Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Covid, si rischia il ritorno a zone rosse e lock down
Possibili nuovi lockdown nelle regioni a rischio. Zaia: il Veneto non è un lazzaretto
VENEZIA Potrebbero tornare le zone rosse e i checkpoint pre- sidiati dall’esercito, se la nuo- va ondata di contagi da Covid19 non si arresta. Lo prevede il piano elaborato dal governo. Ma Zaia avverte: «Il Veneto non è un lazzaretto».
VENEZIA Se l’onda del contagio da coronavirus Covid-19 non si arresta, tra meno di un mese potrebbero tornare le zone rosse e i checkpoint presidiati dall’esercito. Lo prevede il piano elaborato dal governo con il contributo delle Regioni e intitolato «Elementi di preparazione e risposta al Covid-19 nella stagione autunno-invernale», che traccia quattro possibili scenari. Il primo prevede una situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto ad oggi, con Rt (indici del contagio) regionali sopra soglia (1) per periodi limitati (inferiore a un mese) e bassa incidenza. Tutto ciò se la diffusione del virus non aumenterà da qui alla fine dell’estate, se le scuole avranno un impatto modesto sull’epidemia e se i Sistemi di sanitari regionali riusciranno a tracciare e a tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici. Il diktat degli esperti è di «contenere localmente eventuali focolai generati da infezioni importate» da Paesi a rischio, e tra le misure indicate per arrivare all’obiettivo spicca «l’organizzazione delle modalità di isolamento e distanziamento sociale in base all’andamento epidemiologico: le zone rosse».
Il provvedimento torna nel secondo scenario, la «Diffusa e sostenuta trasmissione locale, con aumentata pressione sul Sistema sanitario nazionale», che implica valori di Rt compresi tra 1 e 1,25. Il Veneto ora è a 1,21, ma meno di un mese fa era schizzato a
1,63. Tale eventualità prevede «misure di contenimento e mitigazione dell’epidemia straordinarie e già utilizzate nelle prime fasi». Appunto «le zone rosse di contenimento», oltre alla riorganizzazione della rete ospedaliera, all’identificazione dei Covid Hospital, al coordinamento dell’eventuale trasferimento interregionale dei pazienti, al reclutamento di nuovo personale sanitario da formare e all’approvvigionamento di dispositivi e attrezzature di cura. Il terzo scenario ipotizza una «situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa, con rischio di tenuta del Sistema sanitario ed Rt regionali tra
1,25 e 1,5» e impone l’attivazione di «misure straordinarie che coinvolgono anche enti e strutture non sanitarie», come l’esercito. Non solo per il controllo delle zone rosse ma anche per l’eventuale messa a disposizione di spazi, come ex caserme. Tra gli interventi da adottare, figurano infatti «l’adattamento a scopo di ricovero e assistenza sanitaria di strutture in ordinario non adibite a tale utilizzo e il reclutamento di personale anche non sanitario, cioè militari, soccorritori e volontari di Protezione civile». Previsti infine l’approvvigionamento e la distribuzione di ventilatori, ossigeno, dispositivi di protezione individuale e altri materiali salva-vita.
Tutte azioni contemplate anche nel caso in cui si profili il quarto scenario, una «situazione di trasmissibilità non controllata, con criticità nella tenuta del Sistema sanitario e valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente superiori a 1,5», che potrebbe portare il governo a valutare «misure già adottate con successo nella fase più intensa dell’epidemia», ovvero il lockdown. Insomma, forte dell’esperienza di sei mesi di passione, stavolta il governo non vuole farsi trovare impreparato e mette le mani avanti. «Non è ancora chiaro se l’incremento di trasmissibilità osservato a partire da giugno in alcune regioni si stabilizzerà attorno ai valori di questi giorni oppure continuerà ad aumentare — si legge nel piano —. È evidente che gli scenari cambieranno notevolmente a seconda che si riesca o meno a mantenere l’Rt sotto
l’1 da qui all’inizio dell’autunno». Una delle incognite più temute è la riapertura delle scuole: «Non è nota la reale trasmissibilità di Covid-19 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano il virus rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Tutto questo rende molto incerto il ruolo della diffusione dell’infezione nelle scuole sull’epidemiologia complessiva».
Ieri intanto il Veneto ha contato 127 nuovi casi di Covid, dei quali 49 a Treviso, legati soprattutto all’azienda Aia, che conta ormai 125 positivi, a fronte di 528 tamponi. Altri 17 contagi si rilevano a Verona e 15 a Vicenza, per lo più vacanzieri al rientro dall’estero. E infatti solo a Verona nelle ultime 24 ore sono stati testati 4339 viaggiatori provenienti da Croazia, Spagna, Malta e Grecia. A Padova tutti negativi i 21 bengalesi ieri notte scaricati da un camion a Cadoneghe e privi di documenti. Infine, i veneti in isolamento domiciliare sono 6424, oltre il triplo dei 2308 contati il 26 maggio, a una settimana dalle riaperture delle attività economiche. «La situazione Covid è sotto controllo — assicura però il governatore Luca Zaia — abbiamo fatto 1,4 milioni di tamponi, siamo i leader a livello mondiale. Se fai i tamponi, i positivi li trovi. Nella mia regione ci sono sei pazienti in Terapia intensiva e
118 ricoverati, perché il 93% dei nuovi soggetti colpiti dal coronavirus è asintomatico. Non si può dare del Veneto l’idea del lazzaretto. Detto questo, siamo pronti a schierare l’artiglieria pesante se dovesse essercene bisogno».
Domani inizia lo screening sui 96mila operatori scolastici, insegnanti e personale non docente che, su base volontaria, saranno sottoposti da medici di famiglia e Usl al test sierologico. Mentre, alle 11.30, i lavoratori della sanità privata manifesteranno davanti alle prefetture per protestare contro il mancato rinnovo del contratto di lavoro.