Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Nardini, dalla grappa da bere a quella da spalmare per allontanare il virus
La distilleria: «Tremila confezioni gratis agli ospedali»
” Viscidi
Ci siamo inventati una soluzione liquida in confezione mignon, da infilare nella tasca del camice
TREVISO Di nome fa Nardini, profuma di liquore, è prodotto dalla più antica distilleria italiana, ma non si beve. Il superalcolico made in Veneto si è fatto soluzione igienizzante. Con i suoi 79 gradi si è infilato in un nebulizzato tascabile da spruzzare sulle mani e sugli oggetti per tenerli lontani dal Covid 19. I gradi contano l’anno della fondazione dell’azienda, il 1779, che negli ultimi due secoli mai avrebbe immaginato di convertire un’intera linea di produzione della distilleria trevigiana per realizzare un presidio medico chirurgico. Tutto è cominciato un mese fa, quando ospetutte dali, ospizi, e case di cura del Veneto continuavano a chiamare in azienda per ordinare bottiglie di grappa e liquori da utilizzare come disinfettanti, ormai introvabili. «Ci telefonavano in continuazione - conferma l’ad Michele Viscidi -. Allora ci siamo inventati una soluzione liquida in una confezione mignon, adatta al taschino del camice di medico e infermiere. Potranno usarla sia per le mani che per gli oggetti di lavoro. L’abbiamo dotata anche di spruzzatore». Tremila pezzi prodotti «e siamo già sommersi dalle richieste. Non sappiamo se riusciremo a soddisfarle in breve tempo». Anche perché le tremila sono già tutte in consegna. La Nardini lesta regalando all’ospedale di San Bassiano di Bassano del Grappa, dove ha sede il quartier generale dell’azienda, e all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dove si trova la distilleria. «Le chiamate i per il rifornimento di bottiglie dei nostri prodotti, da utilizzare come disinfettanti, erano arrivate anche dagli alpini- ricorda Viscidi -, quindi abbiamo rifornito subito anche la loro associazione nazionale per l’ospedale da campo di Bergamo». La composizione è stata ideata dal mastro dil’aspetto stillatore della Nardini. Nel frattempo la linea di produzione veniva riadattata in tempi record: una decina di giorni. «Abbiamo riconvertito un nostro macchinario dedicato all’imbottigliamento. Dal primo all’ultimo di noi, in azienda, abbiamo atteso la nascita dei tremila pezzi con trepidazione». Al svitare il tappo invade una fragranza d liquore Acqua di cedro, arricchita di oli essenziali e aromi naturali. Alcol etilico alla base. Ma al supermercato gli igienizzanti Nardini li vedremo? «Non lo sappiamo e ora nemmeno ci stiamo pensando. Oggi vogliamo essere utili . dice l’ad -. commerciale non è stato toccato». Flaconi da 50 millilitri, ai quali si stanno per aggiungere quelli da 80 e da 300, per l’idea analoga venuta a Labomar, azienda trevigiana che produce integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici. Anche lei riconvertita in fretta e furia nel giro di due settimane. In particolare l’ala dedicata alla cosmesi, che rimarrà così almeno fino alla fine dell’epidemia. 10 mila i pezzi già sfornati. Ma da oggi ne potrà produrre fino a 8 mila a settimana. All’interno, questa volta, un gel, sempre a base alcolica. Finirà a disinfettare gratuitamente mani e oggetti di istituzioni locali. Poi distribuito ai singoli cittadini attraverso la farmacia gestita dall’aziend, a Istrana. «Non era nei nostri piani - confida il fondatore Labomar Walter Bertin -. Ma riteniamo che chiunque debba mettere la propria struttura produttiva a servizio del bene comune».