Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
SCUOLA, IL NOSTRO FALLIMENTO
Se in Italia sia stato fatto un lavoro «straordinario» nel contrasto alla pandemia, come afferma il Commissario «straordinario», lo stabiliranno col tempo gli elettori e gli storici. C’è invece, purtroppo, già una certezza: ed è che sull’istruzione tutti i soggetti coinvolti (e non solo quelli con responsabilità istituzionali) abbiano dato il peggio di sé.
Partiamo dalle istituzioni. Le prime decisioni di chiudere le scuole risalgono al 23 febbraio. Logica avrebbe voluto che il giorno dopo si cominciassero a pianificare strategie per il ritorno a scuola. D’altronde, quale situazione più favorevole delle scuole chiuse per programmare quegli interventi di ristrutturazione che – a prescindere dalla pandemia – molte scuole italiane attendono da anni?
Dopo circa due mesi, la Ministra ha insediato una task force di cui al momento non sono noti documenti o indicazioni ufficiali.
Gli scenari annunciati dal Ministero sono molteplici e talora fantasiosi: si va dai doppi turni all’alternanza di presenza e online, dagli schermi protettivi alle barriere in plexiglass. Non manca naturalmente un grande classico di questi mesi: mascherina sì, mascherina no.
E ciliegina sulla torta, la proposta della viceministra Ascani di tornare intanto almeno a salutarsi (!) l’ultimo giorno di scuola, poi subito corretta dopo la reazione negativa del Comitato Tecnico Scientifico: «sì, ma all’aperto». Veniamo alle istituzioni locali. Su ogni argomento, in questi mesi, hanno fatto la corsa ad anticipare e bruciare sul tempo lo Stato: apertura bar, apertura spiagge, mascherine all’aperto. Sulla scuola, nemmeno una parola, nemmeno su aspetti concreti come l’individuazione di nuovi spazi o la messa in sicurezza di quelli esistenti, oppure (altro tema critico) la gestione dei trasporti scolastici.
Capitolo docenti. A parlare per loro sono perlopiù i sindacati. Non si ricordano interventi sui contenuti dell’istruzione e sull’impatto di questo disastroso anno scolastico sulle vite e i percorsi educativi dei propri allievi. Il tema principale è la stabilizzazione di 32 mila precari: che avverrà tramite concorso «senza quiz con crocette ma con quesiti a risposta aperta». I sindacati sono anche fortemente contrari agli esami di maturità in presenza e contro il mancato accoglimento di alcune richieste hanno proclamato uno sciopero (senza il preavviso di legge) per l’ultimo giorno di scuola.
Infine, gli studenti e le loro famiglie. Le preoccupazioni espresse più frequentemente sono: scongiurare possibili bocciature e (comprensibilmente) che anche a settembre venga a mancare quella custodia dei figli che la scuola tradizionalmente garantisce. Anche qui, non si registrano significative prese di posizione sui contenuti educativi, nemmeno da parte delle associazioni studentesche più battagliere. Purtroppo tutto questo era facilmente prevedibile anche sulla base di piccoli, ma significativi segnali. Ricordate quel filmato «virale» in cui un Sindaco pugliese (presidente dell’Anci) scacciava da un parco pubblico i ragazzini durante il lockdown? Com’è che diceva: «andate a casa, a studiare, andate a leggervi un bel libro», no? Ah, no, aspettate, ricordo male. Diceva: «andate alla playstation». Ecco, appunto. Buone vacanze, e in bocca al lupo per il prossimo anno scolastico.