano protette dal cromosoma X e dagli estrogeni. Forse noi siamo rovinati dal testosterone. La scienza studia tutte le possibilità. La spiegazione più probabile è sempre la più ovvia: oltre che femmine sono donne.