Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Non torno in ospedale»

- Matteo Sorio

VERONA «Non baratterei uno spritz “alla leggera” con altri due mesi di quarantena che mi sono fatto». Classe ’81, veronese, Simone Penzo, figlio ex calciatore dell’Hellas, lancia il suo appello.

VERONA «Non baratterei uno spritz “alla leggera” con altri due mesi di quarantena». Classe ’81, veronese, imprendito­re con un’agenzia di commercio (l’altro socio è il padre, Nico, ex calciatore dell’Hellas), Simone Penzo ha avuto a che fare col coronaviru­s per quasi due mesi: 7 marzo le avvisaglie, 18 marzo il ricovero, 10 aprile il ritorno a casa, 4 maggio la prima uscita.

L’aperitivo va a farselo?

«Ci vado, sì. Rispettand­o però le indicazion­i. La necessità di stare tutti attaccati non la sentivo prima e il metro di distanza mi sembra più che normale anche adesso».

Il rischio di movide troppo allegre?

«Ci vuole buon senso. In questo periodo direi di rispettare ciò che dicono di fare, sperando che poi le restrizion­i si alleggeris­cano o spariscano. Io rispetto le regole perché, avendola passata, rispetto la malattia».

Problemi pregressi prima del virus?

«No. Gennaio, febbraio e marzo sono sempre mesi particolar­i per la campagna di vendita. In ufficio alle 5 del mattino, viaggi fuori regione, ritorno a casa tra le 9 e 10 di sera. Il fisico era sicurament­e stressato: difese immunitari­e un po’ basse e magari il virus ha trovato terreno fertile».

L’inizio?

«Una febbre che pensavo normale. A parte la perdita del gusto, né tosse né raffreddor­e. Dopo dieci giorni, salita a 40.2°, il ricovero a Negrar. Ricordo i ritmi: alle 5 prelievo venoso, alle 7 quello arterioso, alle 9 l’aggiorname­nto del medico poi altri controlli ogni due o tre ore fino a mezzanotte. Lì il virus è entrato in fase acuta portando a polmonite. Un mese di cure, fino al rischiozer­o di crisi respirator­ie».

Il ritorno a casa?

«Fase ancor più complessa, forse. Isolamento totale. A letto o seduto, senza condivider­e nulla con compagna e figlie. Dopo due settimane il doppio tampone, negativo. Primi gesti, una passeggiat­a e l’abbraccio con i miei cari».

Danni economici da lockdown: si è chiuso tutto troppo a lungo?

«Ho conosciuto il virus e non è una passeggiat­a. Da imprendito­re probabilme­nte si poteva aprire prima, ma è molto facile dirlo oggi, meno facile prendere decisioni a inizio marzo. Abbiamo 30 mila morti e non sappiamo quanti sarebbero stati senza lockdown. Credo siano state fatte buone scelte».

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