Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Caos sui treni, «svuotati» dalla polizia

Il governator­e: si torni alla capienza piena

- di Martina Zambon

VENEZIA I pendolari e i primi turisti diretti a Venezia su treni dimezzati dalle regole del distanziam­ento sociale. E’ stato questo mix, ieri, specie lungo le direttrici per Venezia, a far esplodere il caos sui treni. Migliaia i passeggeri rimasti a terra, a Treviso è dovuta intervenir­e la Polfer. Zaia: «Ripristina­te la piena capienza».

VENEZIA C’è chi, all’alba di ieri, si è visto sfrecciare davanti la bellezza di quattro convogli regionali che a Noale, come in tante altre stazioni venete, hanno tirato dritto. Erano già carichi di gente diretta a Mestre e Venezia. «Carichi» al

50% secondo le linee guida di distanziam­ento sociale sui trasporti. Complice il lungo ponte del 2 giugno, il trasporto su ferro è andato in tilt. A Treviso è dovuta intervenir­e la Polfer per «svuotare» un treno troppo affollato facendo scendere i passeggeri. Con il paradosso di altri convogli, in orari meno gettonati, che hanno viaggiato semivuoti. Una seccatura per i turisti (quasi tutti veneti) ma un problema serio per chi lavora.

È capitato, appunto, a Noale, lungo la linea Bassano-Venezia con i treni delle 7.30, 8,

8.30 e 9 che non si sono fermati. Soltanto alle 10 sono comparsi due bus sostitutiv­i. Un’odissea. Problemi sono stati segnalati anche a Padova e Vicenza mentre già sabato scorso Verona aveva vissuto ore di passione con treni fermati alla seconda stazione cittadina e svuotati dagli uomini della Polfer. Trenitalia spiega che ha moltiplica­to gli sforzi: ieri sono stati approntati sei autobus sostitutiv­i e cinque treni straordina­ri al mattino, altrettant­i nel pomeriggio. Per oggi la previsione è di aumentare ulteriorme­nte l’offerta che nei 4 giorni di ponte ha restituito immagini impression­anti di pendolari ammassati l’uno sull’altro sulle banchine in attesa del treno: la quintessen­za dell’«assembrame­nto». Come è accaduto anche domenica intorno alle 20 sui binari riservati al trasporto regionale sulla linea per Bassano. Una débâcle che fa alzaha re la voce alla Regione. Sia l’assessore regionale ai Trasporti, Elisa De Berti, che il presidente Luca Zaia sbottano «così non si va avanti, con la riapertura delle scuole sarà il disastro. Va rivisto il droplet, la distanza di un metro sui mezzi pubblici». Zaia spiega che la richiesta al governo sarà «di poter salire usando la mascherina, secondo la capacità di omologazio­ne dei posti sui convogli». Zaia annuncia che porrà la questione «ai presidenti delle altre Regioni» per «rivedere il Dpcm relativo al trasporto pubblico».

«È ragionevol­e pensare che se non c’è distanza sociale si deve indossare la mascherina. Se dal 13 aprile negli ambienti di lavoro si deve mantenere la distanza di un metro senza portare la mascherina, se in auto è impossibil­e rispettare il metro di distanza per cui la si indossa perché non possiamo fare lo stesso in treno?». Del resto, a chi invoca più treni, la Regione fa sapere che le tratte della rete regionale sono già sature, non a caso il quadruplic­amento della Tav consentire­bbe di dedicare la linea storica al traffico pendolari. E i sistemi di distanziam­ento necessari fra un treno e l’altro non permettono di metterne altri in pista. Tanto più, spiega Trenitalia, che di «materiale rotabile» non ne avanza poi molto. «Solo domenica sono stati usati 23 treni straordina­ri - quasi urla De Berti - mi sto sgolando da due mesi a dire che il tpl (trasporto pubblico locale ndr) sarebbe deflagrato ma il tema non appassiona i romani. Forse nemmeno il ministro Paola De Micheli che come assessori ai Trasporti siamo riusciti a incontrare una sola volta in 100 giorni di emergenza». De Berti non nasconde la rabbia. Sullo sfondo c’è la questione dei fondi per il tpl. Il governo anticipato parte del fondo ordinario aggiungend­o 500 milioni di cui al Veneto arriverann­o 50 milioni. «Peccato che da questi, che in teoria dovrebbero bastarci fino a dicembre - sbotta De Berti - circa 20 andranno per ristorare gli abbonament­i su ferro, gomma e acqua non goduti a marzo e aprile, in teoria sempre da lì dovremmo coprire anche i 5 milioni persi dal servizio privato Alilaguna che collega Venezia all’aeroporto. Solo in Veneto servirebbe il triplo di 50 milioni: 150». Non a caso Zaia ammonisce: «Si sta creando una voragine di oltre 100 milioni di euro. Trenitalia è in forte difficoltà e rischiano di non arrivare i 78 treni pattuiti per i prossimi anni». L’accordo di co-finanziame­nto per i nuovissimi convogli Pop e Rock, infatti, si basava su un sistema virtuoso di bigliettaz­ione e flussi di domanda che con i posti sui treni dimezzati è impossibil­e mantenere». Intanto, Oltralpe, la Francia annuncia che da metà giugno consentirà ai treni di tornare a viaggiare normalment­e.

Va all’attacco l’opposizion­e con Erika Baldin, consiglier­e regionale M5s: «Il Veneto affronti la battaglia del tpl come ha affrontato quella delle terapie intensive. Allora non ci siamo rassegnati al fatto che non c’erano ventilator­i, adesso non bisogna limitarsi a dire che non ci sono treni e aspettare che Roma salvi capra e ca

Zaia Con le scuole rischiamo un caos planetario sui trasporti

De Berti Dei 50 milioni che avremo, 20 saranno per restituire gli abbonament­i

voli». Non ci sta De Berti che specifica come le tratte della rete siano già sature. La Regione rammenta anche il raddoppio della Maerne-Castelfran­co in cui si è sostituita a Rfi arrivando già al progetto definitivo e, con lo stesso schema, a quello preliminar­e per la Castelfran­co-Bassano. Ma l’assessore De Berti, fa sapere Palazzo Balbi, attende dal 5 novembre scorso d’essere ricevuta dal ministro De Micheli per discutere di questa e altre partite. Sulle nuove linee, in più, i nuovi sistemi di distanziam­ento permettere­bbero di cadenzare i treni ogni 4 minuti. «Ciò che amareggia - conclude De Berti - è che ad essere penalizzat­e siano le regioni virtuose, quelle il cui tpl si basava in larga parte sulla bigliettaz­ione: tutto il Nord e anche il Lazio. Così sarà inevitabil­e l’utilizzo dell’auto con il risultato di vedere il ponte della Libertà già chiuso alle 10.30 di mattina. La distanza droplet va rivista, si iniziasse almeno a togliere il distanziam­ento fra nuclei familiari». I dati, a oggi, parlano di un’offerta su ferro del 65% e una domanda del 25% rispetto al pre Covid. Dal 14 giugno l’offerta arriverà all’85%. «Ma si continua a lavorare in perdita» chiude De Berti.

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Venezia, stazione di
Santa Lucia, un «assembrame­nto» di persone in attesa di salire su treni dalla capienza dimezzata
Il paradosso Venezia, stazione di Santa Lucia, un «assembrame­nto» di persone in attesa di salire su treni dalla capienza dimezzata
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