Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Quote nel cda e presidenza, lite nel Prosecco
Finirà con due giuristi, più un eventuale terzo, chiamati a sanare la frattura in seno al cda della Docg del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. La battaglia si intreccia con quella per la presidenza del consorzio stesso, vista la scadenza, dopo nove anni, di Innocente Nardi. Finito in minoranza nel cda, Nardi ha visto i nuovi «padroni» del consiglio ottenere la modifica dello statuto, levando rappresentati ai vinificatori, scelta poi sconfessata dall’assemblea dei soci.
TREVISO A questo punto è diventato un gioco di parole. Il cda della Docg del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene la definisce «tregua». Per la maggioranza dei soci, invece, è solo una guerra di potere che sta distruggendo l’immagine del consorzio. La verità è probabilmente nel mezzo: ci sono categorie non rappresentate da uno statuto scritto quando il mondo ancora non conosceva le bollicine trevigiane. E, si sa, quando i soldi sono tanti, gli appetiti crescono. Alla fine, la certezza è una: Innocente Nardi resterà presidente ancora per qualche mese. Le elezioni (previste l’1 ottobre) sono state rinviate. La battaglia delle bollicine nei prossimi giorni si combatterà dunque a carte bollate, con avvocati e giuristi chiamati a risolvere la diatriba. «Si parla più di poltrone che non di bottiglie», sintetizzano i viticoltori alle prese coi tralci e la prima vinificazione in un sistema, quello del Prosecco Superiore, che vale 92 milioni di bottiglie l’anno e 524 milioni, un mondo dove lavorano 6.500 persone. La frattura nasce dal fatto che, dopo nove anni di presidenza, Nardi è in scadenza. Nella corsa alla leadership
Lodovico Giustiani, Cinzia Sommariva e Francesco Drusian hanno spaccato il Cda con un golpe che li ha portati in maggioranza, otto contro sette. La loro prima decisione è stata di depennare, dalla lista dei 32 candidati consiglieri, sei nomi delle cooperative, un viticoltore e un imbottigliatore. Contemporaneamente, hanno deciso che nel prossimo Cda saranno eletti sei imbottigliatori, cinque vinificatori e quattro viticoltori, togliendo due seggi ai vinificatori per darli alle altre categorie. Il voto è stato contestato dal collegio dei sindaci, che in assemblea dei soci ha ottenuto un voto a grande maggioranza perché si tornasse all’interpretazione dello statuto mai prima contestato. Ebbene, giovedì sera il Cda ha sconfessato i soci, considerato che una ventina di loro aveva pure minacciato il ricorso in tribunale, e ha dato mandato a due giuristi (uno per parte) di dirimere la questione. Il mondo imprenditoriale del Prosecco è sotto choc. Anche il governatore Luca Zaia si era speso (inutilmente) per la pace, come la Fivi, che raggruppa una quarantina tra le piccole aziende di collina: «Serve uscire dall’impasse». Stesso appello da Armando Serena, del gruppo vinicolo di Assindustria Veneto-centro. «Continueremo a lavorare per raggiungere un’intesa, convinti che il contributo degli imbottigliatori sia fondamentale nel dare continuità e nuove occasioni di sviluppo al territorio». Di certo, ci sono interessi importanti in gioco. I ribelli hanno preso di mira le coop, che però rappresentano 1.550 viticoltori (in totale, il 55% di quelli eroici). E gli imbottigliatori non sono contenti di pesare così poco. Per spiegarlo con i soldi in mano, serve sapere che al Consorzio si deve un obolo in base a quanta uva si raccoglie, a quanto vino si lavora e a quante bottiglie si spumantizzano. Chi più paga, più vota. Ma nel Cda queste proporzioni non sono rispettate. In assenza di sintesi, ieri Nardi ha diffuso una nota, annunciando che alla prossima assemblea sarà proposto all’unanimità «il rinvio del rinnovo degli organi amministrativi», per dar tempo ai due giuristi e, in mancanza di accordo ta i due, a un terzo da nominare, di risolvere la questione. (ma.pi.)