Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Adesso il governatore Zaia deve scegliere: o con il Veneto o con l’Italia
Che cosa farà Luca Zaia dell’immenso consenso che gli ha portato l’enorme visibilità nella gestione della crisi? Anche il Financial Times si è accorto del presidente del Veneto e lo ha definito un «astro nascente». Dopo un avvio tentennante il «Nostro» ha gestito la Fase 1 con il pugno di ferro e sta vivendo la Fase 2 con lo spirito di chi sa che di chiusura si muore, schiacciati da un pil disastroso e da un debito pubblico da default.
Oggi incassa il dividendo di scelte azzeccate, grazie anche al naturale calo dell’epidemia, trovandosi in mano un pesante consenso davvero senza precedenti.
Dall’altra parte il suo competitore Salvini, l’uomo politico che ha nazionalizzato la Lega, è inciampato su tali e tante bucce di banana da incrinare il solido bacino di voti dell’ex Carroccio, a cui non ha saputo dare la dimensione di partito «responsabile», con una bussola economica conforme ai desiderata dei produttori di ricchezza (lavoratori dipendenti o datori di lavoro) , ancora tartassati da tasse giugulatorie e stanchi del parassitisimo e degli sprechi dei consumatori di ricchezza.
Ora Zaia è a un bivio: può gestire il suo incalcolabile dividendo elettorale limitandosi al Veneto o può tentare la scalata italiana sfruttando tatticamente il momento di grande debolezza del suo avversario interno, impantanato nel mettere d’accordo gli interessi e i desiderata del Nord che produce e che vuole ripartire dalla crisi chiedendo solo lavoro, autogoverno e meno pesi statali e quelli del Sud che chiede più assistenza e più interventi dello Stato.
Sullo sfondo c’è la partita più importante in questa fase: l’«Autonomia vera», sostenuta dal voto referendario del 22.10.2017 (con il 98,1%di sì), come lo dimostrano le migliaia di commenti di sostegno e pungolo che Zaia ha collezionato sui social. Un onore e un onere.
Questa partita va giocata e vinta, unitariamente, come da tempo vado sollecitando, con il mondo autonomista e indipendentista Veneto, senza ulteriori ingiustificati ritardi e ambiguità italiane.
Proprio l’autonomia, per esempio, ci avrebbe consentito sia di gestire la crisi del
Covid-19 in modo migliore e ancor più efficace, sia di organizzare le riaperture delle attività economiche e produttive con un «metodo veneto» meno burocratico, meno disordinato, meno contraddittorio.
C’è un mondo intorno a Zaia che ha vissuto con sofferenza e difficoltà la svolta sovranista/centralista della Lega di Salvini.
Tale revirement della Lega è stato accettato obtorto collo solo quale scelta tattica utile a conquistare il governo del Paese. Tuttavia dopo l’esperienza di governo Lega e 5 Stelle, quel mondo leghista (almeno in Veneto) è rimasto ostinatamente convinto che l’autonomia, così come l’autodeterminazione, sono e restano le strade maestre per il futuro del Veneto.
La durissima crisi economica e sociale del dopo virus ci impone di riscrivere le regole, di questo Paese bislacco, in senso autenticamente confederale con una nuova costituente avviata dai Territori. Veneto in primis. Il governatore non può fingere che nulla sia cambiato. Il modo con cui Luca Zaia ha gestito e, per ora vinto, la battaglia con il Covid-19 segnano insomma, con la penna rossa, due modi opposti di vedere la politica e le diverse realtà territoriali. Zaia, cui l’abilità non manca, ha ora in mano le carte per giocare la partita del vero cambiamento.
Non c’è più l’alibi e il rischio che in Veneto vinca la sinistra o qualche realtà destabilizzante come i 5 stelle del reddito di cittadinanza. Anzi.
L’intero mondo produttivo Veneto auspica che Zaia agisca unitariamente con tutte quelle realtà territoriali che credono nell’autogoverno difendendo l’autonomia vera ed il diritto all’autodeterminazione del nostro popolo.