Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Virus debole, la prova nei tamponi
Lo studio della Regione: «Per trovarlo servono test di 36 cicli contro i 12 di prima». Crisanti duro: «Chiacchiere»
Una ricerca condotta su 60 mila tamponi dimostrerebbe che il coronavirus si è molto indebolito, perdendo la sua carica virale. Una circostanza che ridurrebbe molto i contagi ma anche la gravità della malattia nel caso in cui si venga infettati. «Un quadro molto positivo» commenta Roberto Rigoli, coordinatore delle Microbiologie del Veneto: «Stando ai dati, è improbabile che il virus si ripresenti con la stessa forza in autunno. Si sta spegnendo». Ma Andrea Crisanti, della Microbiologia di Padova, lo stronca: «Queste sono solo chiacchiere, non è scienza».
Provate ad immaginare
VENEZIA che il virus sia un suono. Un suono può essere forte da spaccare i timpani oppure debolissimo, quasi impercettibile. Per riuscire ad ascoltarlo, in questo secondo caso, si deve agire sulla manopola del volume, alzando. Ecco, nei laboratori di Microbiologia, con il coronavirus, si fa più o meno la stessa cosa. All’inizio dell’epidemia il Covid-19 aveva una carica virale fortissima e, semplificando, possiamo dire che balzava subito all’occhio dello scienziato. «Oggi, invece, sono necessari anche 35 cicli di amplificazione per riuscire ad intercettarlo, il che significa che è diventato debolissimo, si sta spegnendo. Una buona notizia, davvero molto positiva» sorride Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia di Treviso e coordinatore delle quattordici Microbiologie del Veneto, che ieri, dopo averlo anticipato al
Corriere del Veneto, ha presentato al fianco del governatore Luca Zaia uno studio su 60 mila tamponi, «un report importante, con dati succulenti per la ricerca internazionale».
Stando alle parole di Rigoli si sarebbe dunque giunti esattamente allo scenario che Giorgio Palù, virologo di fama dell’università di Padova, ipotizzò il 22 febbraio scorso, quando si registrarono i primi due casi a Vo’ Euganeo e il virus ancora non era dilagato: «Delle due, l’una - disse Palù al Corriere del Veneto - o il coronavirus si estinguerà come la Sars, grazie alla quarantena e all’isolamento, oppure diventerà endogeno all’uomo, finendo per tramutarsi, come gli altri coronavirus, in un banale raffreddore». Ma se così è, ha ancora senso dargli la caccia con tanta pervicacia, alzando il volume fino al punto di far sembrare un sussurro un concerto metal? «È la dometri, manda che ci siamo posti conferma Rigoli - io credo che la scienza ad un tratto debba fermarsi e interrogarsi: i dati che stiamo comunicando sono utili o non sono utili ai cittadini?». Per essere ancora più precisi: ha senso indicare come «positivo», accrescendo così le statistiche su cui la politica poi prende le sue decisioni, un soggetto che ospita un virus talmente debole che per vederlo è stato necessario ingrandirlo 35 volte, quando a marzo ne erano sufficienti 12? Si attende risposta dal ministero della Salute, nel frattempo, «la mia risposta è no - dice Rigoli -, perché un virus simile non è pericoloso e il soggetto che lo ospita non è contagioso. Questo ci spinge a distinguere con maggior precisione tra “positivi” e “falsi positivi” e credo dovrà portare ad una revisione dell’indice di contagio Rt». Uno dei paraper intendersi, su cui si basa il governo per stabilire se si debba richiudere tutto oppure no.
I numeri: sui 60 mila tamponi presi in considerazione, solo 210 sono risultati positivi; di questi, soltanto 11 avevano una carica virale tale da permetterne il riconoscimento con meno di 27 amplificazioni, la soglia di pericolosità indicata da Rigoli; di questi 11, 4 erano asintomatici e 7 presentavano sintomi lievissimi. E un esempio pratico: «Il focolaio alla caserma Serena di Treviso, tra i migranti. Se fosse scoppiato a marzo, sarebbe stata una bomba viste le condizioni particolari di quel luogo. Oggi abbiamo due positivi che sono stati male sì e no un giorno».
Che il virus sia ormai debolissimo, per il direttore della Microbiologia è un fatto acclarato. Il perché abbia perso forza, però, ancora non è stato compreso: «Procediamo per tentativi e tutte le ipotesi formulate finora, come quella legata al caldo, sono state smentite, basti pensare che l’epidemia sta dilagando in Arabia dove ci sono 40 gradi. Probabilmente il virus è mutato per garantirsi la sopravvivenza: se uccide il suo ospite, infatti, muore con lui, il che non ha senso in Natura. Anche per questo, sempre rifacendomi ai dati, dubito che il coronavirus possa tornare in autunno con la stessa virulenza che abbiamo conosciuto nei mesi scorsi». Il che, ovviamente, non significa abbassare la guardia: «Abbiamo stabilizzato la situazione e se arriva qualcuno con l’infezione gli “saltiamo addosso”. Se uno ha una sintomatologia, immediatamente ci deve essere la macchina accesa che dall’Usl parte, va a casa della persona ricoverata, fa i tamponi a tutti e li isola. Questo è il nostro approccio, mantenere ciò che abbiamo conquistato».
E la ricerca prosegue: sempre le Microbiologie coordinate da Rigoli stanno infatti provando nuovi test rapidi per la diagnostica e la prossima settimana, in particolare, inizierà la sperimentazione su due sistemi multiplex che dovrebbero consentire di distinguere tra il coronavirus e gli altri virus influenzali, il che sarebbe fondamentale per evitare che in autunno gli ospedali siano presi d’assalto da pazienti terrorizzati all’idea di aver contratto il Covid. Ieri, intanto si sono registrati 4 positivi ed un morto in più. Capitolo linee guida: chiarito da Zaia che «i balli di coppia, dal liscio al latino-americano, sono consentiti, purché tra congiunti», per lunedì sono attese nuove regole per il trasporto pubblico locale e per l’accesso alla case di riposo.
”
Rigoli
Non penso che a ottobre il virus si ripresenterà con la stessa virulenza, sono i dati a dircelo. Perché si è indebolito? Non lo sappiamo, forse è mutato per non uccidere il suo ospite
”
Zaia
Lunedì arriveranno le nuove linee guida sui trasporti e, se il comitato tecnico scientifico ci darà il via libera, anche quelle per l’accesso alle case di riposo