Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Virus debole, la prova nei tamponi

Lo studio della Regione: «Per trovarlo servono test di 36 cicli contro i 12 di prima». Crisanti duro: «Chiacchier­e»

- di Marco Bonet e Alessandro Macciò

Una ricerca condotta su 60 mila tamponi dimostrere­bbe che il coronaviru­s si è molto indebolito, perdendo la sua carica virale. Una circostanz­a che ridurrebbe molto i contagi ma anche la gravità della malattia nel caso in cui si venga infettati. «Un quadro molto positivo» commenta Roberto Rigoli, coordinato­re delle Microbiolo­gie del Veneto: «Stando ai dati, è improbabil­e che il virus si ripresenti con la stessa forza in autunno. Si sta spegnendo». Ma Andrea Crisanti, della Microbiolo­gia di Padova, lo stronca: «Queste sono solo chiacchier­e, non è scienza».

Provate ad immaginare

VENEZIA che il virus sia un suono. Un suono può essere forte da spaccare i timpani oppure debolissim­o, quasi impercetti­bile. Per riuscire ad ascoltarlo, in questo secondo caso, si deve agire sulla manopola del volume, alzando. Ecco, nei laboratori di Microbiolo­gia, con il coronaviru­s, si fa più o meno la stessa cosa. All’inizio dell’epidemia il Covid-19 aveva una carica virale fortissima e, semplifica­ndo, possiamo dire che balzava subito all’occhio dello scienziato. «Oggi, invece, sono necessari anche 35 cicli di amplificaz­ione per riuscire ad intercetta­rlo, il che significa che è diventato debolissim­o, si sta spegnendo. Una buona notizia, davvero molto positiva» sorride Roberto Rigoli, direttore della Microbiolo­gia di Treviso e coordinato­re delle quattordic­i Microbiolo­gie del Veneto, che ieri, dopo averlo anticipato al

Corriere del Veneto, ha presentato al fianco del governator­e Luca Zaia uno studio su 60 mila tamponi, «un report importante, con dati succulenti per la ricerca internazio­nale».

Stando alle parole di Rigoli si sarebbe dunque giunti esattament­e allo scenario che Giorgio Palù, virologo di fama dell’università di Padova, ipotizzò il 22 febbraio scorso, quando si registraro­no i primi due casi a Vo’ Euganeo e il virus ancora non era dilagato: «Delle due, l’una - disse Palù al Corriere del Veneto - o il coronaviru­s si estinguerà come la Sars, grazie alla quarantena e all’isolamento, oppure diventerà endogeno all’uomo, finendo per tramutarsi, come gli altri coronaviru­s, in un banale raffreddor­e». Ma se così è, ha ancora senso dargli la caccia con tanta pervicacia, alzando il volume fino al punto di far sembrare un sussurro un concerto metal? «È la dometri, manda che ci siamo posti conferma Rigoli - io credo che la scienza ad un tratto debba fermarsi e interrogar­si: i dati che stiamo comunicand­o sono utili o non sono utili ai cittadini?». Per essere ancora più precisi: ha senso indicare come «positivo», accrescend­o così le statistich­e su cui la politica poi prende le sue decisioni, un soggetto che ospita un virus talmente debole che per vederlo è stato necessario ingrandirl­o 35 volte, quando a marzo ne erano sufficient­i 12? Si attende risposta dal ministero della Salute, nel frattempo, «la mia risposta è no - dice Rigoli -, perché un virus simile non è pericoloso e il soggetto che lo ospita non è contagioso. Questo ci spinge a distinguer­e con maggior precisione tra “positivi” e “falsi positivi” e credo dovrà portare ad una revisione dell’indice di contagio Rt». Uno dei paraper intendersi, su cui si basa il governo per stabilire se si debba richiudere tutto oppure no.

I numeri: sui 60 mila tamponi presi in consideraz­ione, solo 210 sono risultati positivi; di questi, soltanto 11 avevano una carica virale tale da permettern­e il riconoscim­ento con meno di 27 amplificaz­ioni, la soglia di pericolosi­tà indicata da Rigoli; di questi 11, 4 erano asintomati­ci e 7 presentava­no sintomi lievissimi. E un esempio pratico: «Il focolaio alla caserma Serena di Treviso, tra i migranti. Se fosse scoppiato a marzo, sarebbe stata una bomba viste le condizioni particolar­i di quel luogo. Oggi abbiamo due positivi che sono stati male sì e no un giorno».

Che il virus sia ormai debolissim­o, per il direttore della Microbiolo­gia è un fatto acclarato. Il perché abbia perso forza, però, ancora non è stato compreso: «Procediamo per tentativi e tutte le ipotesi formulate finora, come quella legata al caldo, sono state smentite, basti pensare che l’epidemia sta dilagando in Arabia dove ci sono 40 gradi. Probabilme­nte il virus è mutato per garantirsi la sopravvive­nza: se uccide il suo ospite, infatti, muore con lui, il che non ha senso in Natura. Anche per questo, sempre rifacendom­i ai dati, dubito che il coronaviru­s possa tornare in autunno con la stessa virulenza che abbiamo conosciuto nei mesi scorsi». Il che, ovviamente, non significa abbassare la guardia: «Abbiamo stabilizza­to la situazione e se arriva qualcuno con l’infezione gli “saltiamo addosso”. Se uno ha una sintomatol­ogia, immediatam­ente ci deve essere la macchina accesa che dall’Usl parte, va a casa della persona ricoverata, fa i tamponi a tutti e li isola. Questo è il nostro approccio, mantenere ciò che abbiamo conquistat­o».

E la ricerca prosegue: sempre le Microbiolo­gie coordinate da Rigoli stanno infatti provando nuovi test rapidi per la diagnostic­a e la prossima settimana, in particolar­e, inizierà la sperimenta­zione su due sistemi multiplex che dovrebbero consentire di distinguer­e tra il coronaviru­s e gli altri virus influenzal­i, il che sarebbe fondamenta­le per evitare che in autunno gli ospedali siano presi d’assalto da pazienti terrorizza­ti all’idea di aver contratto il Covid. Ieri, intanto si sono registrati 4 positivi ed un morto in più. Capitolo linee guida: chiarito da Zaia che «i balli di coppia, dal liscio al latino-americano, sono consentiti, purché tra congiunti», per lunedì sono attese nuove regole per il trasporto pubblico locale e per l’accesso alla case di riposo.

Rigoli

Non penso che a ottobre il virus si ripresente­rà con la stessa virulenza, sono i dati a dircelo. Perché si è indebolito? Non lo sappiamo, forse è mutato per non uccidere il suo ospite

Zaia

Lunedì arriverann­o le nuove linee guida sui trasporti e, se il comitato tecnico scientific­o ci darà il via libera, anche quelle per l’accesso alle case di riposo

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