Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bonus, Forcolin si dimette e attacca
Il vicepresidente lascia anche la carica di consigliere regionale «per senso di responsabilità». Le opposizioni tuonano «Contro di me il fango, lascio a testa alta». E punge il governatore Fontana. Zaia: «Caso chiuso»
VENEZIA Gianluca Forcolin si dimette da vice governatore della Regione e da consigliere «perché in campagna elettorale si parli della straordinaria legislatura e non del sottoscritto» ma si toglie anche molti sassolini dalla scarpa parlando di Attilio Fontana «ancora al suo posto» e «della violenza mediatica e della macchina del fango che mi ha investito» rivendicando il fatto di non aver visto un euro. Intanto Zaia dice: «Per me la partita è chiusa».
VENEZIA L’epilogo formale si consumerà davvero in seno al «Comitato di disciplina e di garanzia della Lega Salvini Premier», organo federale del partito preposto a comminare sanzioni disciplinari (si parla di sei mesi di sospensione) ma quello politico è andato in onda ieri «a reti unificate», per così dire, durante il punto stampa del governatore Luca Zaia. Da lui l’annuncio definitivo: il vice governatore Gianluca Forcolin e i consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli non saranno candidati. Stop. Non basta: Forcolin, preannuncia Zaia, «mi ha dato la disponibilità a dimettersi da tutto». Pochi minuti dopo arriva il comunicato ufficiale della Regione sulle dimissioni del vicegovernatore. Chi si aspettava una nota asciutta, il più possibile asettica, ha avuto una sorpresa. L’addio di Forcolin
a causa del «pasticciaccio brutto» del bonus Covid agli autonomi è battagliero. Di mezzo la spiegazione: «In campagna elettorale si deve tornare a parlare della straordinaria legislatura che sta terminando e non del sottoscritto». L’ormai ex vice governatore specifica di dimettersi anche da consigliere regionale «per il rispetto che ho nei confronti dei veneti che mi onoro di rappresentare. Ho comunicato la mia decisione al Presidente Zaia, con cui da anni lavoro con lealtà ed onestà». Forcolin spiega di aver preso questa decisione «a testa alta e con la schiena dritta». Del resto, in un’intervista uscita ieri su Repubblica, aveva attaccato: «Mettiamo in chiaro una cosa, io non sono furbetto. E poi, scusate: il governatore della Lombardia è ancora al suo posto e io vengo cacciato dalle liste per una pratica inevasa?» . Una bordata a dir poco irrituale per lo stretto patto di non belligeranza fra Veneto e Lombardia. Patto non scritto ma pur sempre vincolante. Questo dà la misura della tempesta che sta scuotendo il Carroccio. Forcolin rincara la dose: «Sono fortemente amareggiato dalla violenza mediatica e dalla macchina del fango che mi ha investito, ma sono allo stesso tempo orgoglioso e consapevole di aver lavorato in tutti questi anni con onestà e trasparenza». C’è spazio per un «grazie» a Zaia «per la stima e la fiducia che ha riposto in me in questi anni, come pure i colleghi di giunta e consiglio e i tantissimi militanti e cittadini comuni che in queste ore mi stanno dimostrando una vicinanza e un affetto che scaldano il cuore». E, in effetti, per Forcolin. soprattutto nel Veneziano, la base si è ribellata alla punizione ormai all’orizzonte. Inutilmente. L’ex vice governatore chiude con una nota molto personale: «Infine, ma non ultimo, un grazie alla mia famiglia perché i ruoli cambiano, le cariche passano, ma i valori e gli affetti quelli per fortuna non passano mai».
L’incredulità che lascia il passo alla consapevolezza di essere messi in panchina, come minimo per un giro. Nelle dichiarazioni di Forcolin ma anche dei due consiglieri c’è un perno: «Ci si sacrifica per la squadra». Troppo rischioso insistere con le urne dietro l’angolo. Del resto Matteo Salvini, tornando sulla vicenda, era stato chiaro: «Abbiamo già deciso, Zaia l’ho sentito, non saranno ricandidati. Noi siamo inflessibili e intransigenti, mi dispiace per chi non verrà ricandidato, se ne riparlerà la prossima volta». A Zaia è toccato, ieri, ricostruire passo passo il drammatico crescendo da domenica sera a oggi, con una rivendicazione: «La questione l’ho posta io per primo e unico fra i governatori. Quando ho visto domenica pomeriggio l’agenzia sibillina in cui si parlava dei cinque parlamentari e altri amministratori ho subito scritto a tutti i miei consiglieri in chat, chiedendo di dirmi se avevano mai percepito il bonus sì o no. La risultanza è che, dalle risposte arrivate tra domenica sera e lunedì mattina, tre consiglieri hanno confermato la cosa. Avuta questa notizia ho semplicemente fatto quello che deve fare una persona perbene, sentendoli per capire cosa è accaduto». Zaia ricorda di aver detto «fin da subito “se vengono confermate queste prerogative la partita si chiude qui”». Zaia ha spiegato di aver incontrato i tre colleghi di partito che ha definito «affranti».
Se per il governatore «la partita si chiude qui», le opposizioni cannoneggiano. Manuel Brusco, 5s, ribatte «Forcolin parla di violenza e macchina del fango che però sono solo nelle sue parole». Daniela Sbrollini, Iv, dice «si chiuda questa triste vicenda» mentre +Europa chiede apertamente agli elettori di «punire Zaia e la lista che candiderà di amministratori pubblici approfittatori».
Zaia La partita è chiusa, non saranno candidati alle Regionali