Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Anche i migranti regolari cacciano i nuovi profughi

La prefettura aveva iniziato a trasferire gli ospiti della Serena negativi ma ha trovato opposizion­e

- Silvia Madiotto

TREVISO Dopo sole 24 ore hanno rifatto le valigie per andarsene in fretta e furia. «A loro non piacciamo», hanno detto due giovani a un’inquilina indicando il grattaciel­o. Giovani di origine africana, con grandi sacchi caricati in spalla. La tensione è palpabile in via Pisa, periferia di Treviso, ai piedi del condominio più grande della città. Mercoledì sera è circolata la voce che cinque profughi dell’ex caserma Serena (focolaio Covid da 246 contagi in due settimane) erano stati trasferiti in uno dei cento appartamen­ti del palazzo. I residenti hanno convocato una riunione urgente per la mattina seguente, si sono presentati in molti, fra rabbia e timori: «Gli spazi comuni sono stretti, i ragazzi non usano le mascherine, non mi sono state date le generalità dei nuovi ospiti che io ho l’obbligo di registrare — ha spiegato l’amministra­tore condominia­le, Alessandro Zuin —. Non vengo messo nelle condizioni di far rispettare le regole». Per la prima notte ha rafforzato la vigilanza privata. «Qui vivono anche anziani, la tutela della salute è la nostra priorità», gridavano gli inquilini allarmati e si domandavan­o perché, fra tanti immobili in città, fosse stato scelto proprio un condominio così densamente popolato anziché una struttura più piccola e defilata.

Ma i più arrabbiati, quelli con la voce più forte, erano gli stranieri. Il Tower House è un mondo colorato, ci sono asiatici, africani, immigrati in Italia da lungo tempo. Erano loro i più preoccupat­i, infuriati con la politica che ha «mandato a casa nostra» ragazzi provenient­i dalla caserma infetta: «Perché li hanno portati qua? Non vogliamo ammalarci». Si tratta di ragazzi sani, negativizz­ati e immuni, quindi a rischio zero, i primi a uscire dalla Serena dopo l’isolamento imposto con l’emersione del focolaio, ma non basta. I dubbi sono sempre troppi. Al sit-in è arrivato il sindaco di Treviso, il leghista Mario Conte: «I migranti devono essere gestiti all’interno della Serena, dividendo i sani dai malati come invece fino ad ora non è stato fatto. Ma non devono essere distribuit­i nei paesi, è una questione sanitaria, di controlli e sicurezza. E quando l’emergenza sarà finita la caserma va chiusa, trovando una soluzione per i profughi ancora ospitati. Chi non ottiene lo status deve tornare a casa, non possiamo mantenere tutti. La Serena è una pentola a pressione».

Il titolare della cooperativ­a che gestisce l’alloggio di via Pisa, Abdallah Khezraji, nega che siano mai arrivati. Eppure gli inquilini li hanno visti entrare l’altro giorno, fino al sesto piano, e hanno visto gli stessi ragazzi ripartire, affermando di non sentirsi graditi. Comincia a trapelare che i profughi sono arrivati forse per sbaglio, forse come soluzione temporanea, forse perché non c’erano altri posti. Di sicuro c’è solo che ora non ci sono più. Due i punti fermi, al di là di chi la racconti giusta. Primo: la protesta dei residenti, la rabbia, gli stranieri regolari che non accettano la convivenza forzata con chi arriva dal focolaio Serena per paura del virus. Secondo: la mancata risposta della politica a un problema datato come quello dell’accoglienz­a. Il prefetto Maria Rosaria Laganà è in silenzio stampa. I sindaci di Treviso e Casier chiedono di svuotare la Serena ma non vogliono che i migranti stiano nei loro Comuni o in quelli vicini e non si capisce dove allora possano andare.

Sono passati quattro governi di ogni schieramen­to da quando l’ex caserma è diventata Cas e nessuno ha trovato alternativ­e ai grandi contenitor­i. Un po’ per le proteste di cui sopra, un po’ perché la Lega, con i decreti Salvini, ha dato il colpo di grazia al sistema Sprar, la residenza diffusa, riducendo servizi e fondi. E i rifugiati stanno nel mezzo, capro espiatorio o grimaldell­o elettorale.

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Sopra un migrante regolare, residente in via Pisa,protesta con il sindaco
Mario Conte per l’arrivo dei profughi. A fianco il sit in di protesta dei condomini dopo l’arrivo dei ragazzi della Serena.
In piccolo un profugo che se ne va dopo le proteste (foto Balanza)
Le immagini Sopra un migrante regolare, residente in via Pisa,protesta con il sindaco Mario Conte per l’arrivo dei profughi. A fianco il sit in di protesta dei condomini dopo l’arrivo dei ragazzi della Serena. In piccolo un profugo che se ne va dopo le proteste (foto Balanza)
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