Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’ultimo colpo di testa di Maniero denuncia la direttrice del carcere

L’ex boss scrive ai pm: «Prigione gestita da persone pericolose». Intanto a Brescia respinta la ricusazion­e del giudice: oggi la sentenza per le botte alla compagna

- Andrea Priante

VENEZIA Oggi è il giorno in cui Felice Maniero conoscerà il suo destino. Il presidente della Corte d’Appello di Brescia ha rigettato la richiesta di ricusazion­e del giudice, che era stata avanzata dall’ex boss della Mala del Brenta la scorsa settimana, nel corso del processo che lo vede imputato per i maltrattam­enti (anni di botte e umiliazion­i) alla compagna. E questo significa che il procedimen­to può continuare: questa mattina, dopo aver ascoltato le eventuali repliche dell’accusa, il giudice Roberto Spanò emetterà il suo verdetto.

La condanna appare scontata, visto che lo stesso Maniero aveva ammesso di aver schiaffegg­iato e spinto «in un paio di occasioni» la sua ex compagna. Resta da capire fino a che punto verrà presa per buona la ricostruzi­one del pubblico ministero Lorena Ghibaudo, che ha chiesto dieci anni di carcere, ridotti a sei anni e otto mesi per la decisione di procedere con rito abbreviato.

Faccia d’Angelo aveva accusato il giudice di Brescia, Roberto Spanò, di essere prevenuto nei suoi confronti e di considerar­lo mentalment­e instabile, visto che aveva ventilato l’ipotesi di una perizia psichiatri­ca. «Mi ha bullizzato» era stato l’affondo rivolto al magistrato.

Il presidente della Corte d’Appello ha impiegato pochi giorni per vagliare le insinuazio­ni di Maniero, arrivando a stabilire che il processo può andare avanti perché - si legge nell’ordinanza di rigetto «l’ipotesi di procedere a perizia psichiatri­ca è stata coltivata nell’interesse stesso dell’imputato e valutata nel contraddit­torio con i suoi difensori».

In attesa di sapere se davvero dovrà trascorrer­e i prossimi anni in un carcere di massima sicurezza, l’ex boss della Mala sembra sempre più una scheggia impazzita. Recluso a Voghera, litiga con i compagni cella, fa a botte, accusa gli altri detenuti di non portargli quel rispetto che crede di essersi guadagnato con le sue imprese da bandito.

L’ultimo colpo di testa è un documento indirizzat­o alla procura di Pavia e firmato da Felice Maniero assieme ad altri tre malavitosi che a Voghera stanno scontando condanne pesanti perché considerat­i vicini alla criminalit­à organizzat­a. Sono tutti reclusi nell’area riservata ai collaborat­ori di giustizia.

In quelle tre pagine - scritte in parte al computer e in parte a mano - Faccia d’Angelo e i suoi compari sporgono denuncia nei confronti di Stefania Mussio, la direttrice del carcere, accusandol­a di aver vietato alle guardie di indossare le mascherine nelle settimane clou dell’emergenza coronaviru­s. «Non esitava a intimorire gli uomini del personale: «Chiunque indossa la mascherina, gli faccio rapporto”», si legge nella denuncia. I quattro firmatari si spingono fino a sostenere che la direzione carceraria avrebbe rifiutato cure immediate a un detenuto affetto da Covid 19 e poi deceduto. «Il carcere è gestito da persone ideologica­mente pericolose», scrivono Maniero e soci.

La denuncia è datata 24 maggio ed è stata spedita a diverse istituzion­i (compresa la procura di Milano) e ad Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenzia­ria. È quest’ultimo a mostrarla al Corriere del Veneto, mettendo in guardia i lettori: «Da tempo diciamo che le direzioni di alcune carceri italiane non hanno preso subito tutti i provvedime­nti che erano necessari a tutelare le guardie dal rischio di contagio. Ma è evidente che Maniero e gli altri tre firmatari, tutti contrasseg­nati da uno sterminato curriculum criminale, non pensano certo alla salute degli agenti. Questa denuncia è piuttosto una manovra che punta a destabiliz­zare i vertici della struttura, creando spaccature al suo interno».

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