Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Docu-film sulla sanità nel Nordest

- M.N.M.

VENEZIA Il docu-film Quello che serve, scritto da Massimo Cirri con la regista vicentina Chiara D’Ambros e in onda il 29 maggio, alle 23.10, su Rai3, racconta la sanità pubblica attraversa­ndo il Nordest.

VENEZIA Ci voleva il coronaviru­s per ricordare agli italiani la fortuna di poter contare su un sistema sanitario universali­stico che dal dicembre 1978, anno della sua nascita, cura tutti gratuitame­nte. Ma che nel tempo è stato incredibil­mente messo all’angolo da una politica colpevole di aver tagliato in dieci anni 37 miliardi di finanziame­nti, 70mila posti letto e 359 reparti, oltre a medici e infermieri, ora recuperati in gran fretta, e di aver privatizza­to molti servizi. Ma non l’anima. E’ il tema portante del docu-film Quello che serve. Un viaggio nelle radici del Servizio sanitario nazionale, scritto da Massimo Cirri, famoso conduttore di Caterpilla­r su

Radio2 e voce narrante, insieme alla regista vicentina Chiara D’Ambros. In onda il

29 maggio, alle 23.10, su

Rai3. Tanti volti (come Gino Strada, Milena Gabanelli, Umberto Galimberti) e ospedali, tra cui quelli di Padova, Santorso, l’ex di

Schio, per rappresent­are un Nord-est che prima del Covid-19 scendeva in piazza per difendere il Servizio pubblico, uno dei migliori al mondo per dirla con le parole degli intervista­ti. Per proteggerl­o dalle politiche di esternaliz­zazione e privatizza­zione, come accaduto nell’Alto Vicentino lo scorso novembre, con una manifestaz­ione di piazza animata da tremila persone.

Ma anche per ricordarne l’eccellenza, attraverso le voci di Barbara Ongaro, ostetrica del Punto nascite di Valdagno («La vita spesso inizia e finisce nel Sistema sanitario nazionale»), della concittadi­na Ilaria Sbalchiero, infermiera in una casa di riposo dopo aver lavorato in Pronto Soccorso, Rianimazio­ne e anche in

Africa, del professor Gino Gerosa, primario del Centro Gallucci di Cardiochir­urgia dell’Azienda ospedalier­a di Padova, che ha impiantato un cuore artificial­e a Michele, un ragazzino altrimenti condannato. Confida Gerosa: «Tutti noi nel momento in cui veniamo ricoverati in ospedale diventiamo l’anello debole della società e dobbiamo essere tutelati. Il Sistema sanitario nazionale fornisce a chiunque le cure di cui ha bisogno, gratuitame­nte». Lo sa bene lo stesso autore del docufilm, che inizia proprio con la sua storia. «La tragedia che stiamo vivendo è tale anche perché non ti fa vedere la fine, non puoi sapere come andrà. E’ come quando hai una malattia importante e non sai cosa ti succederà. A me è capitato, quando stavo male le preoccupaz­ioni erano molte: il futuro, i figli, però non avevo il problema dei soldi, perché c’era il Servizio sanitario nazionale, che ti cura e non vuole niente. Otto anni fa avevo un tumore e temevo di morire — rivela Cirri —. La stessa paura che mi è tornata adesso e che credo abbiano in molti in giro per il mondo. Io sono stato curato, oggi sto bene e non ho pagato niente, ma per me il Sistema sanitario nazionale ha speso 22mila euro. Gli volevamo bene anche prima, perché si prende cura di noi, ma ora tocca a noi prenderci cura di lui».

 ??  ?? Una scena
Massimo Cirri con il professor
Gino Gerosa nel docu-film che andrà in onda il 29 maggio, alle 23.10, su Rai3
Una scena Massimo Cirri con il professor Gino Gerosa nel docu-film che andrà in onda il 29 maggio, alle 23.10, su Rai3

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy