Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Scuola, si tratta sui test rapidi

Roma non cambia la linee guida ma apre ai tamponi salivari. Rigoli: attendiamo il via libera

- G. B.

VENEZIA Roma dice no alla revisione delle linee guida anti-Covid per le scuole: il tampone va fatto. Ma apre alla possibilit­à di tamponi salivare, in forse invece i test rapidi caldeggiat­i dal Veneto.

” Rigoli/1 Siamo stati i primi a provare i test rapidi e sono la soluzione ai problemi ma vanno processati subito i campioni, non si deve attendere, altrimenti risultano meno accurati Con Padova stiamo studiando i salivari veloci

” Rigoli/2 Appena avremo il via libera andremo nelle scuole a fare i prelievi si eviteranno così le code e i tempi d’attesa per i risultati diminuiran­no con benefici per tutti, a partire dalle famiglie

Trattative per cambiare le procedure alla luce dei nuovi strumenti diagnostic­i in Conferenza Stato-Regioni

VENEZIA Niente da fare, alleggerir­e le linee guida anti-Covid nelle scuole non si può. Il grido d’allarme delle Usl all’indomani delle code ai drive-in che a Treviso ha portato alla luce solo due positivi a fronte di oltre 3mila esami, non trova alleati a Roma. Le regole non si cambiano. Ieri, il ministero della Sanità, con una circolare, ha ribadito che il tampone è necessario in caso di sintomi simil-Covid, come non è evitabile l’isolamento per i contatti diretti con un contagiato. L’ultima parola non è tuttavia detta. Se riscrivere le linee guida non sembrerebb­e la strada giusta da imboccare, il Ministero parrebbe, di contro, più propenso a cambiare la modalità di verifica della positività dell’alunno. Che deve rispondere a due criteri: rapidità ed efficacia. «Il futuro è nei test salivari», fanno sapere da Roma.

E così la trattativa tra Veneto e capitale - archiviata l’ipotesi di nuove indicazion­i con procedure più snelle per scuole, Usl e pediatri - si è già aperta proprio sui test da mettere in campo. Ma, anche su questo tema, al momento non c’è piena sintonia. Il Veneto è fautore massimo dei test rapidi. Roma, con capofila gli studi dello Spallanzan­i, invece nicchia.

Secondo le indiscrezi­oni che trapelano dal Ministero, all’Istituto nazionale per le malattie infettive, punto di ridenti) ferimento per la ricerca sul Covid in Italia, gli esami veloci non funzionere­bbero come necessario mentre quelli salivari (due sono allo studio tra cui uno con gli esiti in 7 minuti e macchinari per processare i campioni trasportab­ili su un camper) darebbero ottimi risultati. «Siamo stati i primi a provare i test rapidi - risponde a distanza (ma lo ha fatto anche di persona, nel confronto costante che c’è con lo Spallanzan­i) Roberto Rigoli, direttore di Microbiolo­gia a Treviso - e sono la soluzione di tutti i problemi, il nodo è che non bisogna attendere a processare i campioni, va fatto subito, altrimenti perdono sì efficacia».

Treviso ha eseguito 3.486 tamponi molecolari affiancand­oli a test veloci: «C’è concordanz­a al 99,8 per cento nella specificit­à e al 99,52 nella qualità - dice Rigoli - 415 erano i molecolari positivi, 413 quelli rapidi. Tra i negativi, 3.049 sono risultati identici, che si siano 22 falsi positivi ci può stare». Ora l’Università di Padova (ieri in poche ore sono state raccolte 1.500 adesioni volontarie dai dipene l’Usl di Treviso stanno studiando i salivari veloci, «perché il tema è avere risultati immediati - conclude appena avremo il via libera, andremo a fare i test nelle scuole e il problema delle code per i tamponi e dei tempi di attesa sarà risolto».

Nel frattempo, nel mentre cioè che la comunità scientific­a si confronta e trova le soluzioni migliori da mettere in campo, la politica sta già dialogando. Anche perché non è solo il Veneto ad aver sollevato, in sede di conferenza Stato-Regioni, il tema delle norme anti-Covid nelle scuole che rischiano di paralizzar­e il sistema sanitario, da un lato, e, dall’altro, imporre a studenti e insegnanti la didattica a distanza, che a rotazione non è stata archiviata, come tutti speravano, dopo il lockdown e le vacanze estive.

Passate le elezioni, sono ripresi i confronti e già la prossima settimana dovrebbero arrivare alcune novità. Palazzo Balbi sta valutando il da farsi e non è escluso che produca delle sue linee guida da sottoporre all’approvazio­ne romana. Un modus operandi già messo in campo prima della riapertura degli istituti con il «Vademecum» per il rientro in classe che dettava distanze da mantenere, tipi di arredo da utilizzare e protocolli igienici da applicare.

I tempi infatti stringono e contro il rischio che ci sia una serrata delle scuole (a ieri in Veneto ne risultavan­o 24 chiuse contro 84 in Lombardia, 60 in Emilia Romagna, 50 in Toscana, 38 in Lazio e 28 in Piemonte) servono soluzioni immediate. Intanto, il Ministero si appella alle famiglie: «Vaccinate i bambini e i ragazzi». A ottobre partirà la campagna dell’anti-influenzal­e e il vaccino sarà gratuito per chi è in età scolare. Sul fronte contagi, l’impennata continua - lentamente ma con costanza. Ieri i nuovi positivi erano 210 e 200 i soggetti messi in quarantena in giornata (gli isolati sono in tutto 9.051, di cui 2.394 a Verona, 1.823 a Treviso, 1.470 a Venezia e 1.368 a Vicenza). Crescono anche i ricoverati: 201 in area non critica alle 17 di ieri, di cui 148 positivi e 53 negativizz­ati. Salgono i pazienti in Terapia intensiva: 20 di cui 5 non più affetti da Covid-19. Solo un decesso che porta le persone morte da inizio pandemia in Veneto a 2.172.

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