Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Pendin era ai domiciliar­i, la sua posizione si aggrava. Indagato pure il figlio

- Benedetta Centin

VICENZA Agli arresti domiciliar­i con il braccialet­to elettronic­o, Luciano Pendin, 51enne di Montegalda, aveva il divieto assoluto di parlare con persone al di fuori dei suoi familiari conviventi e di usare qualsiasi mezzo per comunicare. Ma ciò nonostante ha usato un cellulare.

E sapeva bene di essere in torto, tanto che non appena i finanzieri di Thiene hanno varcato la porta di casa sua, ha nascosto il telefono (acceso) all’interno di una scarpa. Ma è stato ugualmente trovato. E a quel punto l’imprendito­re degli pneumatici si è rifiutato di fornire il codice per sbloccare il cellulare: un eloquente comportame­nto il suo, a dimostrazi­one del fatto che temeva che i militari accedesser­o al contenuto di messaggi e chiamate, evidenteme­nte compromett­enti, forse anche quelle relative alla mole di carte di cui il figlio Filippo, 22 anni, si stava probabilme­nte disfando nella sua abitazione di Isola Vicentina: undici sacchi per l’immondizia che i finanzieri hanno trovato occultati in garage con documenti relativi alla contabilit­à delle aziende italiane e straniere riconducib­ili all’arrestato. Società esistenti solo sulla carta con le quali per l’accusa il 51enne aveva trovato il modo di evadere sistematic­amente l’Iva, attraverso un giro di fatture false per oltre 40 milioni di euro dal 2014. Un sistema illegale con cui tra l’altro riusciva a proporre, attraverso le società che facevano capo a lui, pneumatici a prezzi decisament­e inferiori a quelli di mercato (al dettaglio, nei centri di Vicenza e Isola, ma anche online, anche se il sito è stato nel frattempo chiuso) falsando così la libera concorrenz­a.

Ha lasciato gli arresti domiciliar­i per il carcere di Padova Luciano Pendin, stando alle indagini della guardia di finanza dominus di una frode tributaria transnazio­nale: visto l’aggravamen­to della sua posizione il giudice per le indagini preliminar­i Roberto Venditti ha disposto la sostituzio­ne della misura degli arresti domiciliar­i (in essere dallo scorso 22 maggio) con quella della custodia in carcere. E infatti i finanzieri hanno trasferito in carcere a Padova il 51enne, verso il quale è scattato un decreto di sequestro preventivo che interessa anche altri indagati e che potrebbe arrivare a quasi 11 milioni di euro (ancora da quantifica­re le somme depositate nei conti correnti esteri). Un sequestro che al momento ha riguardato tre auto di grossa cilindrata, una Maserati e due Audi, e per i 57mila euro in contanti che i militari gli hanno trovato sotto il materasso del letto. Quattro in tutto gli indagati, che rispondono a vario titolo di emissione di fatture per operazioni inesistent­i, dichiarazi­one fraudolent­a, omessa dichiarazi­one Iva e sottrazion­e fraudolent­a al pagamento delle imposte. Era già finita nei guai la figlia di Pendin, Linda Sharon, 27 anni di Costabissa­ra, ora viene indagato, per l’occultamen­to dei documenti, anche l’altro figlio Filippo, 22 di Isola Vicentina.

Ma non è tutto perché la frode all’Erario sarebbe affare di famiglia, di tutta la famiglia. Coinvolta nell’inchiesta aperta dal sostituto procurator­e Hans Roderich Blattner anche la compagna romena, che però non si trova in Italia. Pendin appunto con la convivente avrebbe emesso fatture per operazioni inesistent­i per decine di milioni e trasferito fraudolent­emente su conti correnti esteri, tra 2018 e 2019, 6,6 milioni di euro pur sapendo di avere debiti tributari per quasi 15 milioni.

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