Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’ultimo colpo di testa di Maniero denuncia la direttrice del carcere
L’ex boss scrive ai pm: «Prigione gestita da persone pericolose». Intanto a Brescia respinta la ricusazione del giudice: oggi la sentenza per le botte alla compagna
VENEZIA Oggi è il giorno in cui Felice Maniero conoscerà il suo destino. Il presidente della Corte d’Appello di Brescia ha rigettato la richiesta di ricusazione del giudice, che era stata avanzata dall’ex boss della Mala del Brenta la scorsa settimana, nel corso del processo che lo vede imputato per i maltrattamenti (anni di botte e umiliazioni) alla compagna. E questo significa che il procedimento può continuare: questa mattina, dopo aver ascoltato le eventuali repliche dell’accusa, il giudice Roberto Spanò emetterà il suo verdetto.
La condanna appare scontata, visto che lo stesso Maniero aveva ammesso di aver schiaffeggiato e spinto «in un paio di occasioni» la sua ex compagna. Resta da capire fino a che punto verrà presa per buona la ricostruzione del pubblico ministero Lorena Ghibaudo, che ha chiesto dieci anni di carcere, ridotti a sei anni e otto mesi per la decisione di procedere con rito abbreviato.
Faccia d’Angelo aveva accusato il giudice di Brescia, Roberto Spanò, di essere prevenuto nei suoi confronti e di considerarlo mentalmente instabile, visto che aveva ventilato l’ipotesi di una perizia psichiatrica. «Mi ha bullizzato» era stato l’affondo rivolto al magistrato.
Il presidente della Corte d’Appello ha impiegato pochi giorni per vagliare le insinuazioni di Maniero, arrivando a stabilire che il processo può andare avanti perché - si legge nell’ordinanza di rigetto «l’ipotesi di procedere a perizia psichiatrica è stata coltivata nell’interesse stesso dell’imputato e valutata nel contraddittorio con i suoi difensori».
In attesa di sapere se davvero dovrà trascorrere i prossimi anni in un carcere di massima sicurezza, l’ex boss della Mala sembra sempre più una scheggia impazzita. Recluso a Voghera, litiga con i compagni cella, fa a botte, accusa gli altri detenuti di non portargli quel rispetto che crede di essersi guadagnato con le sue imprese da bandito.
L’ultimo colpo di testa è un documento indirizzato alla procura di Pavia e firmato da Felice Maniero assieme ad altri tre malavitosi che a Voghera stanno scontando condanne pesanti perché considerati vicini alla criminalità organizzata. Sono tutti reclusi nell’area riservata ai collaboratori di giustizia.
In quelle tre pagine - scritte in parte al computer e in parte a mano - Faccia d’Angelo e i suoi compari sporgono denuncia nei confronti di Stefania Mussio, la direttrice del carcere, accusandola di aver vietato alle guardie di indossare le mascherine nelle settimane clou dell’emergenza coronavirus. «Non esitava a intimorire gli uomini del personale: «Chiunque indossa la mascherina, gli faccio rapporto”», si legge nella denuncia. I quattro firmatari si spingono fino a sostenere che la direzione carceraria avrebbe rifiutato cure immediate a un detenuto affetto da Covid 19 e poi deceduto. «Il carcere è gestito da persone ideologicamente pericolose», scrivono Maniero e soci.
La denuncia è datata 24 maggio ed è stata spedita a diverse istituzioni (compresa la procura di Milano) e ad Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria. È quest’ultimo a mostrarla al Corriere del Veneto, mettendo in guardia i lettori: «Da tempo diciamo che le direzioni di alcune carceri italiane non hanno preso subito tutti i provvedimenti che erano necessari a tutelare le guardie dal rischio di contagio. Ma è evidente che Maniero e gli altri tre firmatari, tutti contrassegnati da uno sterminato curriculum criminale, non pensano certo alla salute degli agenti. Questa denuncia è piuttosto una manovra che punta a destabilizzare i vertici della struttura, creando spaccature al suo interno».