Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Le ultime ore di Berlinguer «Cambiò la politica»

Esce «Eppure il vento soffia ancora» (Utet), scritto da Ruzzante con Martini La morte a Padova nell’84 del leader Pci: il racconto dei protagonis­ti dell’epoca

- Coltro

Può essere vivissimo un libro che racconta una morte? Questo lo è, e oltre alla bravura degli autori, c’è un motivo fondamenta­le: parla di Enrico Berlinguer, e abbiamo detto tutto. Il segretario del Pci morto a Padova l’11 giugno 1984, morto quasi in pubblico dopo quel malore – un’emorragia cerebrale – durante il suo comizio in piazza dei Frutti, è passato alla storia, ma per sua e nostra fortuna resta ben dentro la cronaca, anche dopo 36 anni. Perché Berlinguer, come persona soprattutt­o, si è trasfuso allora in migliaia di persone che ancora vivono, testimonic­ompagni che ne tengono vivo il Dna, nei tempi mutati sì ma nei principi che, almeno quelli, non dovrebbero mutare. E questa vivezza si respira ad ogni pagina di Eppure il vento soffia ancora, scritto da Piero Ruzzante con Antonio Martini, che arriva in libreria oggi, edito da Utet. Ruzzante aveva 21 anni, compiuti proprio in quei giorni nei quali «la politica italiana cambiò per sempre». Il che significa che senza Berlinguer non è più stata la stessa, e che il peso - etico e politico - di quel sardo di cinquanta chili che «fisicament­e e psicologic­amente era adatto a fare il biblioteca­rio. È andato a scegliere il mestiere più folle rispetto alla sua indole» era enorme e, diciamolo, non sostituibi­le. Il giovane Piero, allora nella

Fgci, la gioventù comunista, avrà una brillante «carriera» nel Pci, fino a diventare deputato a 32 anni; oggi è consiglier­e regionale a Venezia per Articolo Uno- LEU, ed è diventato ufficialme­nte uno storico, laureato con questo libro che è stata la sua tesi. Ma se pensate che qui dentro ci siano i limiti formali e insomma le angustie di un lavoro accademico, proprio non ci siete.

È come se la forza di Berlinguer - dopo un terzo di secolo! - avesse intriso ogni pagina. E così ci troviamo sotto gli occhi un vero e proprio instant book, forse l’unico che mancava nella vasta bibliograf­ia (una trentina di libri) che si è occupata del leader comunista. I cinque giorni di agonia a Padova, dalla piazza ad una camera del Plaza alla rianimazio­ne dell’ospedale giustinian­eo, ruotano tutti attorno alle vite degli altri, perché la vita di Berlinguer stava sparendo, lui era incoscient­e fin da quasi subito. Macché mal di stomaco: i conati di vomito sul palco, la difficoltà di parlare e di stare in piedi, erano ben altro.

Il primo a capirlo, subito, accanto al letto del Plaza, fu Giuliano Lenci, «l’unico primario comunista di tutto il Veneto», strisciand­o un dito sulla pianta del piede sinistro, la manovra di Babinski. Via via, subito in ospedale, perché c’era un’emorragia cerebrale, a Berlinguer s’era spappolata l’arteria mediana del cervello. Viene operato meno di due ore dopo il malore e comincia l’altalena di speranze e timori,

si trasformer­à in un conto alla rovescia. Ma non solo per Berlinguer: per Padova innanzitut­to, teatro casuale e involontar­io di una tragedia; e per tutt’Italia subito dopo; e per la politica, peraltro sullo sfondo e sovrastata dall’ondata di partecipaz­ione e commozione popolare. Piero Ruzzante c’era, ha visto e vissuto quei lunghi momenti ed è riuscito a fare un film scritto. Da cronista, innanzitut­to: ci sono i nomi di mezza Padova, la città può riconoscer­si nelle sue persone, molte ancora vive, che hanno scritto senza saperlo un pezzo di storia della città. Totalmente scevro di retorica, il libro parla di sentimenti forti attraverso i fatti, gli episodi, gli atteggiame­nti. Perfino le suore del convento di via Beato Pellegrino varcano, titubanti?, la soglie della Federazion­e comunista solo per dire «preghiamo per la sua vita».

Mille aneddoti, nel fiume in piena di una cronaca in diretta che quando serve si apre agli approfondi­menti: l’ascesa politica di Berlinguer, le sue idee in progress, quella serietà figlia dell’etica merce rara. Ruzzante ha scavato negli archivi, ha letto la corrispond­enza privata del segretario Pci, e documenti inediti, ha guardato fotogramma per fotogramma il film dei funerali a San Giovanni: più di un milione e mezzo di persone, mai visto prima nella storia della Repubblica. E ci restituisc­e il tutto senza dimenticar­e l’umanità: che, in fondo, è la grande scoperta di questo libro.

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Berlinguer subito dopo il malore
Memoria Enrico Berlinguer subito dopo il malore

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