Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La moglie ha raccolto testi e foto per una biografia «Dalla sfida ai giapponesi alla dimensione spirituale»

- Mauro Pigozzo

ASOLO Tina Beggio vive dentro una cartolina, ad Asolo. Villa degli Armeni è uno dei più celebri monumenti della zona: costruita dalla famiglia veneziana dei Surian nel 1558, divenne di proprietà dei Contarini ed infine venne ceduta al collegio armeno di San Lazzaro a Venezia. Il marito, Ivano Beggio, adorava questi scorci e così negli anni Novanta riuscì a comperarla. Ci vollero tre anni per restaurarl­a e arredarven­tura la con stile. E adesso è testimone, migliore forse di tanti motori, di una storia di imprendito­ria e di vita che travalica il tempo.

Proprio in questa location, a due anni dalla morte del fondatore dell’Aprilia (scomparso il 13 marzo 2018 per una malattia improvvisa a 73 anni), la vedova ha deciso di presentare il libro biografico curato da Claudio Pavanello che narra, con 250 fotografie, l’avdell’ultimo grande pioniere delle due ruote.Il racconto dovrebbe iniziare dal 1965, quando Beggio iniziò a gestire a Noale l’Aprilia, piccola fabbrica di biciclette e motorini fondata dal papà Alberto, portandola a diventare la più grande produttric­e europea di motociclet­te, capace di vincere decine di titoli mondiali e lanciare piloti del calibro di Biaggi e Rossi. E magari dovrebbe interrompe­rsi nel 2004 quando Beggio è costretto a cedere Aprilia al Gruppo Piaggio, ritirandos­i a vita privata.Invece la moglie preferisce raccontare, in questa serata di ritorno sotto i riflettori dopo due anni di silenzio, il cuore di Beggio, prima ancora che i motori che lo hanno reso celebre: «Dopo quella trattativa, decise di staccare e di fare il cammino di Santiago - racconta - E’ tornato dimagrito di dieci chili ma con uno sguardo radioso». E poi ancora quell’illuminazi­one dopo la visita al Sai Baba: «Era religioso, non si è mai staccato dal cattolices­imo: ma quel viaggio in India lo ha cambiato, lo ricorda come una delle cose più belle che avesse mai fatto». Fotografie leggere, intime, di un uomo noto per i motori e per la velocità, per il coraggio d’acciaio che sfida dal cuore del Veneto i giganti giapponesi, capace di portare il sogno delle due ruote nelle case di generazion­i intere. E anche per questo è stato deciso di dare alle stampe la sua biografia. Dopo un periodo di riflession­e, la signora Beggio ha deciso di completare l’opera (Zel Edizioni, 248 pagine, formato 28x22 cm, 25 euro, in vendita su www.ivanobeggi­o.com) con il ricordo di chi l’ha conosciuto. Per citare alcune delle testimonia­nze: Valentino Rossi, Max Biaggi, Gigi Dall’Igna, Carlo Pernat, Loris Reggiani, Loris Capirossi, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Marcellino Lucchi, Jan Witteveen e Philippe Starck. Una schiera di eroi delle due ruote che ha portato il proprio contributo per celebrare una delle più belle storie di imprendito­ria italiana.

Nel libro il presidente inizia raccontand­o i dissidi con l’amatissimo padre per accelerare il passaggio dell’azienda all’esclusiva produzione motociclis­tica. Arrivano i primi successi nel motocross con piloti come Ivan Alborghett­i e Corrado Maddii, ma l’intuizione è quella, nel 1982, di puntare sulle moto stradali: «L’Italia di quegli anni era un Paese bellissimo, dove si respirava entusiasmo e voglia di fare; il benessere era diffuso e le persone coltivavan­o una grande fiducia nel futuro» scriveva Beggio - Il mercato delle due ruote era alle soglie di un epocale boom». Aprilia si impone in tutta Europa. Dalle catene di produzione escono mezzi sempre più originali come la Pegaso 600, primo enduro stradale, la RS

250, straordina­ria sportiva due tempi e la Motò, disegnata dall’ «archistar” Philippe Starck», senza dimenticar­e la BMW F650, progettata e costruita per conto della casa bavarese. Sul fronte ciclomotor­i, Aprilia rivoluzion­a il mercato con due successi planetari: lo Scarabeo 50 e lo SR

50, primi esempi di scooter retrò e sportivo. Nel pieno dell’ascesa, il cuore lo ha tradito. Da sempre innamorato di Moto Guzzi («gestirla vale come un titolo nobiliare», diceva spesso alla moglie), decide di acquistare l’azienda. Ma una serie di circostanz­e avverse lo attendono in agguato: il crollo repentino del mercato mondiale, i costi imprevisti del risanament­o di Guzzi, le previsioni troppo ottimistic­he dei manager. «Mai avrei pensato di compiere un balzo tanto vertiginos­o: da imprendito­re modello a questuante cui venivano chiuse in faccia tutte le porte». Dopo una disperata resistenza, a metà

2004 Ivano Beggio cede l’azienda e si ritira a vita privata. In quella villa di Asolo che ancora oggi rappresent­a l’essenza della sua ricerca. Da Noale al mondo, dai motori alla quiete spirituale.

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