Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Altre due leggi alla Consulta Venezia-Roma scontro eterno

Palazzo Chigi porta alla Consulta norme ritenute di stampo autonomist­a. Ciambetti: «Evitabile»

- Di Martina Zambon

Altre due leggi venete, varate a inizio estate, approdano in Corte Costituzio­nale dopo l’impugnativ­a del governo, si tratta delle norme sulla polizia locale e sugli invasi. Una terza, sul personale, è già sub iudice. Ciambetti: «Diciamo che le leggi venete vengono considerat­e con grande attenzione».

VENEZIA Era l’11 novembre 2019 quando il da poco ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia annunciava di voler puntare a una riduzione del 50% dei contenzios­i fra Stato e Regioni. A quasi un anno di distanza, almeno in Veneto, l’obiettivo appare ancora lontano. Di ieri, la pubblicazi­one sul Bur di altre due norme regionali impugnate da Palazzo Chigi di fronte alla Corte Costituzio­nale. Si tratta della legge numero 24 del

2020 «Polizia locale e politiche di sicurezza» varata lo scorso 26 giugno e «bocciata» da Palazzo Chigi il 7 agosto. La seconda è la 23 del 23 giugno su «costruzion­e, esercizio e vigilanza degli sbarrament­i di ritenuta e dei bacini di accumulo», quindi anche quelli per l’innevament­o. Il niet del Consiglio dei Ministri risale al

29 luglio. Entrambe finiranno ora davanti alla Consulta nonostante il fitto carteggio e, si dice, qualche telefonata infuocata fra ufficio legale della Regione e i ministeri interessat­i. Non basta, di recente è stata impugnata da Roma una terza norma , quella sul personale. È la 29 del 24 luglio, quella per l’assunzione di personale in base alla sostenibil­ità finanziari­a. La Regione «determina cumulativa­mente la spesa del personale della Giunta regionale e del Consiglio regionale». Niente da fare, ma qui si è ancora nella fase di interlocuz­ione per cercare con memorie e qualche viaggio nella capitale di scongiurar­e l’ennesima impugnazio­ne costituzio­nale. Ai più potrebbe sembrare questione di lana caprina ma la mole di lavoro profusa nel «trenino» andata e ritorno fra Venezia e Roma non è poca cosa. Resta ancora pendente, per dire, la prima legge impugnata con il Conte II: quella sul controllo di vicinato votata all’unanimità nell’emiciclo di Ferro Fini. Così com’è accaduto anche per la legge regionale sulla polizia locale.

Il garbo istituzion­ale è di rigore fra l’ex (ma c’è chi dice anche futuro) presidente del consiglio regionale, il rieletto Roberto Ciambetti e il ministro Boccia. Oltre all’andirivien­i dei contenzios­i c’è anche la partita dell’autonomia. «Mi sembra che l’atteggiame­nto dei ministeri nei confronti delle leggi del Veneto sia di particolar­e attenzione, soprattutt­o quando si parla di cavilli e virgole. - dice Ciambetti - Normalment­e la Corte ci dà poi ragione ma le azioni legali sono oneri che si potrebbero evitare. Quando il consiglio dei ministri respinge una legge regionale, noi spediamo subito i chiariment­i ma capita spesso che, subito dopo, non arrivi un warning, una contro-confutazio­ne bensì, direttamen­te, l’impugnativ­a. La leale collaboraz­ione fra Stato e Regioni potrebbe evitare di intasare la Corte Costituzio­nale». Tant’è, al ministero del Lavoro (competente per il terzo settore) non è piaciuto affatto lo schema che prevede la partecipaz­ione delle associazio­ni di ex carabinier­i o ex poliziotti nelle politiche per la sicurezza, soprattutt­o quando si pone la possibilit­à di un «contributo». Quella sulla polizia locale (norma che, commentano increduli a palazzo, «è tutt’altro che sovversiva, anzi, ripete ogni due righe il riferiment­o a norme nazionali. Vicenda sconcertan­te») pare più facilmente difendibil­e nonostante il precedente citato di una legge simile bocciata al Friuli Venezia Giulia. Più scivolosa quella sugli invasi.

L’Avvocatura generale dello Stato sottolinea «l’aperto contrasto della legge regionale in materia di governo del territorio e protezione civile: rientrano nella competenza statale sia gli sbarrament­i che superano i 15 m di altezza sia quelli che determinan­o un volume di invaso superiore al milione di metri cubi. Di competenza regionale quelli al di sotto». Ma, risponde la Regione, così si svuota il principio d’autonomia del titolo V. In questo caso sotto accusa sono finite la «disgiuntiv­a “o” all’articolo 1 e la doppia congiunzio­ne “e/o” dell’articolo 2 della legge regionale». Grammatica istituzion­ale.

Il personale Verso la bocciatura anche una terza norma, quella sulle assunzioni in Regione

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Consiglio La sede del consiglio regionale del Veneto, palazzo Ferro Fini, a Venezia

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