Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il re del Catajo rompe la gabbia: «Il gelato e siamo liberi? Ora basta»
TREVISO «Beh, intanto cominciamo smettendo di chiamarmi mister Vileda, perché non lo sono. Per Vileda ho fatto dei progetti ma ero e resto un imprenditore del settore cleaning, in particolare per i grandi ambienti, quindi le aziende...». Sergio Cervellin, padovano di Villa del Conte, casa da anni a Castelfranco, è l’uomo che ha prima comperato e poi ridato splendore al castello del Catajo, a Battaglia Terme. Di lui si conosce anche la passione per la canzone romantica: come Sergio Cerve, nome d’arte, ha accompagnato Fausto Leali nell’ultimo tour a Nordest. Oggi, però, le canta al governo...
Sergio, la quarantena ha portato nuovi progetti?
«No, però sono riuscito a stare a casa per cinquanta giorni, in salotto, a pensare e a vedere quanto male faccia all’Italia questo virus ipotetico...».
Perché dice ipotetico?
«Ciascuno ha la sua versione su quanto possa essere aggressivo. Non sono medico nè virologo e mi limito a constatare che sono morte meno persone che in altri anni (lo studio Istat, del 4 maggio scorso, sull’impatto dell’epidemia da Covid-19 sulla mortalità in Italia contiene dati differenti, ndr) mentre si è fatto di tutto per far morire un’economia».
Pulizie e sanificazioni: il settore tirerà per forza di cose. Pronto a ripartire con la sua impresa?
«Dipende sempre da quando ci “sgabbieranno”, scriva così, da questa quarantena, che non è ancora finita. Stanno mettendo in croce le aziende, che non hanno ancora linee guida chiare per ripartire in sicurezza. Non riesco a capire perché bar, ristoranti, parrucchieri e simili non possano ancora ripartire...».
É arrabbiato...
«Molto. Il mondo è fatto di soddisfazioni e ricchezze. Non ci possono accontentare col via libera per prendere un gelato fuori dalle mura...».