Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il ciclone Foo Fighters Puro istinto rock’n’roll

La band di Dave Grohl a Villa Manin. Niente effetti o maxischerm­i. Il saluto «mandi» poi riff durissimi

- di Francesco Verni

«I t’s only rock ‘n roll (but I like it)», cantano gli Stones da 46 anni. Certo, il concetto è semplice, «è solo rock and roll, però mi piace», ma nella sua immediatez­za, nella perfetta sintesi, c’è davvero lo spirito di questa musica. Un messaggio, recepito, capito e messo in pratica dai Foo Fighters che hanno fatto del divertimen­to a suon di riff una medaglia, un modo di essere. Il 13 agosto del 2012, a villa Manin di Codroipo, Udine, l’istinto rock della band di Dave Grohl ha raggiunto la vetta. La tournée è quella di «Wasting Light», la definitiva consacrazi­one del gruppo di Seattle, disco candidato a cinque Grammy e portarne a casa quattro nelle categorie più ambite. «Best rock album», «Best hard rock/metal performanc­e» per White Limo e «Best rock performanc­e» e «Best rock song» per Walk. Il filotto è saltao solo per l’«Album of the year», vinto a mani basse da Adele e il suo «21».

Un trionfo che si legge chiaro negli abbracci, nelle grida felici, nei sorrisoni da festa di compleanno degli oltre 16mila ragazzi e ragazze arrivati a villa Manin solo per cantare forte, senza pensieri o paura di steccare. Dopo due ore di concerto si ha la netta sensazione di aver assistito alla massima espression­e live del rock del momento. I Foo Fighters hanno dimostrato, brano dopo brano, di essere la rock band perfetta del 2012, nessun orpello se non un mega telo su cui campeggia il nome della band, nessun maxi schermo o scenografi­a, solo tanta musica suonata e, sul palco come in platea, tanta gioia.

Si inizia con l’infilata White Limo, All My Life, Rope, The

Pretender e My Hero. Il suono è potentissi­mo, duro, cattivo senza dimenticar­e la melodia: i FF hanno acceso il reattore del jet. «Mandi Udine! Ladies and gentlemen siamo i Foo Fghters – dice il leader Dave Grohl – l’anno scorso eravamo a Milano ed è stato incredibil­e ma… guarda che

bella (Ndr in italiano), noi oggi suoneremo ancora più forte».

Dave Grohl, in jeans, t-shirt e polsino nero, alla voce e ritmica, Chris Shiflett e Pat Smear alle chitarre, Nate Mendel al basso, Taylor Hawkins alla batteria e Rami Jaffee alle tastiere, fanno quello che sanno fare: un rock compatto e potente. Grohl, sempre istrione, si diverte a introdurre la band e scherza in italiano con componente: si va da «ma che schifo»a«basta per favore basta», poi cerca di convincere Hawkins che «I love you» in italiano si dica «faccia da caz...» e il batterista si vendica presentand­olo come «Dave fucking Grohl». Con Cold day in the sun sembra si apra un secondo capitolo del concerto, più morbido, meno heavy ma altrettant­o rock. Arlandria, These days, Aurora. «È finita?» chiede il cantante prima di sganciare altre bombe. Una cover grunge di In the flesh? dei Pink Floyd e il set termina con la super Best of you. «Dobbiamo tornare presto perché i live in Italia sono i migliori», grida Grohl rientrando sul palco.

Nei bis la sorpresa dell’ingresso di Bob Mould, ex leader degli Hüsker Dü, indicato da Grohl come «il mio eroe della gioventù». Con Mould si mette in piedi Dear Rosemary, una jammata Breakdown di Tom Petty and The Heartbreak­ers. I saluti con Everlong. «Suonare con i Foo Fighters è il lavoro più bello del mondo. Dopo l’attore porno, naturalmen­te», aveva detto Grohl in una famosa intervista. Anche vederli dal vivo non è niente male.

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I Foo Fighters in concerto a Villa Manin fotografat­i da Simone
De Luca
Energia I Foo Fighters in concerto a Villa Manin fotografat­i da Simone De Luca

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