Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Influenza, vaccini anche ai pediatri
Gratis ai bimbi da sei mesi ai sei anni. «Usl oberate dai richiami saltati»
VENEZIA Il Veneto è la prima regione d’Italia ad aver già deliberato la gratuità del vaccino anti-influenzale per i bambini dai sei mesi ai 6 anni, che potranno assumerlo anche dal proprio pediatra di libera scelta, non più solo nei Servizi di Igiene. «È una vaccinazione fortemente raccomandata, soprattutto per evitare sovrapposizioni con il Covid-19, spiega il dottor Simone Rugolotto, presidente regionale della Società italiana di Pediatria e primario a Rovigo.
VENEZIA Il Veneto è la prima regione d’Italia ad aver già deliberato la gratuità del vaccino anti-influenzale per i bambini dai sei mesi ai 6 anni, che potranno assumerlo anche dal proprio pediatra di libera scelta, non più solo nei Servizi di Igiene. «E’ una vaccinazione fortemente raccomandata, soprattutto per evitare sovrapposizioni con il Covid-19 — spiega il dottor Simone Rugolotto, presidente regionale della Società italiana di Pediatria e primario a Rovigo —. I sindacati di categoria stanno trattando con le Usl la tariffa per svolgere tale mansione, che varia tra i 7 e i 10 euro a bambino. Per il paziente però il vaccino è gratis».
I 555 pediatri di libera scelta e i 3200 medici di famiglia avevano tempo fino al 20 settembre per inviare alla Regione il numero di dosi di cui hanno bisogno. Parliamo di 240mila bambini da vaccinare e, per gli over 60 (siero gratis pure per loro), di circa il 60% delle 1.360.830 dosi comprate da Palazzo Balbi e ampliabili fino a 1.567.000, per una spesa di 8.304.037 euro. «Dovrebbero essere consegnate a noi e ai pediatri a metà ottobre — annuncia Domenico Crisarà, vicepresidente nazionale della Fimmg (medici di famiglia) — l’emergenza coronavirus ha anticipato l’inizio della campagna anti-influenzale, quest’anno più pesante anche perché la fascia di popolazione a rischio parte dai 60 anni, non più dai 65. Quindi ci stiamo organizzando per vaccinare cinque coorti di età». I medici di base stanno aspettando dalla Regione pure i tamponi per la rilevazione del Covid-19, come annunciato prima delle elezioni dall’assessore alla Sanità uscente, Manuela Lanzarin. «Solo a Padova l’87% dei colleghi è pronto ad assumere il nuovo compito — rivela Crisarà — ma prevedo un’alta adesione in tutte le province, tanto è vero che stiamo chiudendo l’accordo con la Regione per partire a fine mese. Con l’avvio della stagione autunnale e l’arrivo di virus para-influenzali, influenza vera e propria, bronchiti, affezioni gastrointestinali e respiratorie, il tampone sarà uno strumento fondamentale per completare la diagnosi e per differenziarla, poiché i sintomi iniziali sono comuni a quelli del coronavirus».
Nella circolare inviata ai direttori generali delle Usl e ai responsabili dei Dipartimenti di Prevenzione e dei Servizi d’Igiene da Francesca Russo, a capo della Prevenzione regionale, si legge infatti: «Nella prossima stagione influenzale 2020/2021 non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e Covid-19, pertanto si rende necessario ribadire l’importanza della vaccinazione anti-influenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili. Vaccinando contro l’influenza si riducono inoltre le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e si riducono gli accessi al Pronto Soccorso». L’obiettivo regionale, si legge nel documento, è di raggiungere almeno il 75% di copertura negli over 65 anni, contro il 54,2% toccato l’anno scorso. Ma anche «di migliorare la copertura nei medici e in tutto il personale sanitario, con particolare riguardo a quelli che prestano servizio nei reparti a più elevato rischio di acquisizione/trasmissione dell’infezione, quali Pronto Soccorso, Terapie intensive, Oncologie, Ematologie, Cardiologie, Chirurgie, Residenze sanitarie assistenziali». Nella passata stagione si era vaccinato solo il 31,7% degli operatori sanitari e nell’inverno 2018/2019 il 20%. Il piano predisposto da Palazzo Balbi punta a migliorare la copertura anche tra gli anziani delle case di riposo e gli addetti di servizi pubblici di primario interesse collettivo, prevede la chiamata attiva (telefonata o sms) ai soggetti a rischio, rintracciabili per esempio tra gli esenti ticket, e la sensibilizzazione delle donne in gravidanza e delle neo mamme.
Tornando ai pediatri, sottolinea Franco Pisetta, presidente regionale della Fimp: «Adesso che l’anti-influenzale è gratis, oltre che fortemente raccomandato per i piccoli dai 6 mesi ai 6 anni, speriamo di veder aumentare la copertura, finora piuttosto bassa. In questi giorni partirà la chiamata attiva ai genitori, attraverso sms. Faremo la nostra parte in supporto alle Usl, già in ritardo sulle altre vaccinazioni, sospese durante il lockdown, e quindi oberate di lavoro. Non possono accollarsi totalmente la campagna contro l’influenza».
Sono migliaia, in effetti, i richiami delle vaccinazioni obbligatorie per i bambini sopra i due anni sospese dal primo marzo al 31 maggio per disposizioni nazionali e regionali, e altrettanti quelli per adolescenti e adulti. Le Usl si stanno organizzando in ordine sparso per recuperarle. A Rovigo l’apporto della Croce Rossa ha consentito di effettuare in sei giorni 1300 vaccinazioni contro papilloma virus, epatite A e B , antitetanica, pertosse, meningite B e C inizialmente spostate al 2021; a Belluno il ricorso al «drivein» ha visto seimila pazienti ricevere l’anti-Tbe (Meningoencefalite) stando seduti nella propria auto. A Vicenza l’esavalente è stato somministrato a 6963 bimbi da zero a 6 anni (il 95%, ne mancano 350) e l’anti-morbillo a 6885 piccoli entro i 24 mesi; a Verona il Servizio d’Igiene ha aumentato l’orario e il numero di ambulatori deputati al recupero delle vaccinazioni perse. Non solo per legge ma anche per la paura di molti genitori ad andare in ospedale durante il picco della pandemia, col risultato che in tre mesi sono scese del 20% pure le vaccinazioni ai bimbi da zero a due anni, pur mai interrotte.
Vanno recuperate le vaccinazioni sospese durante i tre mesi di lockdown