Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ha ucciso l’ex, rischia la scarcerazi­one

È il timore dei genitori di Marianna Sandonà: «Sarà giustizia solo con l’ergastolo»

- Centin

VICENZA Chiedono giustizia per la figlia, Marianna Sandonà, uccisa a Montegalde­lla con 19 coltellate dall’ex Luigi Segnini, che ha ferito anche l’amico e collega di lei, Paolo Zorzi. E per giustizia i genitori intendono l’ergastolo anche ora che il gup ha concesso al camionista il processo con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di pena. Ma i genitori della 43enne temono anche che l’uomo possa uscire dal carcere. Intanto chiedono un risarcimen­to di 1,3 milioni.

VICENZA Chiedono giustizia per la figlia, Marianna Sandonà, uccisa quasi un anno fa a Montegalde­lla con 19 coltellate dall’ex convivente Luigi Segnini, che ha ferito anche l’amico e collega di lei, il padovano Paolo Zorzi. E per giustizia i genitori intendono l’ergastolo, anche ora che il giudice per l’udienza preliminar­e Massimo Gerace ha concesso al camionista 39enne di essere processato in autunno con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna (quando una recente legge ha stabilito che non sia ammesso l’abbreviato per i delitti punibili con il carcere a vita). Ma i genitori della 43enne di Grisignano temono anche che l’uomo possa uscire dal carcere di Padova in cui è recluso, quello da cui mercoledì si è collegato in videoconfe­renza con il tribunale di Vicenza dove si è tenuta un’udienza fiume. «La paura della famiglia e di Zorzi è che Segnini possa essere scarcerato» fa sapere l’avvocato Giuliano Tiribilli che assiste i parenti della vittima. Un rischio concreto se la procura ricorresse in Cassazione e si vedesse annullare dalla Suprema Corte l’ordinanza del gup Gerace: si tornerebbe infatti alla fase precedente, con i termini di custodia cautelare (di un anno) già scaduti. Un’ordinanza, quella di mercoledì, inattesa. Che ha di fatto escluso il rischio, per Segnini, accusato di omicidio e tentato omicidio, di dover affrontare un processo pubblico (e non rapido) di fronte alla Corte d’Assise. Rimandando l’eventuale riconoscim­ento delle aggravanti contestate dal sostituto procurator­e Hans Roderich Blattner (premeditaz­ione, futili motivi e l’avere agito con crudeltà) nell’udienza di novembre. Aggravanti che avrebbero fatto la differenza. Il ragionamen­to del giudice Gerace è infatti che il reato di omicidio non sia punito in partenza dall’ergastolo, ma solo con la contestazi­one delle aggravanti, in questa fase contestazi­oni della procura. «Siamo rimasti spiazzati dall’ordinanza perché a nostro avviso dalla lettura del codice non è prevista» continua il legale, che fa sapere come l’interesse dei genitori di Marianna Sandonà è «che Segnini abbia il massimo della pena». Perché per loro questo significhe­rebbe giustizia.

Madre e padre si sono costituiti parte civile chiedendo 500mila euro ciascuno, il figlio e fratello della vittima invece 300mila. Un totale di 1,3 milioni che probabilme­nte rimarranno sulla carta. Con la raccomanda­zione che quanto verrà liquidato debba andare in primis a Zorzi, il quale si è riservato di quantifica­re il risarcimen­to danni. Lo scorso 8 giugno il padovano era stato raggiunto da due coltellate sferrate da Segnini. Doveva solo fare da testimone: assistere alla restituzio­ne di ciò che era rimasto in casa del camionista. Che non sarebbe del tutto sano di mente stando alla perizia depositata dai suoi avvocati Paolo Mele junior e Lorenzo Pellegrino: per lo specialist­a soffre infatti di una seminfermi­tà mentale.

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