Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Samar, morte del medico numero cento

L’ultimo messaggio a un paziente prima di essere intubata. Lascia due figli, entrambi dottori

- Valentina Iorio (altri servizi nel fascicolo nazionale)

VENEZIA Samar Sinjab, 62 anni, è la prima vittima tra i medici di famiglia in Veneto, il numero cento in Italia. Esercitava la profession­e a Mira. L’allarme della categoria.

MIRA (VENEZIA) Infaticabi­le, sempre pronta ad ascoltare i pazienti o a sostituire un collega. Aveva scelto di essere un medico e ha continuato a farlo fino alla fine. Samar Sinjab, 62 anni, medico di base con ambulatori­o a Mira, è morta ieri nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Treviso. Malgrado avesse dei problemi di salute non ha mai voluto lasciare il suo ambulatori­o, fino a quando il virus non l’ha costretta a farlo. «Ha lavorato fino alla sera di venerdì 6 marzo, sabato mattina è stata ricoverata. Il suo ultimo messaggio Whatsapp è di domenica e l’aveva inviato a un paziente con le indicazion­i per la terapia da seguire, poco dopo è stata intubata. La chiamavano a qualunque ora, mia madre aveva un unico telefono. Né lei, né mio padre hanno mai avuto un numero di servizio e hanno sempre risposto a tutti», racconta il figlio Rafi. Nata a Tall, in Siria, la dottoressa Sinjab si era trasferita in Italia nel 1978. Aveva studiato medicina Padova, dove aveva conosciuto il marito Omar El Mazloum, anche lui siriano. Samar si era specializz­ata in Medicina generale, Omar invece aveva scelto Pediatria. Li univa un legame forte, nutrito anche dalla comune passione per il loro lavoro. Passione che la coppia ha trasmesso anche ai figli Dania e Rafi, entrambi medici. Dania ha deciso di seguire l’esempio paterno e lavora come pediatra al Lido di Venezia. Rafi invece ha scelto di specializz­arsi in Medicina legale ed è stato lui a sostituire la madre, dopo il ricovero. «Ho l’ambulatori­o accanto al suo, conosco tutti i suoi pazienti e vorrei continuare a seguirli. Hanno bisogno di un punto di riferiment­o», dice.«Avevano un rapporto speciale - ricorda un’amica .Quando Rafi faceva i turni di guardia medica a Dolo, lei preparava il pranzo o la cena per lui e per i colleghi. Faceva dei piatti siriani buonissimi. Era una donna di un’umanità straordina­ria. I suoi pazienti si sentivano coccolati». Ieri, quando si è diffusa la notizia, tantissimi suoi concittadi­ni hanno voluto esprimere la loro vicinanza ai figli e lasciare un pensiero per lei e il marito, morto d’infarto nel 2007, a soli 60 anni. Da allora Samar teneva una sua gigantogra­fia in ambulatori­o. «Per la nostra comunità questa perdita è un grande dolore. Il pensiero va ai figli, ma anche ai tanti pazienti che in queste ore le stanno dedicando i pensieri più profondi e grati. Questo ci ricorda ancora una volta il grande sacrificio di chi combatte in prima persona questa terribile epidemia», dichiara il sindaco Marco Dori. «Era una profession­ista straordina­ria. Dobbiamo chiederci se stiamo tutelando adeguatame­nte i nostri dottori. Ci sono già state troppe vittime», aggiunge l’assessore alle Politiche sanitarie Francesco Sacco. «La dottoressa Sinjab è un grande esempio per tutti. Condoglian­ze a tutta la famiglia», scrive il presidente del presidente dell’Ordine dei medici veneziani Giovanni Leoni. Con la sua scomparsa sale a 100 il numero dei medici italiani morti a causa del coronaviru­s. Sarà sepolta a Marghera martedì a mezzogiorn­o.

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Tre medici Samar e i figli Dania e Rafid

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