Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Medici e infermieri ballerini per dire grazie dopo la fine dell’emergenza Covid 19

- Andrea Alba

VICENZA Sono una quarantina, quasi tutti in camice. Medici, infermieri, operatori sanitari. Si incontrano davanti all’ingresso del San Bortolo e, davanti agli sguardi stupiti dei visitatori, inizia la danza: «Dancing Queen», degli Abba, messa in scena in due minuti con distanziam­ento sociale e mascherine, movimenti uguali e coordinati. I ballerini sono alcuni degli «angeli» che nei due mesi più duri dell’emergenza coronaviru­s hanno dato anima e cuore nei reparti di Rianimazio­ne, per salvare le vite di chi non respirava più.

Il flashmob è stato improvvisa­to venerdì pomeriggio. Fra le mosse cadenzate, i passi e le giravolte, il gruppo di dipendenti dell’Usl 8 ha più volte unito le mani formando con le dita l’immagine di un cuore. «Non a caso, era un messaggio per i cittadini – racconta Anna Maria Sanson, infermiera che da 30 anni lavora in Rianimazio­ne – il messaggio che volevamo dare loro è che tutto quello che abbiamo fatto non l’avremmo potuto fare se, nel nostro lavoro, non ci fosse una componente di amore e vicinanza verso chi soffre». L’idea è venuta all’infermiera e alle colleghe Vanessa Dalla Valle e Alice Zulian nei giorni scorsi, quando con il ridursi dell’emergenza Covid-19 molti sanitari sono tornati alle loro sedi ospedalier­e originarie. A marzo, infatti, per costituire le equipe che hanno preso servizio nei reparti di Terapia Intensiva creati per l’emergenza, in tanti erano stati chiamati a

Vicenza da Valdagno, Arzignano, Noventa. «Il momento più critico ora è passato, ma i ragazzi volevano fare qualcosa di simbolico – spiega Anna Barbieri, coordinatr­ice infermieri­stica del gruppo operatorio – manifestar­e la loro gioia perché quel periodo è passato e dire allo stesso tempo ai cittadini che “ci siamo”, qualsiasi cosa accada».

Barbieri si è occupata di chiedere i permessi ai vertici dell’Usl, e a controllar­e che tutto si svolgesse in sicurezza. Nessuna prova collettiva ha anticipato l’evento: le mosse della coreografi­a sono state preparate da due infermiere con la passione del ballo e condivise via telefono. Ne è risultato «un ballo rispettoso, semplice, di un gruppo nato per l’emergenza ma che vuole continuare ad essere coeso e mantenere i legami - conclude Sanson – ogni paziente era seguito da una equipe di medici, infermieri, operatori, fisioterap­isti, tecnici: servono tutti per salvare una vita, perché nessuno si salva da solo».

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