Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Procedimenti disciplinari sui colleghi nelle chat»
Caso Palamara, la corrente di Davigo all’attacco. I penalisti: serve separare le carriere
VENEZIA «Chiediamo che i colleghi coinvolti vengano deferiti al collegio dei probiviri senza ulteriore indugio e che le loro posizioni vengano al più presto esaminate dai competenti organi disciplinari e in ogni sede istituzionale». E’ la posizione ribadita da Autonomia&Indipendenza, la corrente guidata dal noto magistrato Piercamillo Davigo, sulle chat tra l’ex membro del Csm e presidente dell’Anm Luca Palamara e alcuni magistrati: tanto più ora che emergono i contatti veneti, tra cui il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi. Palamara è accusato di corruzione, rivelazione di segreto e altri reati: quello che emerge dalle chat non ha rilevanza penale nel caso dei magistrati veneti, ma dimostra come anche qui ci fossero richieste, segnalazioni e ringraziamenti per le nomine e gli immancabili auguri di Natale e Pasqua. E infatti anche la Camera penale veneziana, pur non volendo commentare i casi singoli, sottolinea e denuncia il problema generale.
«Queste conversazioni dimostrano la assoluta urgenza della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri - dicono i penalisti lagunari - al fine di sottrarre alla indebita ingerenza dei magistrati del pubblico ministero la scelta dei presidenti di delicatissimi uffici giudicanti».
Nello specifico, infatti, è emerso che Cherchi si sarebbe informato dello stato di avanzamento delle nomine dei presidenti degli uffici gip di Venezia e Padova e del Riesame lagunare, ma sarebbe stato soprattutto Paolo Fietta, altro pm della corrente Unicost, a segnalare a Palamara alcuni nomi: per esempio quello di Stefano Manduzio per il Gip lagunare (ma poi vinse Luca Marini), o Claudio Marassi al Gip padovano (ma poi vinse Domenica Gambardella), oppure Paola Di Francesco come presidente di sezione civile a Rovigo, che invece ce la fece. «Ma le mie sono sempre state segnalazioni disinteressate nei confronti di colleghi che ritenevo bravi e meritevoli - ha specificato Fietta - Nessuno di quelli citati mi ha mai chiesto nulla».
«L’indagine di Perugia sull’ex presidente della Associazione nazionale magistrati prosegue la Camera penale veneziana - ha da tempo dimostrato all’opinione pubblica come la degenerazione del sistema correntizio abbia prodotto un blocco di potere talmente pervasivo da condizionare il sistema politico ed asfissiare l’autonomia interna della magistratura, imponendo le proprie regole ed i propri costumi anche a magistrati corretti e stimati, come proprio il caso del Procuratore di Venezia dimostra». Dalle chat di Cherchi emerge anche il ringraziamento a Palamara nel 2018 «per come hai accompagnato durante il tuo mandato me e mia moglie», ovvero Barbara Bortot, pochi mesi prima nominata presidente della sezione lavoro del tribunale di Venezia. Cherchi aveva poi chiesto il numero di telefono del direttore generale del ministero della Giustizia per far prorogare la pubblicazione del posto della moglie «più avanti», chiedendo prima se fosse «nostra», cioè di Unicost. «Assolutamente sì - aveva replicato Palamara chiamala a nome mio, è come se fossi io».
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La camera penale Indebita ingerenza dei pm sui capi di uffici giudicanti