Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Zaia: mezzo Veneto già aperto
Alle fabbriche servono 2 milioni di mascherine. Il ministro nomina Mantoan commissario delle Regioni per il Covid
VENEZIA La risposta del governo alla lettera delle Confindustrie del Nord sulla fine del lockdown è lapidaria; «Prima la salute». Il governatore Luca Zaia, poi, sottolinea: «In Veneto il 60% delle attività produttive sono aperte. Ora via l’ordinanza che impone la confisca di mascherine non destinate alla sanità». Intanto Domenico Mantoan diventa commissario di Agenas.
VENEZIA La risposta del governo alle quattro Confindustrie del Nord sull’addio al lockdown non avrebbe potuto essere più laconica. Né più inequivocabile: «Il governo ha le idee chiare: dobbiamo mettere in sicurezza la salute degli italiani». A parlare è Francesco Boccia, ministro degli Affari regionali e pontiere, in queste concitate settimane, fra Roma e le Regioni. Boccia ha detto di comprendere le esigenze degli imprenditori, «ma ci sarà una valutazione scientifica e delle cabine di regia con Anci e rappresentanti delle parti sociali, in cui Confindustria potrà dare il suo contributo». Insomma, calma e gesso che non si è ancora oltre il guado. E, per essere precisi, l’ultimo studio della Fondazione
Einaudi ha spostato in là il DDay a zero nuovi contagi: per il Veneto, al momento, sarà l’8 maggio, un giorno dopo l’Emilia Romagna, due giorni prima della Lombardia.
Ieri il governatore Luca Zaia ha rotto gli indugi: «Il lockdown in Veneto non c’è più. Se non ci sono impedimenti di natura scientifica, bisogna affrontare il problema per la riapertura. Pongo però un’altra questione: oggi è innegabile che il Veneto è già parzialmente aperto, direi al 60%. Non siamo ipocriti: prendiamo atto che il lockdown non c’è più. Non sono arrabbiato con le imprese, dico semplicemente com’è. È ora di capire come far riaprire gli impianti rimasti chiusi». E qui ci si scontra con il primo, imprescindibile, scoglio: i «dpi», quei dispositivi di protezione individuale, dalle mascherine ai calzari, indispensabili per lavorare in sicurezza. «C’è un’ordinanza che prevede la confisca di tutti i dispositivi non indirizzati alla sanità. Toglietela. Se vogliamo far ripartire questo Paese la prima cosa da fare. Gli imprenditori continuano a chiedermi dove possono trovare i dpi e sono disposti a comprarsi anche i test ma finché quell’ordinanza sulle confische, che aveva senso settimane fa ma oggi non più, non potremo far ripartire il motore del Paese».
Sì, perché se sulla certezza dei test sierologici come «patente di immunità» c’è ancora qualche dubbio, resta solo lo scudo fondamentale dei dpi.
Al momento, spiegano i dati camerali, è al lavoro circa un milione di persone, restano chiuse 242 mila aziende per 972 mila addetti. In sintesi dopo il lockdown serviranno circa due milioni di mascherine al giorno. E a chi spera si possano «bollire» quelle «riutilizzabili», Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici, risponde secco: «Le mascherine lavabili o da far bollire sono una fake news. Un mascherina professionale dura al massimo otto ore». E i conteggi diventano da brividi. Impensabile arrivare a un approvvigionamento men che all’ingrosso.
Intanto, sono una quarantina le aziende in via di riconversione per produrre dpi in Veneto, tutte in attesa dei test sui materiali da parte dell’università di Padova per poi procedere con l’autocertificazione in deroga. Altre come la Tessitura Monti si è già riconvertita e produce mascherine. Perché, spiega Confindustria, l’unica via, se le cose rimarranno così, sarà puntare all’autosufficienza. Le imprese premono e ieri anche i costruttori di Ance si sono uniti all’appello di Confindustria per riaprire.
I sindacati, invece, tengono duro sulla sponda «Prima la salute». «Salute e ripresa economica devono andare avanti di pari passo - commenta Gerardo Colamarco, segretario regionale Uil - domani (oggi ndr) avremo un incontro con Vittorio Zappalorto che coordina le 7 prefetture venete e con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Metteremo sul tavolo soprattutto due temi: la sicurezza del trasporto pubblico che va potenziato in entrata e uscita dei turni delle fabbriche e l’attenzione ai piccoli artigiani: per loro la fornitura di dpi dovrebbe arrivare dagli Enti bilaterali, questa sarà la nostra proposta». A dare una mano alle aziende c’è, infine, la tecnologia. La startup Blimp («Fabbrica delle imprese») ha ritarato il suo sistema di intelligenza artificiale, già utilizzato all’ultimo Vinitaly, ribattezzandolo Beat-19, vale a dire «Batti il (Covid) 19). Si tratta di un software per telecamre a infrarossi in grado di interpretare in fabbrica immagini in tempo reale e dare l’allarme in caso di assembramenti o di mascherine rimosse.
” Il governatore In Veneto già aperto circa il 60% ma servono milioni di mascherine al giorno