Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fatture false per 3,5 milioni Due denunciati, ville sequestrate
La finanza smaschera la finta società di abbigliamento, fra Vicenza e Treviso
BASSANO Società evasori totali da anni, spostano la sede in Campania, cambiano la compagine e cedono quote e rappresentanza legale a prestanomi. Per evitare controlli e continuare a raggirare il Fisco. Un escamotage scoperto dalla guardia di finanza di Bassano che, partendo da una ditta del posto, ha scovato fatture false per 3,5 milioni nel commercio dell’abbigliamento griffato e denunciato due trevigiani. Ed seguito, con in mano i decreti emessi dai giudici di Vicenza e Treviso, sequestri per 2,2 milioni di euro. L’importo, secondo l’accusa, delle tasse non dichiarate e trattenute dagli indagati.
I sigilli sono scattati per disponibilità finanziarie, fondi pensionistici e immobili. Una villa a Quinto di Treviso, tre appartamenti a Castelfranco Veneto e un terzo in Sardegna. Beni incamerati dallo Stato in caso di condanna.
È stata battezzata «Vado a vivere in campagna» l’operazione delle fiamme gialle che, grazie ad una particolare metodologia operativa (chiamata Dimenticatoio), ha puntato i riflettori sulla bassanese Tunnel srl di Gian Paolo Stocco, 74enne di Borso del Grappa, indagato per omessa dichiarazione Iva ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. La società, operante nella produzione e commercio di abbigliamento per bambini, evasore totale dal 2014, nel 2018 aveva tracizio sferito la sede legale a Caserta, all’indirizzo di un’abitazione in aperta campagna, con un nuovo legale rappresentante, un prestanome. Stocco per l’accusa aveva fatto lo stesso con una seconda sua ditta, la DDQS srl di Tezze sul Brenta.
Con lo stesso luogo di eserbassanese, le due ditte presentavano importanti cessioni, per circa 3,5 milioni di euro dal 2014 al 2018, nei confronti di Dinamiche snc di Catelfranco, il cui legale rappresentante, Michele Vettori, 47enne di Quinto di Treviso, è stato denunciato per dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il suo legale, Fabio Pinelli, in merito all’accusa di aver «annotato in contabilità fatture di acquisto di prodotti non effettivamente forniti» fa sapere che «sarà il processo la sede nella quale far valere l’erroneità di tale contestazione». La snc opera, con 14 punti vendita nel Trevigiano, nel commercio al dettaglio di prodotti dei marchi di proprietà di Calzedonia, gruppo estraneo alle indagini, in virtù di un contratto di franchising.
Per i finanzieri le fatture emesse dalle società di Stocco erano fasulle: quelle società non avrebbero potuto disporre di capi in cachemire, nemmeno se prodotti in sede con il limitato personale a disposizione. E avevamo amministratori del tutto inconsapevoli dell’attività: Stocco li avrebbe pagati con esigue ricariche di carte prepagate. Al tempo stesso, la società trevigiana non avrebbe potuto vendere i capi nei suoi negozi, vincolata al contratto di franchising.