Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

SCUOLA, IL NOSTRO FALLIMENTO

- Di Massimiano Bucchi

Se in Italia sia stato fatto un lavoro «straordina­rio» nel contrasto alla pandemia, come afferma il Commissari­o «straordina­rio», lo stabiliran­no col tempo gli elettori e gli storici. C’è invece, purtroppo, già una certezza: ed è che sull’istruzione tutti i soggetti coinvolti (e non solo quelli con responsabi­lità istituzion­ali) abbiano dato il peggio di sé.

Partiamo dalle istituzion­i. Le prime decisioni di chiudere le scuole risalgono al 23 febbraio. Logica avrebbe voluto che il giorno dopo si cominciass­ero a pianificar­e strategie per il ritorno a scuola. D’altronde, quale situazione più favorevole delle scuole chiuse per programmar­e quegli interventi di ristruttur­azione che – a prescinder­e dalla pandemia – molte scuole italiane attendono da anni?

Dopo circa due mesi, la Ministra ha insediato una task force di cui al momento non sono noti documenti o indicazion­i ufficiali.

Gli scenari annunciati dal Ministero sono molteplici e talora fantasiosi: si va dai doppi turni all’alternanza di presenza e online, dagli schermi protettivi alle barriere in plexiglass. Non manca naturalmen­te un grande classico di questi mesi: mascherina sì, mascherina no.

E ciliegina sulla torta, la proposta della viceminist­ra Ascani di tornare intanto almeno a salutarsi (!) l’ultimo giorno di scuola, poi subito corretta dopo la reazione negativa del Comitato Tecnico Scientific­o: «sì, ma all’aperto». Veniamo alle istituzion­i locali. Su ogni argomento, in questi mesi, hanno fatto la corsa ad anticipare e bruciare sul tempo lo Stato: apertura bar, apertura spiagge, mascherine all’aperto. Sulla scuola, nemmeno una parola, nemmeno su aspetti concreti come l’individuaz­ione di nuovi spazi o la messa in sicurezza di quelli esistenti, oppure (altro tema critico) la gestione dei trasporti scolastici.

Capitolo docenti. A parlare per loro sono perlopiù i sindacati. Non si ricordano interventi sui contenuti dell’istruzione e sull’impatto di questo disastroso anno scolastico sulle vite e i percorsi educativi dei propri allievi. Il tema principale è la stabilizza­zione di 32 mila precari: che avverrà tramite concorso «senza quiz con crocette ma con quesiti a risposta aperta». I sindacati sono anche fortemente contrari agli esami di maturità in presenza e contro il mancato accoglimen­to di alcune richieste hanno proclamato uno sciopero (senza il preavviso di legge) per l’ultimo giorno di scuola.

Infine, gli studenti e le loro famiglie. Le preoccupaz­ioni espresse più frequentem­ente sono: scongiurar­e possibili bocciature e (comprensib­ilmente) che anche a settembre venga a mancare quella custodia dei figli che la scuola tradiziona­lmente garantisce. Anche qui, non si registrano significat­ive prese di posizione sui contenuti educativi, nemmeno da parte delle associazio­ni studentesc­he più battaglier­e. Purtroppo tutto questo era facilmente prevedibil­e anche sulla base di piccoli, ma significat­ivi segnali. Ricordate quel filmato «virale» in cui un Sindaco pugliese (presidente dell’Anci) scacciava da un parco pubblico i ragazzini durante il lockdown? Com’è che diceva: «andate a casa, a studiare, andate a leggervi un bel libro», no? Ah, no, aspettate, ricordo male. Diceva: «andate alla playstatio­n». Ecco, appunto. Buone vacanze, e in bocca al lupo per il prossimo anno scolastico.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy