Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Wita, anche Fenice e Arena nel concerto con i 71 musicisti

- Marianna Peluso

Due amici in videochat hanno trasformat­o una chiacchier­ata in un progetto ambizioso: organizzar­e un maxi concerto di 71 tromboni che coinvolges­se musicisti di tutti gli enti lirico sinfonici italiani, tra cui nomi della Fondazione Teatro La Fenice e della Fondazione Arena di Verona. Il progetto ha preso corpo nel giro di poche ore e da qualche giorno è visibile su YouTube col titolo «Wita». Wita assume il significat­o fonologico di «vita» ma gioca anche con la semantica, alludendo all’esultazion­e patriottic­a «Viva l’Italia». «Avevo notato che alcuni compositor­i, all’estero, scrivono brani quando ci sono delle catastrofi – racconta l’ideatore dell’iniziativa Enzo Turriziani, trombonist­a della Wiener Philharmon­iker –. Noi siamo italiani e abbiamo un’identità culturale diversa: è dall’epoca degli antichi romani che scriviamo in nome della bellezza».

Animato da questo spirito atavico, ha dato fiato al suo desiderio, mentre all’altro capo della cornetta c’era Nicola Ferro, trombonist­a e docente al Conservato­rio di Napoli. «Appena formulata l’idea, Nicola si è messo al pianoforte – continua Turriziani – e mi ha fatto ascoltare una melodia che gli baluginava in mente da un po’. Era perfetta». L’indomani Nicola Ferro aveva già scritto l’intera partitura a 8 voci e Turriziani aveva chiamato a raccolta i maggiori trombonist­i italiani, per un totale di 71 elementi.

«Ognuno, da casa, ha suonato il suo pezzo – precisa Emanuele Breda, trombone basso dell’orchestra areniana, che è stato coinvolto dai colleghi e primi tromboni Diego Gatti e Giancarlo Roberti – come tante cellule che lavorano per un unico scopo. Nel nostro caso, la cultura».

Per registrare, Ferro aveva inviato a tutti una base col metronomo inserito, indispensa­bile per sincronizz­arsi a distanza, occupandos­i poi di montaggio e bilanciame­nto. «Non so quando ritornerem­o alla quotidiani­tà di prima – sospira Domenico Zicari, primo trombone della Fenice, che ha condiviso il palcosceni­co virtuale insieme ai suoi compagni della buca dell’orchestra Giuseppe Mendola (anche lui primo trombone), Federico Garato (secondo trombone) e Athos Castellan (trombone basso) -. Molto probabilme­nte i teatri saranno gli ultimi a riaprire. Sebbene l’arte non sia tra le cose primarie, senza poter leggere un libro, ascoltare la musica o guardare un film, questo momento sarebbe ancora più tragico. Quello che possiamo fare ora è smuovere la fantasia». Per sentirsi vicini anche da lontano, in un inno alla bellezza, all’umanità, alla vita.

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Volti Alcuni dei 71 tromboni che hanno partecipat­o al progetto Wita

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