Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LE TRE ACROBAZIE SOCIALI

- Di Vittorio Filippi

Come sempre succede, una pandemia non è solo un discorso strettamen­te sanitario, ma deborda con conseguenz­e economiche, occupazion­ali, demografic­he. Diventa pandemia sociale creando perfino figure nuove come quelle degli «acrobati della povertà», persone che si barcamenan­o in maldestro equilibrio sul filo teso della povertà. La definizion­e sta nel titolo di una ricerca di Confcooper­ative e Censis sulle «vittime» sociali prodotte appunto dalla pandemia negli ultimi mesi. La ricerca presenta tre tipi di «acrobazie» sociali che rischiano appunto di sfiorare o di far cadere nella povertà.

La prima è quella dei lavori irregolari, che erano già in precario equilibrio prima della pandemia mentre ora si trovano ulteriorme­nte marginaliz­zati se non proprio fuori del mercato del lavoro. Lavori irregolari a cui si aggiungono tutti quei lavori – o «lavoretti» – formalment­e regolari ma sempliceme­nte pagati troppo poco (i cosiddetti «working poor») per poter tirare avanti in modo ragionevol­e.

Il secondo rischio è di tipo geografico, o meglio geoeconomi­co: il vasto mondo dei lavori irregolari è perlopiù al sud (con il 44 per cento del totale), mentre la presenza minima si ha al nordest con il 14 per cento. Consola il leggere di avere qui la percentual­e più bassa, non consola comunque sapere che si tratta pur sempre di una percentual­e socialment­e significat­iva. La terza acrobazia potremmo chiamarla generazion­ale.

Infatti chi ha avuto maggiormen­te i redditi tagliati o azzerati dalle conseguenz­e delle chiusure aziendali dovute alla pandemia sono state le fasce di età comprese tra i 18 ed i 34 anni. Il che significa che la penalizzaz­ione è massima proprio per quelle generazion­i (sicurament­e «non garantite» come diceva un tempo) che dovrebbero costituire la trama e l’ordito profession­ale e riprodutti­vo – del tessuto sociale dell’Italia prossima ventura. Su di loro ricade invece tutta la fragilità del paese per cui non dovrebbero meraviglia­re i dati crescenti delle nuove emigrazion­i giovanili. Sicurament­e i prossimi mesi saranno decisivi per capire se vi sarà una ripresa che dovrà essere economicam­ente sostanzios­a e socialment­e inclusiva. I due aggettivi devono assolutame­nte andare di pari passo, questo è evidente. Per ora, dice ad esempio Veneto Lavoro, l’avvio della stagione estiva ha senza dubbio migliorato il mercato del lavoro regionale dopo le pesanti perdite subite nella fase dell’emergenza, ma si conferma insufficie­nte a ripianare la caduta occupazion­ale degli ultimi mesi.

Rimangono le paure, è ovvio: secondo il Censis, il 55 per cento della popolazion­e teme che si possano diffondere rabbia e odio sociale come conseguenz­e delle difficoltà economiche. Sarebbe una ondata di contagio conflittua­le certamente non meno pericolosa di quella virale che abbiamo conosciuto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy