Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Piranesi, il saluto di Casarin «Ho lavorato con passione»
Apre la mostra sul grande incisore: è l’ultimo atto dell’ex direttrice dei musei
BASSANO Apre la mostra sulle incisioni di Giambattista Piranesi, patrimonio delle raccolte museali cittadine, e l’ex direttrice dell’istituto, Chiara Casarin, termina la sua esperienza bassanese.
Da oggi, i capolavori dell’artista, del quale ricorrono i tre secoli dalla nascita, sono esposti nelle raffinate sale di Palazzo Sturm. Disegnatore, incisore, antiquario e architetto, Piranesi è considerato il più grande esponente dell’incisione veneta del Settecento. La sua attività ha influenzato architetti, scenografi e pittori oltre che lasciare un forte impatto sulla fantasia letteraria.
Veneto di nascita ma romano d’adozione, l’artista è in mostra con incisioni sciolte e altre racchiuse in volumi, alle quali si aggiungono le 16 preziose tavole delle Carceri d’invenzione delle collezioni Cini di Venezia. «Il museo di Bassano possiede ben 548 stampe dell’artista spiega Casarin, che con Pierluigi Panza ha curato la mostra - ma il legame con la città è documentato anche dalla corrispondenza tra Francesco Piranesi, figlio di Giambattista, e i Remondini». Il patrimonio incisorio fa infatti parte del lascito Sartori-Canova e delle collezioni remondiniane.
«Antonio Canova era amico del nobile Abbondio Rezzonico, nipote di papa Clemente XIII, che prima di morire lasciò all’artista di Possagno i raffinati volumi», precisa Stefano Pagliantini, direttore della biblioteca civica.
«Ripartiamo dopo l’emergenza all’insegna della cultura - osserva il sindaco Elena Pavan - con l’auspicio che il Piranesi visionario ci stimoli a guardare avanti».
La mostra dialoga anche con il contemporaneo (ad aprire il percorso è un’opera di Luca Pignatelli che rappresenta la stratificazione del tempo) ed è stata l’occasione per approfondire il mistero sul luogo di nascita di Piranesi. «Se la data è certa, il 4 ottobre 1720, non è chiaro se sia venuto al mondo a Mogliano, dove la sua famiglia aveva delle proprietà, o a Venezia dove risiedeva», dice Panza.
Con l’omaggio all’incisore veneziano, Casarin chiude la sua esperienza bassanese. «È stata bellissima sotto ogni profilo: provo già una forte nostalgia - ammette, trattenendo a stento la commozione - lascio con la consapevolezza di aver lavorato con impegno e passione. Bassano ha un grande patrimonio artistico e le potenzialità per diventare un polo veneto di riferimento culturale».